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Teatro Mariacarmen Fiorenza 18 febbraio 2020 13:56 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Giovanni Scifoni a Napoli, ieri grande successo al Teatro Augusteo
Siamo ormai nel ventunesimo secolo eppure, ancora, perbenisti e borghesi, bigotti e “buoni cristiani”, tardo sessantottini e credenti, tutti, tremiamo e tacciamo davanti all’argomento più scottante di sempre, l’argomento degli argomenti: Il sesso.
Non è bastata la rivoluzione sessuale? Non è bastata la summer of love? Non è bastato fare l’amore senza inibizioni tra le grida liberanti di Woodstock perché il sesso diventasse tremendamente e immancabilmente appagante e liberante? Non è bastato dire di NO ad una visione cattolico-borghese che ci vuole monogami ed eterosessuali sempre e a prescindere perché è “giusto”, per sperimentare l’immensità dell’amplesso? Probabilmente no, dal momento in cui la liberalizzazione del sesso ci ha schiavizzati, anzicchè liberarci, la distruzione della morale cattolica ci ha resi paranoici, tormentati continuamente dalla sensazione di essere negativamente giudicati ed etichettati. E i bigotti incalliti? Quelli tutti casa e chiesa? Come vivono i riti legati e rilegati al letto matrimoniale.
Giovanni Scifoni, attore, regista, drammaturgo, regista teatrale e conduttore televisivo, prova, in un brillante e incalzante monologo a sfiorare tutti i dubbi che da sempre noi uomini coviamo e ,nella maggior parte dei casi, teniamo ,ben nascosti e rinchiusi, nelle nostre camere da letto. Attraverso un tragicomico flusso di coscienza, con sapiente e sagace competenza, l’attore, premio Golden Graal 2011, riesce a fare luce con pirandelliana ironia su tutti quegli spettri che occultiamo nelle nostre tormentate coscienze sessuali, o peggio ancora, che soffochiamo nelle nostre sacrestie e nei nostri confessionali
Brillante e drammatico, pungolante e discreto, esuberante e romantico nell’affrontare con supremo equilibrio ogni chiaroscuro del fantasmagorico piacere carnale, il poliedrico e versatile protagonista, un giovane cattolico in ricerca, incontra moltissimi personaggi, che , da lui stesso interpretati , offrono punti di vista diversi e simili sul COME è vissuta la sessualità. Si passa ad incontrare, in questo modo, un ominide dall’insaziabile foga carnale, un brillante pizzaiolo musulmano dalla grande cultura spirituale e filosofica, espero di teologia cristiana quasi più di un popolo di fedeli che si professa tale, fino ad imbatterci in Don Mauro, amico e padre dello stesso Scifoni, sempliciotto e non avvezzo al grande filosofeggiare, eppure foriero di un interrogativo semplice e vero, il più vero e il più grande di tutti :”a te cosa piace”?
Con delicatezza infinita e attraverso una pascoliana metafora, libera da ogni edulcorante scrittura di maniera, passa a raccontare l’amplesso vissuto sotto la luce della Grazia di Dio: quel piacere così dilagante e immenso che, ogni uomo, desidera.
Grande e sorprendente è l’equilibrio e la versatilità del suo “raccontare”. Intelligente e demistificante la sua comicità, che fuor da ogni volgarità, illumina con pirandelliana misericordia le ombre e le tenebre, offrendo al pubblico un sorriso, e poi, una verità.
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