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Scuola Redazione 23 settembre 2014 23:40 Circa 7 minuti per leggerlo stampa
Di Antonio Vivenzio
La scuola italiana vive da tempo una situazione di precarietà diffusa, dovuta secondo me, ad una serie di problematiche mai affrontate in modo deciso, mai sviscerate, mai valutate con competenza dalla classe politica. il problema di fondo è però uno: dove deve andare la scuola italiana?
Scuola italiana bistrattata mortificata ma che ha comunque prodotto "eccellenze" in tutti i suoi settori e continua a farlo. Basti pensare alla "fuga di cervelli" che è rimasta costante anche negli ultimi periodi, a dimostrazione della validità del "sistema", nonostante gli interventi disastrosi dei ministri Moratti e Gelmini, per citarne alcuni recenti andati a regime.
C'è sicuramente la necessità di renderla meno rigida, indirizzarla verso schemi più flessibili, più vicina ai cambiamenti radicali della società.
La domanda che nasce spontanea e consequenziale a questo proposito, è la seguente: quale strada seguire per ammodernarla?
E' giusto smantellare, rottamare la "cultura classica" e anche tecnica, della scuola italiana (o quello che è rimasto) che tanto ha prodotto nei secoli, per rincorrere una "modernità" che schiaccia l'individuo?
E' giusto rincorrere una specializzazione sfrenata da utilizzare e sfruttare (anche e solo per periodi relativamente brevi) in un mondo del lavoro frenetico, in continua fibrillazione?
E' giusto "sostentare" modelli politici e di sviluppo che sono al fallimento totale, impegnando risorse con scelte culturali "accomodanti" per gli stessi?
Rispondere a questi quesiti (sicuramente ce ne saranno altri altrettanto validi), vuol significare la costruzione di un'idea globale del "sistema istruzione" in Italia.
Scorrendo tra le numerose pagine della proposta governativa questa "idea" non si palesa. Forse è stata una lettura poco attenta, forse è nascosta tra le righe, forse sono stati messi volutamente in evidenza fattori d'impatto sull'opinione pubblica.
L'impressione che ho avuto da questa prima lettura, per cui anche superficiale se vogliamo, è quella di una estrapolazione di alcuni aspetti della riforma Berlinguer (all'epoca da rivedere e da correggere, ma sicuramente la più organica degli ultimi 50 anni), per ripresentarli in salsa diversa, arricchiti di tecnicismi che a volte somigliano a spot pubblicitari.
Ne vorrei adesso prendere in considerazione qualcuno.
Parte corposa della proposta è rappresentata dal superamento del precariato.
180.000 assunzioni in tre anni sono veramente un bel colpo (si spera non solo propagandistico) anche se non comprendono tutte le categorie di docenti interessati.
Significherebbe il superamento di un problema che ha rappresentato una continua mortificazione morale, professionale e umana per tanti docenti, divisi in tanti rivoli (categorie servite a tenere spesso divisi, contrapposti e/o "rivali" una grossa fetta di insegnanti). Rispetto ad una assunzione però, passa in secondo piano anche la modalità di utilizzo dei "tappabuchi"
Orario dei docenti- Chi orbita nel mondo della scuola sa benissimo che le 18 ore settimanali rappresentano, insieme alle 80 ore di straordinario obbligatorio (formula presente solo nella scuola italiana), la parte quantificabile del lavoro di un docente, che indipendentemente dagli orari, partecipa a tante iniziative messe in campo dalle singole Istituzioni scolastiche, dagli Enti a vari livelli, da associazioni, ecc.. Il più delle volte è volontariato o lavoro extra retribuito (miseramente) a forfait. La maggior parte dei docenti lo fa "per i ragazzi".
Pensate ai viaggi d'istruzione, convegni, spettacoli teatrali, incontri, rassegne, approfondimenti disciplinari, partecipazione alle varie "giornate" (giornata della memoria, della legalità, della creatività, ecc) proposte dal Ministero. Giusto per fare un altro esempio, forse anche poco calzante: ci si è mai chiesto quanto tempo ci vuole per la scelta oculata di un libro di testo con la stesura della relazione? A questo si può veramente aggiungere tanta altra roba che rientra genericamente nella "funzione docente". Se l'aumento dell'orario lavorativo significa inglobare e codificare tutte le attività svolte ... ben venga. Se invece si vuole aumentare le ore di lezione che un docente deve svolgere nelle classi, posso dire che chi lo propone, lo fa solo per mascherare ulteriori tagli o perchè veramente non sa cosa significa stare in classe e trasmettere "conoscenza" agli studenti.
Si parla poi di aggiornamento! Questo rappresenta un'altra nota stonata. I docenti sono COSTRETTI/CONDANNATI all'aggiornamento. Basti pensare alle nuove tecnologie, specialmente quelle informatiche. Utilizzo del pc, delle LIM, del registro elettronico, dei libri multimediali, dei telefonini (che spesso sono validi strumenti di comunicazione mediante i social network),ecc. Qualcuno ha mai pensato di retribuire i docenti per questo aumento prestazionale e qualitativo della professione? Nelle aziende private chi offre competenze extra viene retribuito ...extra. Addirittura in altri Enti chi lavora ai terminali percepisce un'indennità.
Altro aspetto che fa sempre di più sorridere è legato alla progressione di carriera.
La parte economica potrebbe anche essere legata alla partecipazione alle diverse attività (anche se sembra un modo per dividere la classe docente), ma non certo ai "punticini" assegnati dal Dirigente, senza dimenticare che le esperienze maturate negli anni sono un vero e proprio tesoro. La parte giuridica invece, insieme alla progressione dei ruoli rimane sempre la stessa. Potrà mai un docente, in base alle sue competenze "vere" diventare Dirigente, Ispettore, Funzionario del Ministero, senza essere costretto ad attaccarsi al carrozzone di turno?
Ruolo dei dirigenti- Per chi vive la scuola non ci può essere niente di più insano, almeno per come è stata proposta, di una figura di "dirigente/manager", che deve valutare e/o assumere docenti. Una bestialità unica e per tanti motivi.
Provo ad elencarne qualcuno, a porre qualche quesito.
1 - Si è consapevoli di quali meccanismi di ricatto e/o clientelari si mettono in moto?
2- Si è a conoscenza del livello di preparazione culturale, didattico, manageriale, dei Dirigenti in servizio e di quelli che stanno per essere assunti?
3- Si conosce come sono stati assunti e come si sono svolti i concorsi? di quanti contenziosi sono ancora in atto?
Ritengo proprio di no.
Dirigenti incapaci di formulare un organico, di redigere un orario delle lezioni, che si fanno fare i "disegnini" per comunicare col collegio docenti, senza parlare poi della stesura di un bando per i PON, ecc. Dirigenti arroganti, presuntuosi, accentratori. Dirigenti che si riparano dietro il potente di turno (al quale spesso sono costretti a restituire favori), ad una sigla sindacale. Dirigenti che mascherano la loro "pochezza" "nominando" un vicario di esperienza o delegando a docenti "capaci" l'organizzazione della scuola. Nella scuola però esiste anche di peggio: il mix di quanto elencato, fatto salve le dovute eccezioni, a volte da prendere ad esempio per competenza e abnegazione.
Come uscirne?
Secondo me bisogna riformare il sistema di reclutamento dei dirigenti, anche quelli amministrativi, rendendo lo stesso trasparente; prendendo in considerazione l'ipotesi di uniformarci gradualmente alle scuole statunitensi: contratti a termine (magari biennali) con valutazione del "manager" da parte del consiglio di amministrazione. A questo punto il manager assume i docenti, liberi di contrattare "l'ingaggio", ma risponde appieno del suo operato su criteri oggettivi prestabiliti.
Lontana come ipotesi? allora diamo al Collegio dei Docenti l'opportunità di scegliersi il Dirigente ed eventualmente fornire alla stessa assemblea, il potere di sfiduciarlo, qualora non rispondesse appieno alle esigenze didattiche/organizzative della scuola. Come soluzione risulterebbe almeno più democratica!
Questi sono solo alcuni degli aspetti da valutare con attenzione. Capitolo a parte merita sicuramente il ruolo che le aziende dovrebbero rivestire nel "sistema educazione (oggi sfruttano i fondi per ripianare o ingrassare i bilanci), senza discutere poi del ruolo della scuola privata, della retribuzione dei docenti , dell'istruzione tecnica e professionale "snaturata" e svuotata dai vari interventi legislativi degli ultimi anni. Non ultimo come tema è la tutela dei lavoratori, dei diritti acquisiti, delle rappresenze sindacali. Magari ne potrà riparlare in altra occasione.
Spero che su questi ed altri punti si possa aprire, anche a livello locale, una discussione vera e non di parte che coinvolga veramente tutti, perchè l'istruzione è il fondamento di una società evoluta che abbia come obbiettivo il benessere collettivo e diffuso.
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