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Letteratura Ercole Capuozzo 27 marzo 2005 21:34 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Il tempo della nostra vita è costituito da presente, passato e futuro. E i tre momenti, presenti in ogni fase della nostra esistenza, contribuiscono, insieme, a formare il nostro "Io". Fra i tre, comunque, dando ad ognuno di essi vita propria, è il passato a creare la nostra personalità.
Sono le esperienze precedentemente vissute, ovviamente nei diversi piani, quelle che danno forma e contenuto al nostro presente e ci fanno volgere, in un determinato modo, verso il futuro. Il passato, però, è presente in noi. Vive nel momento attuale. E’ nei nostri volti, nei nostri atteggiamenti, nelle nostre azioni.
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Per cui sarebbe un errore giudicare una persona riferendosi esclusivamente a quanto fatto precedentemente nella vita. Significherebbe dividere nettamente l’esistenza umana, che è, invece, continuità. Annullare, nei fatti, ogni possibilità di riscatto, ogni futuro. Pietro e Giuda sebbene in modo diverso, sono entrambi traditori di Cristo. Ma Pietro, a differenza di Giuda, che s’impicca, rimanendo, così, nella memoria collettiva un traditore, continua a vivere e diventa santo.
La vita, dunque, è apertura. Il chiuso ci impedisce di vivere, conoscere, costruire. Circa i tre tempi che caratterizzano la nostra vita, Seneca scrive: '…Dei tre, solo il passato è certo. Su quest’ultimo la sorte ha perduto ogni potere… E’ la parte sacra e inviolabile del nostro tempo: lo si possiede così com’è, per sempre… Basta un cenno e il passato ci sarà davanti….
Ma il passato, specie in età adulta, si presenta pur non essendo chiamato: sia nei momenti felici che in quelli poco sereni. E allora deve essere l’intelligenza a venirci in aiuto. E l’amore.
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