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Arte Redazione 26 aprile 2018 22:58 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
A Marigliano le scuole Siani, Pacinotti e Dante Alighieri vanno alla scoperta della memoria storica.
MARIGLIANO - L'occasione è offerta dal "Festival dei Diritti dei Ragazzi" della diocesi di Nola con il vescovo Francesco Marino. Gli alunni diventano storici e raccontano le chiese dell'Annunziata, di San Biagio e del Sacramento. Basta con la speculazione ai danni del paesaggio, della storia e della salute. Marigliano fa rete per rivendicare il suo glorioso passato. La denuncia: zero interventi per le chiese del Purgatorio e della Pietà e San Lazzaro che cadono a pezzi.
Fare rete a partire dalla conoscenza delle radici storiche della propria comunità. Gli studenti delle scuole del territorio diventano ciceroni della memoria cimentandosi nella narrazione del patrimonio architettonico e religioso della propria città. Come per incanto si aprono le porte delle chiese dell’Annunziata, del Santissimo Sacramento e di San Biagio. A spalancarle sono gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Pacinotti” del quartiere di edilizia popolare “219”, il primo circolo “Siani” e la media Dante Alighieri in collaborazione con l’Age, il Cad e la Cooperativa accoglienza Vincenziana.
Gli studenti immergono nella storia del proprio territorio leggendo nelle pietre le origini di Marilianum e della sua gens inoltrandosi nei decumani della Terra Murata. La scuola del rione popolare, guidata da Bianca Maria Di Ruocco e quelle del centro con Carmela Anna Napolitano ed Elisa De Luca, coadiuvate dalle funzioni strumentali danno vita ad un percorso di arte e cultura nell’ambito degli appuntamenti della sesta edizione del Festival dei Diritti dei Ragazzi.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Nola, l’Ufficio Scolastico Diocesano e la Cooperativa Irene ’95 con il coinvolgimento dei comuni dell’hinterland. Si colora di gioventù la piazza di Marigliano diventando l’agorà della Marigliano, che mira a riappropriarsi della propria identità e a riconquistare quel ruolo di centralità e di cultura che aveva sempre avuto fino al punto di esprimere anche il famoso teatro di Marigliano con il drammaturgo Leo De Berardinis.
Dagli anni ’80 in poi è iniziata quella inarrestabile parabola discendente che ha calpestato la memoria e abbattuto i palazzi storici cancellando ogni forma di storia. Ma i ragazzi non ci stanno e rivendicano le proprie radici. E’ proprio questo il senso del convegno che su interessamento della responsabile del Cad, nonché docente del primo circolo Giovanna Giaquinto, incaricata dai dirigenti scolastici, ha aperto la “voglia di comunità mariglianese, a 70 anni dalla Costituzione.
Ad aprire il dibattito, tenuto nel Castello ducale, è stato don Virgilio Marone, che ha ripreso un concetto importante ispiratogli da un giovane musicista incrociato su Facebook, che gli ha fatto notare che nella “E” si nasconde tutto il senso dell’essere sociale dell’individuo. “E’ con l’accento è l’essere ed E senza accento è la sua congiunzione nella comunità, il nostro festival dei diritti è questo”. Un concetto filosofico, quello espresso da don Virgilio che insiste sul concetto di rete sociale. Incanta il professore Antonio Cassese, docente di Storia e Filosofia, che con parole semplici illustra la storia di Marigliano, dalle origini fino ai giorni nostri, risvegliando l’orgoglio dell’appartenenza.
Da terra Felix, amata dai Romani, alla soppressione degli ordini religiosi, dall’assalto al Castello, al ducato Mastrilli fino alla rivolta delle patate dell'8 giugno 1959. E poi? L’oblio dei giorni nostri. Cosa Fare? Invoca un Rinascimento Mariglianese, Anita Capasso, giornalista, esperta di storia locale ed operatrice culturale. “Marigliano deve dire basta. Via gli inquinatori e il malaffare. No agli apparati corrotti e deviati che consentono la distruzione delle vite umane e maxi speculazioni ai danni del paesaggio e della memoria. Se non si cambia rotta Marigliano sarà la città della storia perduta”. La docente del liceo scientifico De Liguori di Acerra, Maddalena Venuso nel suo ruolo di archeologa fa riferimento a recenti scoperte, come quella della necropoli sannitica di via Ponte delle Tavole ed esorta le autorità presenti a fare qualcosa per recuperare il centro storico e ridare a Marigliano la sua dignità di città, che deve proporsi come polo culturale.
“Coinvolgete i giovani, fate un opuscolo storico, la gente deve sapere che Marigliano non è il degrado attuale”. In verità una ricerca storica è già pronta ed è stata curata gratuitamente dallo storico Giovanni Villano, su incarico del Commissario Prefettizio, a cui è subentrata l’attuale giunta. Ci vorrebbero appena duemila euro per pubblicarla, ma il certosino lavoro svolto è fermo al palo: orfano di fondi.
In sala ci sono l’assessore Veronica Perna, il vicesindaco Alfonso Lo Sapio e l’assessore Pino Napolitano. Si complimentano con l’iniziativa ed esortano a restare uniti. L’assessore Pino Napolitano, invece, invita al senso di responsabilità tutte le forze politiche per dare a Marigliano regole certe nella tutela della memoria storica. Obiettivo: dare corso ai vincoli storici e al processo di valorizzazione e recupero del centro storico. Concetti che passano attraverso il piano regolatore.
Interviene anche suor Gaetana, che di fronte alla denuncia del professore Cassese, che mette in evidenza che le chiese mariglianesi sono disgregate e non compatte nelle loro azioni comunitarie, dice: ”Sono arrivata qui da un mese, vengo dal rione Traiano- e sto facendo visita alle famiglie di Marigliano che vivono nelle zone più a rischio ed emarginate, per portare una parola di conforto. Le suore ci sono: intessiamo la ragnatela”. I ringraziamenti vanno anche alla madre superiora, suor Adele, impegnata nel ritiro spirituale.
L’iniziativa gode anche del sostegno della parrocchia di Pontecitra “Sacro Cuore” e della chiesa “Santa Maria delle Grazie”. Quel che conta realmente è la speranza che accendono i ragazzi sul fronte del risveglio culturale. Viva i moderni ciceroni della storia locale. Piazza Municipio è viva; ci sono gli alunni che si guardano intorno, che leggono le lapidi marmoree e le antiche iscrizioni. A quando una segnaletica storica?
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