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Politica Alfredo Strocchia 22 agosto 2020 18:23 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - La rivelazione (più che presentazione) delle liste elettorali ha mostrato alchimie cittadine inattese. Ad ora, nessun progetto concreto e sostanziale è stato svelato dietro l'invocazione dei consueti principi universali da battaglia, con cui si è assolto l'obbligo formale di accompagnare alle liste un programma elettorale. Con dovute eccezioni, la campagna elettorale s'infittisce di personalismi e calcoli sui posti a sedere; intrighi che sarei tentato di narrare, che sareste tentati di leggere e che, in tutta onestà, mi inducono sempre più a cambiare idea circa l'eventualità di un commissariamento. Però, non intendo cadere nell'errore di dare importanza anch'io alle poltrone e offrire visibilità ai nomi, né m'interessa guadagnare notorietà con la cronaca di chiacchiere già altrove chiacchierate; quindi, non distoglierò questa rubrica dal suo obiettivo principale: le idee. Chiedendo venia per la breve premessa, passo al tema del giorno, ossia l'importanza dell'opposizione nei confronti della maggioranza.
Ogni società è divisa in una grande massa governata ed una ristretta élite di governanti a cui è chiesto di amministrare la cosa pubblica. Nelle democrazie, una parte di questi governanti detiene il potere (a me piace chiamarla responsabilità) e un'altra vuole sottrarglielo; si tratta della maggioranza e dell'opposizione di governo, che, entrambe, hanno necessità del sostegno della grande massa dei governati per essere legittimate alla rappresentanza.
Il compito dell'opposizione viene formalizzato in Inghilterra, nel 1830, dove una legge ha ritenuto necessario istitizionalizzare ciò che altrove avviene per prassi politca. Esso prevede che la minoranza di governo segua pedissequamente le azioni della maggioranza (shadowing), controllandone l'operato, verificandone l'aderenza ai principi democratici, proponendo alternative ed emendamenti per allargare la partecipazione rappresentativa alle scelte di governo.
Questa la bella teoria, poi, machiavelliche dottrine sul potere ci spiegano una realtà differente, narrandoci di un'elite di maggioranza che mesce forza ed astuzia per conservare la propria posizione di supremazia e, al contempo, di una minoranza che fa tutto quanto nelle proprie possibilità per rovesciare la situazione, con la regola di sostenere tutto ciò che il nemico combatte, combattere tutto ciò che il nemico sostiene e opporsi a tutto sempre e comunque. Insomma, tutti in cerca di potere e poltrone da guadagnare, da conservare. Ma ciò non può esser detto manifestamente, ma va celato con "la furbizia delle volpi" nella proposta di idee sociali idonee a persuadere la massa. Una volta vinto, però, la massa "è ricacciata sotto il giogo o, al massimo, le viene fatta qualche concessione di forma". Così, da garanzia democratica l'opposizione diventa una truffa politica. Ma non finisce qui. La più subdola e sviluppata forma di questa specie di truffa è il cambio di bandiera. Quello strano fenomeno che vede maggioranza e opposizione mischiarsi o convergere per opportunismo. Certamente, la capacità di cambiare idea è sinonimo di maturazione interiore ed è sempre pregevole che i governanti sappiano collaborare per il bene comune o separarsi quando in disaccordo, ma, ove la convergenza e la divergenza si basano su posti a sedere più che su progetti e intenti, c'è poco di cui gaudere.
Facciamo qualche esempio. Se una maggioranza a fine mandato dichiara di voler dare continuità al proprio operato e, senza che sia definito un vero programma elettorale, si accorda con l'opposizione che fino a ieri l'ha avversata su tutto, come non capire che qualcosa non va? Oppure, se chi fino a ieri ha governato insieme oggi si divide pur dichiarando al popolo identiche promesse, come non accorgersi che qualcosa sta andando a male?
Chiedo scusa al lettore, avevo promesso di non scrivere di Marigliano.
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