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Politica Sanità Maria Capasso 27 giugno 2019 12:21 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
“Rimuovete l’intitolazione “Angelo Vassallo” dai circoli Pd presenti sul territorio nazionale”. A chiederlo con una missiva indirizzata direttamente a Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico è Dario Vassallo, fondatore dell'omonima associazione e fratello del primo cittadino, ucciso per mano criminale. Motivo? La protezione che, secondo la denuncia, sarebbe stata accordata a Franco Alfieri, “colui che non ha visto, non ha sentito e non ha parlato delle strade fantasma”. La lettera è stata recapitata alla sede nazionale del Pd e a tutte le sedi periferiche: dalla segreteria regionale partenopea e capitolina a quelle provinciali.
Dario in qualità di presidente delle Fondazione, Angelo Vassallo, fratello del sindaco di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010, prende le distanze nei confronti del Partito in cui militava il fratello. Ci va giù duro Dario Vassallo: ”La storia di Angelo non vi appartiene, ed è vergognosa la protezione che avete accordato a Franco Alfieri. La vostra assenza significa complicità”. Si tratta di una vera e propria diffida. “La mia richiesta –scrive Dario Vassallo- non ha bisogno di nessun’altra motivazione e se non ottemperate a questo invito entro trenta giorni, darò mandato ai nostri legali”. Franco Alfieri, già capo della segreteria del governatore Pd, Vincenzo De Luca e sindaco di Agropoli, è stato eletto sindaco di Capaccio Paestum alle ultime elezioni a furor di popolo. Intanto nella sua lettera Dario Vassallo afferma che Alfieri sapeva tutto. sulle strade fantasma. “Il sindaco pescatore Angelo Vassallo, denuncia, aveva inviato fiumi di lettere all’assessorato provinciale ai lavori pubblici, retto proprio da Franco Alfieri”. La vicenda è quella che fece scattare l’inchiesta «Ghost road» che portò all’arresto di tecnici provinciali ed imprenditori.
Strade fantasma, appunto. Quella più nota Celso – Casalvelino. Il 2 dicembre del 2008 Vassallo è anche consigliere provinciale. All’architetto Angelo Cavaliere (dirigente provinciale) chiede spiegazioni e parla di omissioni. S’arrabbia e scrive: «Non mi sorprende il vostro atteggiamento di noncuranza e menefreghismo nei confronti di un consigliere provinciale e di un sin- daco del territorio». A gennaio scatta la diffida. E’ inviata anche all’assessore provinciale ai lavori pubblici. «In caso di mancato riscontro sarà interessata la Procura della Repubblica». E così è stato, con il successivo avvio dell’ind gine. Ma Vassallo prosegue la sua battaglia a Palazzo Sant’Agostino. A marzo chiede che il geometra Franco Fezza venga attribuito ad altro incarico. Nello stesso giorno, sempre informando l’allora assessore, chiede se «lo stato di fatto coincida con la fase progettuale della strada».
Nello stesso giorno denuncia il rifiuto al rilascio delle relazioni richieste in qualità di sindaco e di consigliere provinciale. A maggio la richiesta di una indagine interna con un sollecito a settembre: «Alla data odierna (25 settembre 2009) non risulta alcuni riscontro, si richiese ancora una volta lo stato della pratica e i provvedimenti assunti». Solo pochi mesi prima dell’uccisione, il sindaco pescatore venne ascoltato dagli inquirenti.
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