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Cronaca Redazione 22 luglio 2020 21:27 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Ignazio Silone è stato un brillante scrittore italiano, di origini abruzzesi, nato in una famiglia contadina, per troppo tempo bistrattato dalla critica, uno spirito libero.
Nel racconto “Visita al carcere” (1950) ci narra della cruda lezione che gli diede il padre quando egli rise alla vista di "un uomo cencioso e scalzo, ammanettato tra due carabinieri, che procedeva a balzelloni, nella strada deserta e polverosa, forse perché zoppo o ferito a un piede". Il padre lo fissò severamente, lo sollevò di peso tirandolo per un orecchio e lo condusse nella sua camera, prima di dirgli "non si deride un detenuto, mai. Perché non può difendersi. E poi perché forse è innocente. In ogni caso perché è un infelice”.
Questa lezione contadina mi è tornata in mente ieri, giornata in cui, a Marigliano, troppi commenti, letti e uditi, hanno seguito il fermo cautelare del Sindaco.
La giustizia, nel fare il proprio corso, non chiede pareri emotivi, anzi, chiede di tacerli. Nel giudicare i fatti, ancor più quando poco noti, assumono tratti tragicomici sia la mediocre difesa aprioristica sia le sentenze basate su rancori, frustrazioni e vendette personali. I giudizi della giustizia, che per fortuna di tutti noi disconosce l’antipatia e prescinde dal colore politico, non hanno nulla a che vedere con i giudizi personali e con i giudizi politici, siano essi positivi o negativi.
I giudizi personali, in questi giorni, sono panzane dinanzi al dispiacere per la nefasta notizia dell’arresto del Sindaco, sia per le motivazioni di Silone padre, rivolte alla pura dignità umana, sia per le ombre che cascano tristemente sulla prima figura istituzionale cittadina, tra sospetti intrighi e terribili accuse. Il tempo giusto per esprimere sapori e dissapori sulla "politica" locale non è di certo questo momento infausto per la Città.
Alfredo Strocchia
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