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Cronaca Antonio Franzese 19 gennaio 2018 17:49 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Denunciati i due responsabili del pestaggio delladolescente al quale è stata asportata la milza. Si chiude il cerchio sul branco che ha accoltellato il 17enne in pieno centro
NAPOLI - C’è la svolta nelle indagini sull’aggressione a Ciro, picchiato domenica davanti alla stazione della metropolitana del Policlinico e tornato a casa con il naso rotto.
La polizia ha identificato i due giovanissimi responsabili del pestaggio: uno è rumeno e ha 16 anni, l’altro è figlio di un italiano e di una sudamericana e ne ha 17; vivono a Marano. I nomi li hanno fatti gli amici, quelli che erano con loro quando Ciro è stato attaccato: la polizia li ha convinti a parlare, ciò nonostante rischiano l’accusa di favoreggiamento.
Ancora una volta sono state determinanti le telecamere: gli agenti della squadra mobile e quelli del commissariato Arenella, esaminando le immagini, hanno individuato le targhe di due motorini. Sono arrivati così ai genitori di due ragazzi della banda, presenti in largo Cangiani ma non direttamente coinvolti nell’aggressione. E loro hanno parlato.
A sferrare il pugno che ha provocato la frattura del naso è stato il ragazzo di origini sudamericane, facilmente riconoscibile perché mulatto e con i capelli rasta. Come il rumeno ha ammesso il pestaggio adducendo il più odioso dei pretesti: «Non mi è piaciuto come ci hanno guardati». Ha ammesso anche di avere provocato Ciro e i due amici che erano con lui lanciando diversi oggetti, tra cui un panino.
Sono in via di soluzione anche gli altri due casi di violenza giovanile avvenuti a Napoli, nelle scorse settimane, quelli che riguardano Arturo e Gaetano, il primo, 17 anni, ripetutamente accoltellato in via Foria e il secondo, 15 anni, picchiato con inaudita violenza da una baby gang all’uscita della stazione Chiaiano del metrò, percosse che hanno causato lo spappolamento della milza. Ad assicurarlo è il questore, Antonio De Iesu.
I giovanissimi che hanno aggredito Arturo erano quattro, «uno dei quali è già in carcere. Vale sempre la presunzione di innocenza — ha detto ancora De Iesu — ma riteniamo che l’impianto investigativo sia sufficientemente corroborato». Al momento, relativamente alla posizione degli altri giovani coinvolti, gli investigatori sono al lavoro per individuare «elementi di singola responsabilità». Gli agenti stanno lavorando in particolare su quattro telefoni cellulari, un paio di scarpe, un giubbotto, due video.
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