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Cronaca Nicola Riccio 01 ottobre 2016 22:38 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
Il politico mariglianese è stato travolto dall’inchiesta Medea che voleva far luce sugli intrecci tra politica e malaffare in un sistema di tangenti che toccavano Enti dei servizi idrici della Regione Campania e finanziamenti illeciti ai politici locali.
MARIGLIANO - Si ammorbidisce sotto il profilo giudiziario e trova maggiore respiro la posizione del mariglianese Tommaso Barbato, ex senatore , coinvolto nell’operazione “Medea” . Nel corso del tempo, diversi soggetti coinvolti sono riusciti ad evidenziare la loro estraneità o il loro ruolo marginale rispetto all’iniziale impianto accusatorio costruito dalla DDA partenopea in collaborazione con i ROS.
L’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato dal luglio 2015 è stato trattenuto nel carcere di Secondigliano, fino ai primi giorni del mese di dicembre dello stesso anno, quando gli fu concessa la possibilità dei domiciliari, grazie ad un provvedimento emesso dal Riesame di Napoli, in virtù del quale Barbato ha trascorso fino al mese di giugno le sue giornate nella casa di Rivisondoli , Comune della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Ora è nel suo Comune d’origine, Marigliano , libero e in compagnia dei suoi affetti .
" Il Tribunale davanti al quale stiamo celebrando il processo - afferma l'avvocato Picca , difensore di Barbato - a seguito di una mia richiesta, ha ritenuto di poter eliminare qualsiasi misura cautelare a carico di Barbato, sul presupposto di due elementi : il primo , lui da tempo non ha incarichi presso la Regione Campania , secondo, da tempo non ha più incarichi politici . Per cui , per il Tribunale , - chiude l'avvocato - non c'è più ragione di una misura cautelare in attesa di giudizio. Questo è il riconoscimento di una sua mancanza di pericolosità".
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