Cronaca
Vincenzo Esposito
21 aprile 2016 13:47
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Marigliano, operazione Medea: ieri la prima udienza
Ascoltati i collaboratori di giustizia. Nessuna parola sull'eventuale coinvolgimento dell'ex senatore Tommaso Barbato
MARIGLIANO – Intrecci tra politica e malaffare in un sistema di tangenti relativo alle somme urgenze negli appalti. Sotto la lente d’ingrandimento, nell’impianto accusatorio costruito dalla Dda partenopea, i possibili affidamenti delle opere, da parte della Regione Campania, a ditte vicine al Clan dei Casalesi.
Il processo “Medea” si arricchisce di ulteriori testimonianze ad opera dei collaboratori di giustizia. Ieri presso il Tribunale di Napoli sono stati ascoltati Bruno Buttone, Michele Froncillo, Salvatore Venosa e Antonio Iovine. Il quadro che viene fuori dalle parole degli ascoltati evidenzia la presenza, in rapporto ai Casalesi, di due differenti tipologie di ditte. Una prima “categoria”, costituita dalle vittime delle estorsioni che pagavano sotto minaccia del clan; una seconda, che preferiva il pagamento per i successivi benefici tratti dal rapporto con la malavita.
Dall’altra parte del tavolo, la volontà di dimostrare come gli imprenditori fossero vittime del clan e non in continuità con la malavita per ottenere benefici. Presenti Pino Fontana, Orlando Fontana, Carmine Lauritano, Vincenzo Pellegrino, l’ex parlamentare Tommaso Barbato, agli arresti domiciliari a Rivisondoli, rappresentato dall'avvocato Picca, il Carabiniere Alessandro Cervizzi e il finanziere Silvano Monaco.
Linea diversa viene perseguita dalla Dda, secondo cui il denaro versato al clan serviva a garantirsi gli appalti manipolati da Barbato e Zagaria. Pochi i nuovi dettagli sulla vicenda emersi dall’ascolto dei collaboratori di giustizia. In particolare, Venosa ha dichiarato di non aver mai conosciuto Tommaso Barbato e di non essere a conoscenza di un suo eventuale legame con il Clan. A maggio la prossima udienza.
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