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Cronaca Andrea America 08 settembre 2015 11:47 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Castello di Cisterna - La sanguinosa vicenda di Castello di Cisterna che ha visto la morte del coraggioso eroe ucraino, Anatolij Korol e l’arresto dei suoi assassini, i fratellastri Marco Di Lorenzo e Gianluca Ianuale, non può concludersi con una fiaccolata e la Santa messa del vescovo di Nola. Un elogio alla magistratura e alle forze dell’ordine è d’obbligo per la tempestività e la professionalità con cui hanno individuato e arrestato i due delinquenti, ma per il resto, occorre riflettere, scegliere, decidere. Vanno bene, anzi benissimo le fiaccolate, la mobilitazione, e anche gli aiuti alla famiglia Korol, ma occorrono altri interventi, altri appelli e responsabilità per far sì che simili tragedie non abbiano più a verificarsi.
So benissimo che non è facile, ma non credo neanche che la questione del degrado e della delinquenza possano concludersi con il prendere atto che i due delinquenti sono figli o figliastri di un boss della camorra, per cui “la messa è finita andate in pace”. Nessuno intende fare analisi sociologiche e rituali, e neanche cercare giustifiche per i due delinquenti che tali restano e vanno puniti e condannati, ma occorre andare al di la' degli appelli e della fiaccolata. Quanto accaduto oltre ad allertarci, ci impone di riflettere sul perché e sulle ragioni del degrado di alcuni quartieri, sulla presenza della delinquenza organizzata, sull’esercito dei disperati e dei giovani allo sbando. Cosa si è fatto in questi anni e cosa si vuole fare per debellare il radicamento criminale in aree degradate come la Cisternina, la 219 di Marigliano e degli altri comuni del nolano. Se è vero come è vero, che in questi quartieri si annidano degrado, povertà, emarginazione, disperazione, violenza e delinquenza, non credo bisogna restare in penosa attesa di fatti di sangue per allertarci. Anche i più sprovveduti sanno che nei quartieri della Cisternina e della 219, si annidano spacciatori e camorristi, poveri cristi e delinquenti.
La criminalità nasce e si alimenta in questo inferno di disperati. In questi quartieri dove ogni casa somiglia alla baracca di un lager, sono umide, inospitali, catapecchie, fatte per i condannati a morte. Non a caso la maggioranza di coloro che vi abitano sembrano avere un destino segnato, sono degli zombi che camminano in luoghi senza sole e senza amore. Qui come in nessun altro luogo vengono partoriti i figli maledetti di una terra matrigna. Il loro destino così nero è consacrato sin dalla nascita. Per molti giovani le porte della delinquenza sono aperte in maniera quasi naturale. Nel caso migliore la loro aspirazione, è quella di entrare e diventare qualcuno nel circolo della criminalità. La delinquenza si insinua come un tarlo nelle coscienze di questi miserabili al punto di diventarne un riferimento. Se così, cosa aspettano i sindaci e le amministrazioni ad intervenire? Perché sperperano fior di milioni per opere stupide e non investono su di un progetto sociale, culturale, di riqualificazione e risanamento di queste aree?
Si faccia in modo che in questi luoghi dove la moltitudine amorfa, fa distinguere gli individui solo attraverso il numero civico degli isolati, lasci il passo alle comunità civili, solidali, luoghi nei quali gli individui non hanno bisogno, per riconoscersi una funzione nella società, di consacrare la propria esistenza ai capi clan di turno. Occorre procedere ad un’operazione epocale: sostituire la società che alberga in questi quartieri degradati con una moderna cittadinanza formata da individui autodeterminati. Diversamente si rischia di non apprezzare i buoni propositi e la presenza dei nostri sindaci alla fiaccolata con la fascia tricolore e riesce difficile smentire quelli che malignano sulla loro buona fede.
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