Cronaca
Vincenzo Esposito
16 giugno 2015 13:41
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Nola, truffa aggravata e contraffazione di documenti: confisca da 1 milione di euro
Imprenditori agricoli nei guai
NOLA – Questa mattina l’intervento dei Carabinieri della Stazione di Carbonara di Nola che hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, e della misura interdittiva del diviteto demporante di esercitare uffici direttivi di imprese, emessa dal Gip presso il Tribunale di Nola nei confronti di Esposito Saverio (Nola) e Pasquale (Manzo), soci amministratori di AGRI ITALIA S.r.l. impresa agricola con sede a San Gennaro.
Disposto per i due il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per una somma pari a 1.021.323,31. Questo l’epilogo delle indagini coordinata dalla Procura della Repubblica di Nola e condotta dai Carabinieri in collaborazione con personale ispettivo INPS, che ha riguardato un consistente gruppo di persone (393 indagati) coinvolte a vario titolo in reati di “truffa aggravata in danno dello Stato e contraffazione di documenti al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno” mediante l’assunzione di finti braccianti agricoli e finalizzata all’indebito conseguimento di prestazione previdenziali ed assistenziali in danno all’INPS, nonché, nel caso di 98 lavoratori extracomunitari, a consentire il rilascio del permesso di soggiorno.
Nelle indagini, scattate a seguito di accertamento d’iniziativa effettuato dai Carabinieri di Carbonara di Nola nell’ambito del contrasto al fenomeno del lavoro sommerso, è emerso il coinvolgimento di due funzionari dell’INPS che, omettendo di effettuare i previsti controlli e adottando provvedimenti di approvazione, hanno agevolato la commissione dei reati.
Relativamente al caso AGRI ITALIA, l’attività investigativa ha permesso di appurare il numero sproporzionato di comunicazioni all’INPS rispetto alle assunzioni; troppi i braccianti in funzione del fabbisogno: anche rispetto alle giornate lavorative comunicate, risultate 50 volte superiori a quanto autorizzate.
Alla stregua di quanto dichiarato dai titolari dell'azienda nel corso degli anni, sarebbero state corrisposte somme a titolo di retribuzione per un ammontare di circa 2 mln di euro, per le quali, però non sono mai stati versati i contributi previdenziali, quantificabili in oltre 500.000 euro. In tal modo l'ente previdenziale è stato comunque obbligato, per l'operatività del cd. principio dell'automaticità delle prestazioni ad erogare sussidi per un importo complessivo pari alla somma per cui si è proceduto al sequestro preventivo (oltre 1 mln di euro).
Ulteriore aspetto quello riguardante l’artificiosità delle dichiarazione fornite dagli amministratori AGRI ITALIA rispetto all particelle catastali destinate alla svolgimento dell’attività aziendale, rivelatesi in realtà terreni incolti o destinati ad altro uso.
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