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Cronaca Redazione 27 novembre 2014 17:41 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Sciopero venerdì sulle centrali delle acque della Campania. Si annunciano disagi idrici. "La politica non giochi sulla nostra pelle. Non Possono darci il benservito dando l’impianto in gestione alla Gori senza prevedere la salvaguardia dei quadri occupazionali”. E' lo sfogo dei lavoratori che lanciano un accorato appello: "Qualcuno a livello istituzionale ci adotti". Situazione incandescente a Mercato Palazzo
SARNO. Tornano in piazza i lavoratori del ciclo integrato delle acque. Incrociano le braccia contro lo spettro del licenziamento che si profila all’ orizzonte. Domani si registreranno sicuramente disagi per le utenze domestiche. La Cisl, Cgil, Uil e Semca hanno proclamato 8 ore di sciopero. 14 lavoratori della centrale di Mercato Palazzo a Sarno già sono finiti per strada senza che nessuno a livello istituzionale finora si sia impegnato a riassorbirli. A rischio ci sono anche altri 400 lavoratori sparsi sugli impianti idrici dell’intero territorio campano.
Si lotta per la salvaguardia del posto di lavoro e per il riassorbimento dei propri colleghi già licenziati. La legge 152 del 2006 detta disposizioni molto chiare in materia di personale prevedendo che in caso di cambio di gestione siano trasferite non solo le opere ma anche gli addetti agli impianti. “Ma si fanno orecchie da mercanti nelle stanze che contano. E’ questa l’impressione dei lavoratori”. Fino al 2012 una serie di proroghe ha già fatto galleggiare la questione nonostante le ripetute sollecitazioni. Anzi addirittura fu redatto un verbale che prevedeva di costituire una società ex novo: la New Co, affidataria del servizio a tempo.
In pratica una beffa che apriva la strada alla mobilità e alla disoccupazione. Da qui poi nel giugno 2013 la Regione pensa di chiudere la vicenda giuridico amministrativa con la Gori affidandogli direttamente la gestione degli impianti sottratti alle ditte private proponendo una legge di riordino degli Ato. Nel frattempo si risolve anche il problema del debito di 300 milioni di euro che la Gori ha con la Regione spalmandolo in venti anni a tasso agevolato con uno sconto di 75 milioni di euro. In cambio gli vengono affidati in comodato d’uso gratuitamente tutti gli impianti regionali: 90 opere e manufatti infrastrutturali tra cui le sorgenti e i serbatoi con circa 400 chilometri di condotte. Si ma la questione personale? Resta nell’oblio.
Nessuno garantisce il rispetto della legge obbligando all’assunzione ad horas dei lavoratori. Come se non bastasse la Gori ha già di suo duecento esuberi occupazionali. “La Gori è stata costituita nell’ambito sarnese vesuviano soltanto nel primo quinquennio del duemila. Noi già lavoravamo su questi impianti e siamo gli unici ad avere le competenze giuste per farli funzionare. Vogliono darci il benservito”, urlano i lavoratori. Se necessario passeranno anche alla linea dura. “Non permetteremo che non venga rispettata l’anzianità di servizio e che gli ultimi ci toglieranno il diritto alla dignità. Qui c’è in gioco la sopravvivenza. Famiglie da mantenere. La politica non può più giocare sulla nostra pelle”.
Foto di archivio
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