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Cronaca Redazione 17 maggio 2014 00:31 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Arriva la proroga di un mese. La Regione si impegna a salvaguardare i quadri occupazionali, ma i lavoratori replicano:" Non possiamo vivere di incertezze, la Regione firmi la delibera per la salvaguardia dei quadri occupazionali".
SARNO - Operai si barricano nella centrale dell’acqua di Sarno contro i licenziamenti. La Gori non riesce a prendere possesso dell’impianto. “Da qui non ce ne andremo fino a quando non ci diranno che saremo riammessi al lavoro. Vogliamo un preciso impegno scritto. Basta". Sono arrabbiati gli operai che di chiacchiere finora ne hanno sentite tante.
Il licenziamento è arrivato dopo che la ditta P.G. costruzioni, che gestiva l’impianto è stata colpita da interdittiva antimafia. Un atto dovuto che, però, pesa sulla testa dei lavoratori che devono fare i conti con quella assurda delibera 172, sottoscritta dalla Regione Campania nel 2013, che non ha previsto la salvaguardia dei posti di lavoro, ma soltanto il trasferimento delle opere. La Gori facendo leva su questo accordo non è affatto intenzionata a prendersi i lavoratori. Una situazione che incombe anche sugli altri impianti dell’acqua mettendo a repentaglio il lavoro per ben duecento operai, che rischiano di finire per strada senza pietà.
E’ così, infatti, anche per Santa Maria La Foce, Cercola, Angri, Nola e per gli altri impianti dell’Ato3. Se subentrerà il gestore Gori i lavoratori storici che si occupavano degli impianti saranno licenziati per far fronte agli esuberi . “L’ente indebitato con la Regione Campania per 283 milioni di euro ha personale in surplus che intenderebbe spalmare sulle centrali del ciclo integrato delle acque”. A denunciarlo sono gli operai. A sostenere la loro vertenza le sigle sindacali di Cgil, Cisl, Femca con il sindacalista Ferraioli. “Il problema è politico. Si sta facendo il balletto delle responsabilità. La Regione –denuncia Ferraioli- cosa aspetta a stilare un nuova delibera per impegnare il gestore ad assumere il personale?”.
Ci va giù duro anche il sindacalista Giovanni De Stefano che è uno che non ha peli sulla lingua:” Nessuno fa gli interessi degli operai, la finissero con le farse”. Intanto arriva la polizia per invitarli alla calma mentre un esponente della questura cerca di dialogare con loro per dissuaderli a non protestare durante il passaggio del Giro d’Italia per evitare problemi di ordine pubblico. La tensione è alle stelle, ma gli operai sono ragionevoli e forse anche stanchi a causa del sole che picchia in testa. Sono lì dalle sei e ogni minuto squillano i loro telefonini. I familiari vogliono sapere come procede la situazione. Gli operai spiegano e imprecano. “Non sappiamo niente, proprio niente. Sappiamo solo che da oggi siamo senza un lavoro”.
Cresce la tensione. Intanto arriva la telefonata che tutti attendevano. Alle 16 è stato convocato un vertice in prefettura. Viene concessa la proroga di un altro mese. L’ entusiasmo subito si smorza. Fra 30 giorni la situazione si ripresenterà e saranno di nuovo punto e accapo. La Regione deve assolutamente integrare la delibera 172 prevedendo anche la salvaguardia dei quadri occupazionali. Non si possono mandare a casa padri di famiglia, così, su due piedi senza pietà. Non dice questo la Costituzione: il lavoro è dignità.
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