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Cronaca Andrea America 14 gennaio 2013 23:50 Circa 6 minuti per leggerlo stampa
Smettiamola con generici appelli e false coscienze
MARIGLIANELLA - Sono fortemente preoccupato per il clima di violenza che sta caratterizzando la comunità di Mariglianella. Ma non me la sento di scaricare le responsabilità esclusivamente sull’amministrazione comunale. Quando un paese perde l’anima e l’identità, produce emarginazione e arretratezza culturale, la colpa è di tutti, nessuno escluso. E tutti dobbiamo avvertire la necessità di accorciarci le maniche e vedere cosa fare, prima che avvenga l’irreparabile. Una cosa infatti è lavorare insieme in vista di uno scopo comune e un’altra, ben diversa, racchiudersi nei propri recinti di interessi, per sopravvivere. Ancor di più non mi convince il modo, i tempi e le occasioni con cui si cerca di affrontare la questione, per poi ricadere subito dopo nell’indifferenza, nell’estraneità.
Con la stessa franchezza dico che non mi convincono le speculazioni politiche, i personalismi e le difese di bandiera, le beghe di cortile, mentre invece sarebbe preferibile un dibattito -confronto, serio e coraggioso, senza veli e senza pregiudiziali in consiglio comunale, magari aperto alla scuola e alla chiesa, oltre alle associazioni. Guai però se si limitasse la discussione alle notizie della comare o del compariello, trascurando che la vera violenza è quella che emargina e discrimina i giovani da una società che sembra avere smarrito il senso della vita e dei valori. La vera violenza è quella che costringe interi nuclei familiari a sopravvivere fra stenti e sacrifici. La vera violenza è quella che impedisce alla gente di respirare aria salubre e agli anziani di poter curarsi con i pochi spiccioli della pensione. La vera violenza è quella con cui si compra la fame della povera gente in cambio di una promessa. La vera violenza è quella di approfittare della carica politica, amministrativa o istituzionale per tutelare i propri interessi. La vera violenza è il disinteresse per il disagio economico, sociale e giovanile.
La violenza non meno grave è quella di affermare che la politica è tutta sporca, i politici sono tutti corrotti e i partiti tutti uguali. Non meno violento è colui che non ha rispetto delle idee degli altri. La violenza è anche non riconoscere lo stato della realtà in cui si vive. Certamente anche la cattiva politica produce violenza, distorsioni e fenomeni degenerativi. Ammettere che oggi Mariglianella è in uno stato di abbandono e di miseria, è comunque una presa d’atto contro la violenta testardaggine in difesa dell’indifendibile. E ripeto, se il paese è nelle condizioni in cui si trova, è per responsabilità di tutti, soprattutto di chi presume da casa sua di distribuire voti e giudizi a chi amministra o a coloro che stanno all’opposizione. Senza parlare di quelli che si vantano di non stare ne con l’uno ne con l’altro, e dei soliti professionisti sempre pronti e disponibili a vendersi per una nomina, un incarico, un progetto o un piatto di lenticchie. Ribadisco invece che il problema è serio e preoccupante e va affrontato con serietà, senza speculazioni o sciocche difese di parte. Mariglianella sta morendo, recuperiamo una sensibilità che non ci appartiene, riscopriamo l’amore per la collettività, smettiamola con i Guelfi e Ghibellini,deponiamo rancori e personalismi, ridiamo prestigio all’istituzione locale e vediamo una volta per sempre tutti insieme, come evitare che il paese passi dall’agonia alla morte.
Da tempo sostengo con i miei colleghi Iossa e Mattiello, per iscritto e nel consiglio comunale che nel paese il clima è irrespirabile come non mai, viene compromessa ogni possibilità di convivenza civile e il futuro delle nuove generazioni. Mariglianella è diventato un vero e proprio ghetto di emarginazione. Da tempo sosteniamo la necessità di un impegno collegiale, straordinario, dell’intero consiglio comunale, al di la della caratterizzazione politica e amministrativa per cercare di porre un freno ad una situazione che rischia di sfuggire ad ogni forma di controllo e di gestione democratica. Lo diciamo per amore del paese e contro nessuno, purtroppo, e lo dico con amarezza, ogni tentativo in merito ed ogni richiesta si è scontrata con un muro di gomma. Cosi come ho sempre sostenuto che in un piccolo centro come il nostro, ancora più importante è l’esempio che devono fornire il sindaco, gli amministratori, compresi i consiglieri dell’opposizione. Non a caso da tempo sollecito un codice di comportamento per assessori e consiglieri e nessuno si è mai reso disponibile a discuterne.
Per queste ragioni come opposizione abbiamo sempre chiesto al sindaco e alla sua maggioranza di confrontarci per discuterne senza pregiudizi, della questione etica e sociale, e allo stesso tempo per capire meglio e insieme le cause che stanno generando la violenza e vedere come e in che modo affrontarle. Dire che siamo contrari ad ogni forma di violenza, o che questo ha ragione e quello ha torto, o viceversa ,è una bambinata. E’ come dare una risposta violenta alla violenza. E’ improducente, non aiuta a risolvere i problemi sociali politici che la generano. Affrontare i meccanismi generatori di violenza significa individuare i processi che all’interno delle istituzioni la producono. Non credo che una persona matura civile e responsabile, potrebbe dichiararsi favorevole alla violenza, anche quelli che ne fanno ricorso diranno di essere stati costretti. Quello di cui ha bisogno il paese per contrastare la violenza è soprattutto una diagnosi netta, impietosa nel mondo dei giovani, degli emarginati, delle famiglie in difficoltà. E perché no c’è bisogno di vedere come partecipare alla costruzione di un mondo migliore,una società più equa e più giusta.
Mi fermo qua e non voglio cadere nel rituale della condanna alla violenza, o della solidarietà che non costa niente e si dà a tutti,,ma ribadire invece, che per affrontare e combattere davvero la violenza, ci vuole coraggio:un coraggio diverso da quello fisico;e onestamente in giro non se ne trova molto. Anch’io a volte non riesco ad avere il coraggio che si richiede e me ne dolgo. Così come credo di avere le mie responsabilità e poco conta se sono piccole rispetto a coloro che amministrano il paese da tre lustri. Accettare lo status quo, invece, è più facile, più comodo meno rischioso. Attribuire all’altro le proprie ansie, paure o fini, è un meccanismo di difesa con cui si evita di prendere coscienza della realtà, propria e altrui. E non vorrei essere scambiato per violento se affermo che odio la violenza e apprezzo la politica della militanza, della passione, dei sacrifici, delle idee e degli ideali. Se auspico un ravvedimento del sindaco e un comportamento più attento ai contributi dei consiglieri dell’opposizione, in fondo lo facciamo per un solo scopo e senza tornaconto:per amore del nostro paese e per le nuove generazioni.
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