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Cronaca Redazione 07 luglio 2012 01:23 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Due belle parole del vocabolario italiano
MARIGLIANELLA - Sono un geologo dell’area nolana, precisamente di Mariglianella, ho deciso di scrivere questa missiva, credendo di esprimere un’opinione comune, più o meno condivisibile dalla maggioranza dei 15000 geologi italiani (categoria non particolarmente numerosa e peraltro spesso soffocata da un forte ostracismo).
Nonostante l’ennesima catastrofe che ha colpito l’Emilia Romagna, che ha portato all’attenzione, questa volta in modo più evidente che in altre occasioni, quanto importante e strategica sia la conoscenza geologica del nostro territorio, proprio all’indomani di questo terremoto, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici propone una modifica sostanziale ad alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 nella direzione opposta a quella della conoscenza e conseguentemente a quella della prevenzione. Una modifica che si esplicita con la scomparsa di quell’elaborato progettuale fondamentale, che è la relazione geologica, e con essa tutto quel bagaglio di conoscenze che consente di operare scelte compatibili con l’assetto del territorio.
Mi chiedo e chiedo alle persone di buon senso: “è possibile costruire un edificio semplice o modesto in un’area in frana o in un’area di possibile esondazione di un fiume o in un’area di possibile liquefazione dei terreni o in tanti altri scenari di rischio, aspettando che esso crolli e arrechi danni a persone e a cose”? Non possiamo permettercelo, perché già troppe volte questo è accaduto!
Non è possibile che in questo Paese si continuano a piangere i morti, a fare il conteggio dei danni, a proclamare nuove iniziative ed importanti disegni di legge nella direzione di una cultura della prevenzione, e poi continuare nel solito e perseverante ostracismo nei confronti della geologia, nei confronti di chi può contribuire allo sviluppo di questo Paese.
Basta parlare della prevenzione all’indomani delle tragedie senza mai farne realmente tesoro. Senza far tesoro di quello che la storia italiana ci insegna ormai da almeno 50 anni (l’anno prossimo ricorrerà il 50° anniversario di una orribile tragedia, quella del Vajont, che per certi versi segnò l’inizio della professione di geologo).
Non è ammissibile quello che ai più è sembrato un atto di pura arroganza, con il quale il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Ministero delle Infrastrutture hanno aggirato due recenti sentenze del TAR Lazio, che avevano reso giustizia alle competenze ed alla cultura geologica, proponendo una modifica di legge, non attraverso un normale iter parlamentare, ma introducendo la stessa modifica, che non ha alcun requisito di urgenza, nel D.L. n. 85/12 “Misure urgenti per la crescita del paese”.
Credo fermamente che i geologi abbiano la consapevolezza, forse anche un po’ la presunzione, di affermare che la geologia possa contribuire allo sviluppo di questo Paese, di sicuro la competenza per poter mitigare i rischi dei nostri territori, contribuendo a creare scenari di maggiore sicurezza per le nostre città e per le nostre campagne.
Spero vivamente che il Parlamento non sostenga questa deriva anti geologica e dunque anti prevenzione che si sta affermando in Italia, laddove si invocano falsi criteri di semplificazione.
P.S. parte del testo è stato estratto da una missiva indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, a firma del presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
dott. Carmine Negri Cerciello
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