19/04/2024
(172 utenti online)
Cronaca Redazione 22 febbraio 2012 16:29 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Nuovamente alla sbarra, per associazione di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni e allo spaccio, quindici persone, tra cui il boss Giuseppe Castaldo (detto o’commerciante). Tra gli imputati - tutti del territorio - anche due donne. Dopo la chiusura del primo grado nel febbraio 2011 (con pene complessive pari a 200 anni circa di carcere e diverse centinaia di migliaia di euro di multe), in corso, infatti, alla seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli il procedimento che vede imputati Castaldo Giuseppe, Castaldo Virginio Luigi, Castaldo Franco, Castaldo Rosario, Caliendo Giovanni, De Filippis Antonio, De Fillippis Francesco, De Filippis Pasquale, Fusco Salvatore, Guercia Salvatore, Pianese Saverio, Vaccaro Giovanni, Valentino Giuseppe, Volpe Amalia, Moscatello Anna. Ieri l’udienza con quasi due ore di relazione introduttiva del Presidente del Collegio - la dottoressa Catena - che ha illustrato i motivi della sentenza emessa un anno fa al Tribunale di Nola, nonché i motivi d’appello dei difensori dei singolo imputati. La requisitoria del pubblico ministero D’Onofrio della Direzione Distrettuale Antimafia è attesa, invece, per il 28 febbraio prossimo.
Tra marzo e aprile, prenderanno, quindi, la parola gli avvocati, tra cui Alfano, Guida, Carpino, Pepe, Riccio, Sgambato, Ricciulli, Spiezia, Napolitano, Graziano, Bianco, Tatarini, Rossi, Buonaiuto, Marfella e De Falco. La sentenza di secondo grado potrebbe essere emessa tra il 12 e il 19 aprile 2012. Saranno, quindi, nuovamente ricostruiti gli episodi di estorsione e di spaccio, perpetrate in città, tra il 2006 e il 2008, su cui si fonda l’intero impianto accusatorio. Un impianto accusatorio confermato anche dalle dichiarazioni di qualche pentito e da intercettazioni ambientali eseguite dagli inquirenti: le conversazioni tenute in carcere dagli imputati con i loro familiari sarebbero state monitorate. Sullo sfondo delle azioni sul territorio del clan Castaldo, una faida con i referenti locali dei Mazzarella (forti di un accordo di non belligeranza con i Sarno, che controllavano, all’epoca, diversi comuni dell’area nolano - vesuviana), una guerra avviata dai locali, capeggiati proprio da Peppe o’commerciante, per ridurre in minoranza e cacciare dalla zona i napoletani.
Parliamo di uno scontro diventato anche armato, come attestano alcuni episodi di esplosioni d’arma da fuoco su cui hanno indagato le forze dell’ordine. Si tratta della ricostruzione - a prescindere dalla specifico degli argomenti affrontati processualmente - di anni drammatici soprattutto per le vittime di racket. Prima della faida agli imprenditori era imposta una richiesta estorsiva: in linea di massima si chiedeva il pagamento del 5% del valore dell’appalto, ai commercianti di acquistare dei gadget in occasione delle festività. Con lo scontro tra locali e napoletani, le richieste erano diventate due. Non sempre c’era un limite. Giuseppe Castaldo, considerato da molti un capo carismatico e senza paura, subentrato progressivamente ad Antonio Capasso (o’sfaldista), tra un periodo e l’altro di latitanza e di carcerazione, aveva un unico obiettivo principale, per l’appunto riprendere il controllo del territorio. Appena intravista un’occasione favorevole, l’aveva colta.
Aveva ricostruito il sodalizio locale. Aveva, quindi, imposto nuove regole soprattutto in due settori: per l’appunto estorsione e spaccio. Con tutti mezzi, finanche botte, minacce e sparatorie, aveva cominciato ad intimidire i referenti dei Mazzarrella. Quest’ultimi erano riusciti a fortificarsi sul territorio negli anni precedenti, trasformando il quartiere 219 in una sorta di roccaforte, con tanto di sentinelle. Erano stati, tuttavia, indeboliti da operazioni delle forze dell’ordine, accompagnate da raffiche di arresti. Si erano ritrovati, quindi, a fare i conti con le indagini degli inquirenti da una parte e con gli attacchi degli avversari dall’altra, fino ad arrivare a soccombere. Il secondo grado di giudizio agli imputati servirà, quindi, a fare ancora il punto sui movimenti, gli accordi e i disaccordi, le modalità d’azione, le attività preferenziali della mala locale.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti