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Cronaca Loredana Monda 13 settembre 2011 21:55 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
In alcune scuole della nostra area, come dell’intera Campania, la campanella è già suonata, segnando l‘inizio di un nuovo anno. In altre, suonerà il 14 settembre. Le vacanze sono finite. Si ritorna suoi banchi di scuola, alle prese con vecchi e nuovi libri scolastici, docenti simpatici e antipatici, mezzi di trasporto che non funzionano o funzionano a singhiozzo. Il tutto avviene in un periodo di riforme incerte e confusionarie che accresceranno le fasce di decennale precariato, nonché di crisi economica e aumento dei prezzi.
Le famiglie subito percepiranno la differenza all’atto di acquisto dei libri di scuola, più cari, in alcuni casi non trasmissibili da un figlio all’altro, praticamente rinnovati, come spesso accade, solo nella copertina, però da sostituire per la richiesta di dotarli di una versione online. Sicuramente più penalizzato dalle scelte delle riforme del Governo Berlusconi, il nostro Mezzogiorno, già disastrato, sempre più abbandonato e mortificato. Con l’inizio di un nuovo anno scolastico, viene normale chiedersi quale futuro si stata delineando per i nostri studenti, ancora pieni di aspettative, ma residenti in una zona, fortemente condizionata dalla crisi economica (non è un caso se continuano a proliferare le attività di “compro oro” e se stanno facendo la loro ricomparsa i libricini di pagherò), alle prese con le problematiche che attanagliano il mercato del lavoro e delle professioni, con l’agricoltura che non è più caratterizzante, l’artigianato in difficoltà e i maggiori indotti industriali a rischio.
A parlare delle problematiche del settore scuole a tutti i livelli c’è sempre stato solo un sindacato la Cgil, a cui va riconosciuto il merito d’aver intravisto i disastri di certe manovre prima che cominciassero a concretizzarsi. Per il resto, il vuoto assoluto, il silenzio assordante. La sensazione è che - nella maggior parte dei casi - manchi un minimo di raccordo tra le istituzioni locali, le scuole, le associazioni, i sindacati, le forte sociali in genere, nell’intento di perseguire e centrare obiettivi comuni. Con le dovute ed evidenti eccezioni, le stesse scuole sembrano chiuse su se stesse, lontane da ogni forma di stimolo e di collaborazione. Gli standard istituzionali sono ancora troppo bassi rispetto anche ad altre zone campane. I limiti delle scuole non possono essere addebitati solo alla carenza di fondi, con i quali certamente si sono dovute confrontare anche quelle strutture, rare ma pur esistenti, che sono diventante, invece, dell’eccellenze.
Sono dettati, forse, da scarsa sensibilità verso precipui fattori culturali, tecnici e scientifici, nonché addebitabili ad uno sperpero di denaro in manifestazioni e progetti mediocri per contenuti e per forma, lontani anni luce da una realtà circostante. Ebbene, una scuola che deve confrontarsi con alunni figli di una realtà tecnologica ed informatica, abituati all’uso quotidiano del computer e di internet, dovrebbe offrire ben altro, per scelta governativa certo, ma anche territoriale, facendo leva su quell’autonomia che le è stata riconosciuta.
Per le ragioni espresse ognuno di noi dovrebbe attivarsi per spronare il settore scuola ad avere una visione equilibrata e moderna della società, al passo con il mutare dei tempi. Si parla solo di libri in versione online. Viene, tuttavia, da domandarsi quante scuole siano, ad esempio, dotate di lavagne multimediali per ogni classe, di computer e di reti internet sempre attive per avere apportata di mano una visione sempre aggiornata della realtà globale. Certi mezzi consentono d’arricchire le spiegazioni tradizionali, magari di immagini, di video, di musiche che rendono la realtà scolastica più vicina a quella esterna.
Perché non fornire ai ragazzi sempre nuovi stimoli di riflessione su quanto accade intorno a loro, ad esempio in economia, in politica e nelle istituzioni, nel mondo del lavoro, nella ricerca. Nei periodi di crisi, si pensa di recuperare soldi attuando sempre tagli in due settori, penalizzati e sottovalutati ma chiave in una società giusta, solidale, sana: quello delle politiche sociali e dell’istruzione e formazione. Perché non pensare alle famiglie in crisi, a chi ha voglia di migliorare ma scarsi mezzi? Si sono tagliate persino le borse di studio in Italia, quindi anche nelle nostre zone, quando si dovrebbe considerare, invece, almeno di sostenere le famiglie con la distribuzione di testi scolastici, magari attuando maggiori controlli sulle case editrici. I fondi potrebbero essere recuperati, contenendo gli sperperi per manifestazioni mediocri.
Ci siamo soffermati sulle cose che sono evidenti, sotto gli occhi di tutti da anni, ma quanti sanno cosa accadrà da qui ad un anno - con scelte da effettuare entro fine ottobre - anche sui nostri territori grazie alle riforme scellerate, mai criticate e avversate neanche dalle nostre amministrazioni locali che le subiscono? Il futuro delle nostre scuole - con già tanto da rivedere - non è florido e confortante. Nonostante tutto, facciamo tanti auguri ai ragazzi, esortandoli a difendere sempre la scuola e l’istruzione, difendendola anche dagli attacchi, dalle critiche, dai raccomandati, con passione, con amore, con dedizione. La conoscenza è il motore d’ogni cosa. L’unica vera ed efficace arma contro l’arroganza, la violenza, l’illegalità.
Andrea America - Loredana Monda
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