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Cronaca Redazione 11 luglio 2011 15:03 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Condannati ad otto anni di reclusione gli arrestati dell' Operazione 'Suleyman 2'
Sono stati condannati ad otto anni di reclusione i membri dell’organizzazione criminale arrestati nell’ambito dell’operazione “Suleyman 2”, condotta contro un gruppo di pushers operanti a cavallo delle del Cassinate e del Sud Pontino. Il Tribunale di Napoli, quindi, ha confermato in pieno l’assunto accusatorio in base al quale, l’otto giugno del 2010, la Squadra Mobile di Frosinone, in perfetta sinergia di lavoro con la Questura di Latina, aveva smascherato ed annientato una ben organizzata bando di spacciatori di sostanze stupefacenti, arrestandone tutti i membri.
A finire in manette ben 6 persone, che gli inquirenti ritengono legate a filo doppio con il clan napoletano degli “Scissionisti”. Parliamo del presunto capo del sodalizio delinquenziale, il 43enne napoletano Riccardo Cerullo, pregiudicato per reati specifici e per rapina(il suo primo arresto era avvento nel 2008 a Pignataro Interamna, dove, latitante, si era rifugiato), e della sua compagna, Brunella D’Errico, di 23 anni, anche residente in Napoli e già nota alle Forze dell’Ordine. Posto che, subito dopo l’arresto, la donna era stata associata al carcere di partenopeo di Poggioreale, a Cerullo, detenuto nel penitenziario di Frosinone per altro tipo di malefatte, l’ordine di carcerazione che lo riguardava è stato notificato in carcere.
Tra gli altri componenti della gang di venditori di morte, che erano dediti soprattutto allo spaccio della cocaina(Cerullo e i suoi se la procuravano rifornendosi direttamente presso le megacentrali dello spaccio di Secondigliano e Scampia), figurano il 50enne Albino Canci, pregiudicato napoletano da tempo stabilitosi a Cassino, il 30enne Daniele Salvatore, pregiudicato, residente a Cervaro, e gli ancora incensurati Massimo Mastronicola, 41enne di Aquino, e, Bruno Di Veronica, 52enne, nativo di Boville Erniche, di fatto domiciliato ad Aquino.
La particolare attenzione che la gang poneva nel tentativo di proteggersi dagli occhi, per loro indiscreti, dei Tutori della Legge(ognuno degli arrestati aveva fatto montare telecamere ed attrezzature video intorno alle proprie abitazioni e all’interno delle loro automobili) non è servita ad evitare che la mannaia di che vive onestamente e, soprattutto, di quanti soprassiedono alla difesa a alla tranquillità del territorio si abbattesse sulle loro teste, dandogli un buon servito che certamente ricorderanno per tutta la vita.
Daniele Palazzo
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