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Cronaca Redazione 05 gennaio 2011 23:15 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Lettera Aperta al Sindaco di Nola
NOLA - Siamo indignati, come cittadini e come soci di un sodalizio operante sul territorio da quasi trenta anni. In queste ore assistiamo all’ennesima strumentalizzazione politica di una vicenda che, invece, andrebbe affrontata diversamente. La situazione del Villaggio Preistorico di via Croce del Papa è a dir poco allarmante ma nessuno si espone in prima persona, con serietà, per risolvere il problema. Oggi tutti hanno da dire qualcosa addossando le colpe del disastro a questo o quel partito politico.
Purtroppo il Villaggio, venuto alla luce per caso nel 2001 durante i lavori di scavo per la costruzione di un supermercato, è sempre stato al freddo e al gelo, proprio come il nostro Bambinello Gesù.
La scoperta, che richiamò archeologi di fama mondiale, come la Livadì, si rivelò un vero e proprio “unicum mondiale”, tanto che sul caso diverse riviste internazionali mostrarono particolare interesse come lo stesso Piero Angela, da sempre cultore di patrimoni storico-artistici, che curò una puntata all’interno della sua trasmissione Superquark.
Il sito fu acquistato poi dalla Regione Campania dall’allora Governatore Antonio Bassolino con uno stanziamento di circa 1 milione di euro, per poi essere affidato alla Soprintendenza.
Alla sua manutenzione ordinaria, crediamo sempre autorizzati dalla Sovraintendenza, in questi anni ci ha pensato l’Associazione Meridies guidata fino a qualche mese fa da Angelo Amato De Serpis.
Non è sicuramente questa la sede opportuna per ricordare gli sforzi fatti da Meridies per pubblicizzare il sito e renderlo accogliente, facendosi carico nell’estirpare erbacce e fare da guida ai tanti turisti che ne facevano richiesta.
Anche se non ci sono registri, i visitatori del sito nel corso degli anni sono stai oltre 100 mila, tutti piacevolmente colpiti dalla bellezza straordinaria del posto. Addirittura un gruppo di turisti inglesi tempo fa donò all’Associazione 700 euro che furono poi utilizzati per costruire una pensilina di accesso al sito. Un gesto nobile che ribadisce ancora una volta un concetto importante: le istituzioni regionali e nazionali, compresa la Sovrintendenza, sono stati parchi nei confronti di un reperto archeologico, da sempre oggetto di invidia a livello mondiale.
Ma si sa, a Nola, come in altri comuni, spesso piove sul bagnato e, ben presto, precisamente nel 2006, a rendere difficile la vita del Villaggio ci pensò la falda acquifera a minacciare le capanne.
La prima petizione al Capo dello Stato e al Ministro dei Beni Culturali per la salvaguardia del Villaggio la inviammo proprio noi, purtroppo senza un esito positivo. A raccogliere l’invito per risolvere il problema della falda acquifera fu la Gori, società di gestione del servizio idrico dell’Ato 3, che mise a disposizione pompe idrauliche per evitare l’allagamento delle capanne. Un aiuto rivelatosi però vano perché la falda ha continuato a sommergere le capanne.
Fu chiesto un aiuto economico alla Regione, proprietaria del bene, ma la stessa non predispose alcun progetto per risolvere il problema. Ed arriviamo ad aprile 2009. La Giunta Regionale, capeggiata dal Governatore Bassolino, stanziò 21,2 milioni di euro per finanziare la ristrutturazione e valorizzazione di importanti siti e beni archeologici ricadenti nell’Area Nolana.
Su un numero speciale del BURC, datato 30 maggio 2009, che porta il nome di “Intesa Istituzionale del Nolano”, furono affissi in tutto il Nolano manifesti 6x3 per pubblicizzare l’importante provvedimento.
Ebbene, per il Villaggio preistorico di Nola furono stanziati appena 99 mila euro per l’attività didattica, soldi che dovevano servire alle guide turistiche per accogliere gli studenti che visitavano il sito, senza tener presente che l’acqua stava inghiottendo il Villaggio, mentre per altri siti, S. Paolo Belsito, Castel Cicala, Avella, Pago la restante parte.
Al danno la beffa. Si perché, dei 21,2 milioni di euro stanziati con cartelloni pubblicitari, il Nolano non ha mai visto nemmeno un centesimo. Questa è la vera storia di un bene archeologico che è riuscito a sopravvivere per oltre 4.000 anni sottoterra per poi morire nel giro di meno di un decennio in superficie, per incuria e indifferenza. Non è pensabile, come sostiene il Soprintendente Vecchio, rinterrare il Villaggio considerato che non ci sono i mezzi economici per salvarlo.
I finanziamenti per salvare il sito devono essere stanziati dalle istituzioni preposte. Pertanto invitiamo il dr. Vecchio a riposarsi, se è stanco, godendosi la meritata pensione. Nel prossimo futuro ci auguriamo una maggiore attenzione dei beni archeologici ed un rilancio del Museo Archeologico.
Nel frattempo invitiamo il Sindaco a convocare un tavolo di concertazione che veda riuniti la Regione Campania (proprietaria del bene), il Ministero dei Beni Culturali e la Sovrintendenza per salvare un bene di inestimabile valore storico e di accertare se il fenomeno della falda acquifera interessi anche le abitazioni private circostanti, salvaguardando così l’incolumità della numerosa popolazione della zona.
Ass. Naz. Amici del Marciapiede - Nola
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