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Cronaca Redazione 01 gennaio 2011 00:10 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Visto e raccontato dal Prof. Paolo Di Somma frate francescano
MARIGLIANO - Tardi mi sono accorto di essere un malato, un malato della mia terra:il territorio che sta da Marigliano a Somma Vesuviana .Per il mio ministero sacerdotale, sono stato in Brasile, in Messico,in Canada, in Israele. Davanti alle immense terre del Brasile con alberi giganteschi caricati di frutti straordinari, guardando le stupende cascate del Niagara e camminando nelle città che ricordano la vita del Signore, avvertivo nel mio cuore il richiamo della mia terra, della mia casa. Nel territorio sopra accennato è molta viva la devozione a S. Francesco. Quando ero bambino, ne ho fatta esperienza, mio padre quando spillava il vino nuovo, ne metteva una damigiana piena da parte e diceva questa serve per S.Francesco. Io non capivo e fra di me pensavo: ma S. Francesco beve il vino? Capii tutto, quando venne il frate guardiano del vicino convento di S. Vito: Ringraziò mio padre per l’offerta del vino e mi fece una carezza dicendomi: tu diventerai frate.
Fu davvero un profeta. S. Francesco è il mio Santo. Mi ha plagiato del tutto. sento come Lui la bellezza della natura che mi circonda : dal brillo della stella lontana col piccolo fiore del prato. Le tante parole che cantano la potenza, la bontà,e la bellezza di Dio .Capisco quanto dice il grande poeta Dante nella prima terzina del Paradiso: La gloria di colui che tutto muove per l’universo penetra e risplende in una parte più e meno altrove.
Insieme con il mio Santo, cammino nei sentieri del tempo ringraziando il Signore per il grande dono della vita.
Quando si avvicina il Natale , il mio cuore batte forte come un cavallo inquieto e il mio pensiero sbanda e pensa: Dio l’immenso, il Creatore di tutte le cose si fa uomo!
Al suo grande amore come posso corrispondere? Come S. Francesco a Greccio, vado davanti al presepe e vivo nella fede il grande mistero.
Dopo alcuni anni , sono tornato al convento di S. Vito. Fin dal mese di ottobre ho sentito un continuo picchiettare nel chiostro e mi sono reso conto che si stava preparando il Presepe Vivente. Ai primi del mese di dicembre, il chiostro mi sembrava un cittadina particolare: qua una pizzeria; là un forno; li la sedia dei magi. Poi ammiro la grotta della natività li resto senza parole!
20 dicembre 2010: E’ una giornata fredda e piove a dirotto, scendo nel chiostro e incontro Alfonso Pisciotta: la mente di tutta questa organizzazione , da lui conosco che tutte le associazioni laiche che operano in convento, dagli araldini ai masci sotto la sua direzione , realizzano il Presepe Vivente: è questa una realtà francescana. II sentirsi uniti e volersi bene,
Verranno visitatori il 26 dicembre 2010? Alfonso con entusiasma mi conferma che il numero non si può calcolare, saranno tanti!
Aspetto anch’io con ansia!
Sono salito dal chiostro, mentre si allontanavano i visitatori che, a centinaia sono venuti al convento.
Vorrei andare a dormire, ma non ho sonno. Rivedo tutte le scene del Presepe vivente. Mi sono rimasti impressi tutti i personaggi : mi sono fermato d’avanti alla grotta dell’Annunciazione, ho meditato sull’amore di Dio che si fa uomo…..
Interessante la rappresentazione dei re Magi: quello che sedeva sul trono mi è sembrato simile alla statua di Galibardi , che sta a Napoli nella piazza a lui dedicata solenne, poi il Re Erode con la sua corte: l’unica scena artistica, a differenza di tutte le altre che riportano la vita degli agricoltori e dei pastori ai tempi di quanto nacque Gesù.
Non riuscivo a dormire e rivedevo Caifa, l’arrotino, il calzolaio, le venditrice di frittelle, quelli che davano il cibo ai mendicanti: pane con olio; poi mi fermo davanti alle tessitrici,a quelle che preparano gnocchi e poi davanti alla locanda,ammiravo l’abilità della persona che prepara la salsiccia. Passano davanti al mio sguardo : il cavallo, il maniscalco che nella sua abilità trasforma una barretta di ferro in un ferro da cavallo con tanta passione quasi da ammaestrare quanti in sosta chiedevano del suo operato; l’asinello bianco razza rara, il bue, i pulcini , le caprette, le pecorelle e poi le palme e le piante di ulivo……..
Rivedo ancora il tutto: che brilla il Natale di quest’anno!
Tutto Francescano.
Mentre sto per prendere sonno, sento i miei cari fratelli che parlano a voce alta nel corridoio magnificando quanto hanno ammirato anche loro. Distinguo la voce di ognuno: il superiore P. Gennaro: più che materno;F. Giovanni:perfetto di nome e di fatto; F.Giovanni: bianco nel suo parlare e notte sue azioni; P. Pio: senza capelli, ma con molte virtù; F. Maurizio: con tanti doni ricevuta dal Signore quanti sono i peli della sua barba.
C’è ormai silenzio…….Mi viene il sonno…. Tutto si confonde nel buio della tristezza, lentamente le mie labbra si muovono ……
Laudato sii mio Signore…………Sempre……. Signore.
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