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Cronaca Redazione 13 giugno 2010 01:31 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANELLA - La crisi dei rifiuti ora è a Palermo: perché nessuno ne parla? I media su Napoli furono straripanti, oserei dire spietati nel fotografare la realtà di quei giorni. In Sicilia invece, governata dalla destra, la monnezza non fa notizia, mi chiedo: c’è una mondezza di destra e una di sinistra? Confrontando le due emergenze rifiuti, quella di Palermo e di Napoli sembrerebbe proprio di dovere operare una distinzione ideologica.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli assunse, prima delle ultime elezioni nazionali, un paradigma di malgoverno locale. La copertura mediatica sulla questione fu un fiume in piena, che in pochissimo tempo straripò e allagò la maggioranza delle menti italiane, soprattutto quelle profane. Apprendemmo tutto ciò che serviva conoscere sulle discariche inagibili, sullo sporco affare delle ecoballe, sulle assunzioni truffaldine nelle società che dovevano occuparsi del servizio, sulle contraddizioni tra perizie, consulenze, piani di supercommissari, sulla debolezza strutturale della tecnologia relativa ai termovalorizzatori. Parole come sversamento, rifiuti tossici, secco e umido, raccolta differenziata entrarono nel nostro lessico quotidiano.
Poi, arrivò il miracolo. Berlusconi elesse la soluzione dello smaltimento della monnezza campana a priorità assoluta del suo programma di governo per i primi cento giorni. Qualche sopralluogo a Napoli del Cavaliere a muso duro e la monnezza scomparve come di incanto, inghiottita da una magica quanto provvidenziale voragine.
Via dunque dagli schermi televisivi cassonetti stracolmi, case assediate da sacchetti putrescenti e strade invase dal pattume. Tutto risolto?
Chi vive a Napoli o nelle zone limitrofe sa bene che il peggio è passato ma nutre seri dubbi sulla eliminazione totale della criticità. Per il resto d’Italia la monnezza napoletana, semplicemente, non è più all’ordine del giorno.
Da qualche settimana, in un’altra capitale del Sud, Palermo, amministrata, oggi, al contrario di Napoli, da una amministrazione di centrodestra, si ripropone ancora la monnezza. Le vecchie immagini di cumuli di rifiuti ai bordi delle strade di Napoli e a Palermo, potrebbero sovrapporsi. Roghi sinistri illuminano le notti del capoluogo siciliano e l’emergenza si va estendendo a quasi tutte le realtà urbane dell’isola.
Le società addette allo smaltimento registrano forti passivi e non pagano gli stipendi a un organico sovradimensionato di dipendenti in sciopero permanente. I mezzi utilizzati per la raccolta sono obsoleti e comunque fuori uso. Tra le note di colore c’è uno spreco di fondi da parte di funzionari del settore, a base di viaggi per gemellaggi di monnezza nel Dubai a sette stelle. Un progetto per la costruzione di quattro termovalorizzatori è fermo perché qualcuno ha fiutato area di grande imbroglio.
Le discariche sono ormai al collasso! Berlusconi, aiutaci tu! Niente da fare. La monnezza di destra non rappresenta un problema, non costituisce notizia neppure per gli anni zero, i ballarò, i porta a porta di turno, non sembra richiedere alcuna roboante e salvifica apparizione. Sembra sdegnosamente rifiutata, come attività di interesse, perfino da Cosa nostra. Chissà perché?
Si indaga su questa differenza di trattamento (in senso metaforico). Finora, è emerso un unico dato certo, completamente ignorato dal nostro primo Ministro, il fetore della monnezza di sinistra è uguale preciso a quello di destra. Ruba un regno e ti chiameranno RE!
Carmine Negri Cerciello
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