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Cronaca Redazione 22 febbraio 2009 23:44 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
“Il via alla nuova iniziativa culturale del professore Emilio Piccolo.”
ACERRA - E’ stato inaugurato venerdì 26 gennaio scorso il ciclo d’incontri culturali che si terranno ogni mese al Castello Baronale a cura del professore Emilio Piccolo, con la presentazione del libro “Il filosofo e la Birichina” di Sergio Lambiase. Alla Tavola Rotonda, assieme all’autore, erano seduti anche Aniello Montano e Tommaso Esposito, in qualità di moderatore. Nonché il professore stesso, certo.
L’evento ha avuto inizio attorno alle 18.00 con la lettura di alcuni frammenti del libro. Due le voci che si sono fuse con le note del sax e del piano di Enzo Nini e Lello Caccavalle, i musicisti invitati, i quali hanno ben saputo accompagnare i due giovani lettori, Domenico Messina e Mariarosaria Piscitelli, assecondandone i timbri così differenti per forza di cose ed ogni singola sfumatura; riempiendo vuoti fra una frase e l’altra che tutto erano tranne che tali. Nei panni del filosofo-icona Benedetto Croce l’uno e in quelli della splendida Lou Andreas Salomè l’altra; loro i protagonisti del libro di Lambiase, infatti, che ha voluto con le sue pagine spogliare il Napoletano dall’aura austera che l’aveva circondato post mortem per rivestirlo invece d’un abito più umano; restituirgli ciò che di lui era stato dimenticato.
Non è solo la sfera emotiva della sua vita ad emergere nel fantasioso romanzo di poco più di 100 pagine, probabilmente. C’è molto molto altro nella breve ma intensa liason amorosa fra la musa degli intellettuali del ‘900, la birichina, ed il Croce, il filosofo; piccoli segreti di un’esistenza che va rivelando la sua essenza più vera poco a poco, per vie traverse. Questo hanno tenuto a sottolineare i moderatori, che sono riusciti senza sforzo a mantenere alta l’attenzione degli astanti. Lo stesso autore, anche quando restava a bocca chiusa, catalizzava su di sé gli sguardi, con quel cipiglio apparentemente severo e quello sguardo indecifrabile che altalenava dall’uno all’altro interlocutore.
Uno spirito molto più gioviale, al contrario, quello dimostrato dal tono del suo discorrere, privo di fretta e sereno, nonostante le molte critiche ricevute in precedenza. Anche da alcuni diretti discendenti del Croce, che hanno giudicato il mettere su carta di Lambiase la fittizia relazione – è con dispiacere che ne va sottolineata la reale natura – quasi come un atto vandalico, vedendone deturpata l’immagine così come potrebbe essere fatto con un’opera d’arte. Spostare la luce dei riflettori su i difetti di quello che in fondo resta sempre un uomo, però, per una volta, ha un senso differente: è voler evidenziare la perfezione dell’imperfezione; osservare con meraviglia tutte le singole gradazione di colore di un quadro impressionistico che ferma un attimo, uno soltanto, anche se fiabesco, della vita di uno dei personaggi che hanno fatto la storia d’Italia.
Uno dei mille aspetti di una personalità così varia com’è potuta essere quella di Benedetto Croce. Quello più intimo. Prossimo appuntamento il 24 marzo, si esibiranno i Wifi in un concerto diverso da quelli ai quali il nostro immaginario è abituato e verrà allestita una mostra a cura di Felice Garofano. Il 18 aprile sarà la volta d’un altro poeta, Antonino Conciliano ed infine, a maggio, verrà finalmente data risposta ad un interrogativo che da tempo continua silenziosamente ad affliggerci: c’è ancora vita sulla terra?
Annamaria Bianco
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