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Cronaca Redazione 19 giugno 2010 16:50 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
NOLA - Merita particolare attenzione l’ordinanza n.34/10 del Sindaco Biancardi (divieto di tenere le cd. “tavuliate”) per diversi ordini di motivi.
In primo luogo, l’ordinanza non appare sufficientemente motivata, risolvendosi a far riferimento a motivi di “ordine pubblico” e a presunti episodi di malcostume che si sarebbero verificati dopo le cene negli ultimi due o tre anni.
In secondo luogo, sembra che l’ordinanza volutamente o inavvertitamente ignori che la “Festa” è un evento popolare che si esprime nei modi e nelle forme che va assumendo secondo la cultura dominante, di tempo in tempo.
Sul primo punto, si rappresenta che la festa è caos aggregativo e motivi di ordine pubblico si riscontrano anche in altre occasioni, dal trasporto dei gigli spogliati, alla stessa processione del busto di S. Paolino, alla sfilata dei Comitati, all’intera giornata della domenica della ballata, durante la quale pure si sono determinate, da sempre, occasioni di malcostume civico e di pericolo.
Sul secondo punto, si riterrebbe logico ed opportuno che l’analisi delle manifestazioni della festa, comprese dunque le “tavuliate”, fosse lasciata alla competenza di studiosi del ramo e cioè antropologi, sociologi, etnologi e storici e non esclusivamente al buon senso di un giurista come il Sindaco o di uomini di disciplina come il Commissario di P.S., l’Ufficiale dei Carabinieri e il Comandante della Polizia Urbana.
Il Sindaco, ne siamo certi, richiederà alle suddette forze dell’ordine una presenza costante ed efficace.
Viene pure tirato in ballo a giustificazione l’UNESCO, che manderebbe a Nola osservatori per verificare se la nostra è una festa ordinata e disciplinata e non già per interpretarne il vero spirito popolare, le manifestazioni originali, cioè uniche, inimitabili, inconfondibili.
A Città Viva sarebbe sembrato più equilibrato e benaccetto che il Sindaco, come aveva anticipato, avesse provveduto a regolamentare le “cene”, eliminando le sconcezze e le esagerazioni di cui si parla. Così facendo, avrebbe anche lasciato intendere la sua volontà di riassegnare al popolo nolano la titolarità della festa, oramai ristretta alla solita cerchia di addetti ai lavori, ai quali fa sempre più spesso riferimento la politica non solo locale.
Comunque, una festa popolare non può ripensarsi in termini elitari se non addirittura aristocratici.
Ci auguriamo, pertanto, che tra l’Amministrazione ed il popolo nolano si instauri un processo di recupero dei valori della festa senza reconditi fini, ora che la promessa regolamentazione si è trasformata nel più classico dei divieti.
Il Capogruppo Cons. Luigi Conventi
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