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Cronaca Annamaria Bianco 01 giugno 2010 00:13 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
ACERRA – La città di Acerra è forse uno di quei pochi paesi, in Italia, che può dire di avere non soltanto più di un Santo patrono, ma persino due e, come bonariamente e con ironia affermano i cittadini, pure extracomunitari! Secondo la tradizione, infatti, San Cuono ed il figlio dovevano essere originari di Iconio, una fiorente e importante città dell'Asia Minore (oggi sotto il nome di Konya, in Turchia).
San Cuono padre sarebbe vissuto nel III sec. d.C. circa, sotto il regno dell'imperatore Aureliano, e probabilmente era di agiate condizioni, oltre che sposato con una donna di fede cristiana. Dopo un periodo di lunga sterilità alla coppia sarebbe nato un figlio, come dono del Signore per la insistenti preghiere rivoltegli in tal senso. Di questo bambino però il nome è sempre stato ignoto e pertanto, si è supposto che fosse identico a quello del padre e, per distinguere i due, si è sempre appellato il piccolo col vezzeggiativo “Conello”.
La leggenda vuole che al suono della voce del Santo, implorato dagli abitanti della sua terra natia, un torrente che impediva il transito nei pressi di quella città avesse deviato il suo corso, provocando però un’inondazione nei paesi vicini. Anche a questo egli pose rimedio: di nuovo pregò il signore ed il vecchio percorso venne ripristinato. Quando morì sua moglie però, si ritirò in solitudine, dedicandosi alla vita contemplativa e ascetica. Il figlio, intanto, avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica, a soli 12 anni sarebbe risultato già diacono, dedito all'assistenza spirituale e materiale dei diseredati.
Entrambi, in ogni caso, conclusero la propria vita da martiri, durante la nona persecuzione dei cristiani, intorno al 275 d.C., probabilmente il 29 maggio. Ed è in questa giornata infatti che la città di Acerra festeggia il culto dei due patroni, giunto in terra nostrana probabilmente attorno al IX sec. D. C., in seguito alla lotta contro le immagini sacre, che dall'Oriente portò molti monaci di quelle regioni a rifugiarsi nell'Italia meridionale. Poichè il territorio acerrano allora era una zona paludosa, da bonificare, il "miracolo dell'acqua" operato da S.Conone nell'Asia minore e tramandato fin qui, certamente fece sì che la città lo accogliesse con lo stesso fervore del suo popolo d'origine e lo eleggesse come proprio patrono.
Ai SS. Patroni fu dedicata una chiesa dove ancora oggi sono custodite delle loro effigi, mentre nella Cattedrale del Duomo sono poste liberamente alla venerazione dei fedeli le reliquie dei Santi, che furono consegnate alla città con una solenne cerimonia religiosa nel 1688 dal Vescovo di allora, mons. De Angelis, il quale le aveva ricevute da Roma.
Oggi, questa antica fede è ancora radicata nella popolazione, per la quale il rettore della chiesa a loro intitolata, Mons. Salvatore Petrella, ha organizzato un calendario di eventi a partire dal 25 maggio: martedì infatti, alle ore 18.00 circa, le statue sono state trasferite al Rione Madonnelle. Là, svoltasi l’accoglienza, si è recitato il rosario e si è tenuta una breve processione da Via Muro di Piombo fino alla Chiesa di San Giuseppe, dove è stato dato il via ad una lunga veglia di preghiera finchè, alle ore 20.00, non è stata celebrata la Messa, dopo la quale le sculture sono stata trasportate, infine, al Duomo.
Lì, ininterrottamente, da mercoledì fino a venerdì, nel tardo pomeriggio, sono state officiate altre cerimonie religiose in preparazione alla giornata di festa vera e propria, sabato 29; giorno in cui il Vescovo Mons. Giovanni Rinaldi alle 11.00 si è mostrato alla folla, adempiendo ai suoi doveri. In sottofondo, vi era il coro polifonico Alfonsiano “Alfaterna”diretto da padre Paolo Saturno, che ha fatto da apertura alla Processione vera e propria tenutasi poi all’incirca alle ore 18.30, cui hanno preso parte il Clero e le Autorità locali, oltre ai fedeli più ferventi, sebbene alcuni dicano che la manifestazione non sia stata all’altezza degli anni precedenti.
La festa tuttavia non si svolge solo sul piano religioso, bensì anche laico: bancarelle di dolciumi e leccornie affollano le vie, giostre vengono installate nella zona del mercato, palchi allestiti qua e là per i concerti più vari e nell’aria si respira odore di zucchero filato e zeppole e panzarotti. Senza contare, inoltre, che quest’anno è stata anche organizzata una vera e propria animazione per i bambini in piazza Castello, curata da Mr. Joy, a partire dalle 10.00.
Mattinata seguita poi da una serata canora e gastronomica alle 20.30 alla quale sono intervenuti i seguenti artisti: Antoine, Mauro Caputo, Raffaella de Simone, Tino Ferrante, i Parià, Ida Rendano, Teresa Rocco e Lina Santoro. A concludere la manifestazione, infine, vi sono stati spettacoli di fuochi pirotecnici in piazza, realizzati a partire da mezzanotte, che hanno illuminato tutto il Castello, colorando quello e gli occhi di tutti gli spettatori di mille e più meravigliose luci.
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