24/04/2024
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Cronaca Antonio Capasso 22 dicembre 2006 23:37 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
E' diventato quasi un luogo comune affermare che è un dono
(…ovviamente di Dio nell'accezione corrente); però bisogna dire
con franchezza che non sempre appare tale per tutti quelli che
sono costretti a scavare ogni giorno nell'immondizia per trovare
cibo o per coloro che sopportano quotidianamente sulle loro
carni e/o nella loro psiche sofferenze atroci o per quei bambini
che subiscono violenze continue e di tutti i tipi ogni "santo"
giornoÂ….....
E' VERAMENTE MOLTO DIFFICILE VEDERLA COSI' LA VITA PER
QUESTI NOSTRI FRATELLI !
Non è con l'umana pietà che voglio piegarvi alle mie idee, bensì
con un ragionamento impregnato di sane emozioni. Sono convinto
anch'io che la vita è un dono di Dio (non sempre dei genitori
spesso sbadati o presi da tutt'altre intenzioni !!); ma l'alito
divino non può essere considerato solo creatore di: capacitÃ
respiratoria, pulsazioni cardiache, contrazioni muscolari etc..;
la vita che Egli ci ha donato è molto complessa e ricca di
emozioni, sensazioni, capacità e possibilità ed è anche
indissolubilmente legata alla morte:
DIO NON CI HA CREATO VEGETALI, MA ESSERI PENSANTI, DOTATI DI
CREATIVITA', SENTIMENTI E CAPACI DI SCEGLIERE IL PROPRIO
DESTINO !
Questo "alito divino", dunque, va difeso a tutti i costi e con
tutte le nostre energie, lottando, anche contro altri nostri
simili, per difenderne la dignità e la libertà di
esistere.
Ma se non è lecito, come ritengo, privarsi della vita, è
forse giusto sostenere quest'ultima a tutti i costi, anche quando
è ridotta a mera vita vegetativa? O non è forse più umano,
più etico, più dignitoso e soprattutto più rispettoso del volere
di Dio accettare anche l'altro aspetto del dono ricevuto, cioè la
morte, spesso dimenticata tra le pieghe di una attività frenetica
e illusoria?
Come si può ben intuire il mio riferimento è al dibattito tuttora
aperto (anche in maniera cruenta con la recente interruzione della
ventilazione polmonare a Welby) su accanimento terapeutico ed
eutanasia, da molti anni oggetto di discussioni e polemiche e che
oggi si rende assolutamente inevitabile normare con una legge
ad hoc.
E' DAVVERO UN'ERESIA PER NOI CATTOLICI AFFERMARE CHE
ACCANTO AL RISPETTO PER LA VITA DOBBIAMO PORRE ANCHE IL RISPETTO
PER LA MORTE?
Per il caso Welby è stato scomodato anche il Consiglio Superiore
di Sanità che ha affermato che nella fattispecie non si
riscontrava l'ipotesi di accanimento terapeutico. Ad un
semplice medico come me tutto ciò pone degli interrogativi:
l'intervento terapeutico non deve forse servire a rimuovere uno
stato di malattia e/o a migliorare la qualità della vita del
paziente? Perchè non deve essere considerato un accanimento
allorchè serva soltanto a procrastinare uno stato vegetativo o
semivegetativo, senza alcuna possibilità di guarigione o di
miglioramento delle condizioni del paziente ?
La nostra Costituzione, come già ripetuto in tante altre
occasioni, tutela con l'art. 32 la libertà del cittadino di
accettare o rifiutare un determinato trattamento terapeutico,
salvo che questo non sia imposto dalla legge!
VOGLIAMO COMINCIARE DA QUI PER LEGIFERARE IN
MATERIA?
Dr Antonio Capasso
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