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Cronaca Redazione 06 maggio 2010 00:10 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Dalla Spagna: “Questa Bernarda Alba in napoletano avrebbe fatto felice Garcia Lorca”
AL MAGGIO DEI MONUMENTI “LA CASA DI BERNARDA ALBA” PARLA NAPOLETANO. Il progetto ideato e diretto da Gigi Di Luca scelto dal Comune di Napoli per “rappresentare” il binomio Napoli-Spagna. 7-8-9 maggio alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta h.21
Ripercorre la pista spagnola l’ edizione 2010 del Maggio dei Monumenti, Napoli e Spagna, un connubio culturalmente fervido ed attuale. Nel prossimo finesettimana (da venerdì 7 a domenica 9, Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta h.21) spetta al teatro esprimere sinergie e contaminazioni, similitudini ed opposizioni o solo continuità. Per questo compito è stato scelto il progetto teatrale La Casa di Bernarda Alba, ideato e diretto da Gigi Di Luca. Un lavoro composito che debuttò in Prima Nazionale nel 2007 al Teatro Nuovo di Napoli alla presenza dell’allora Assessore alla Cultura di Siviglia, Juan Carlos Marset e di altre personalità del mondo culturale spagnolo. Nel Maggio dello stesso anno approdò al Teatro Almeda della città andalusa, terra di Garcia Lorca, per volere spagnolo, “Questa Bernarda Alba in napoletano avrebbe fatto felice Garcia Lorca – commentò Juan Carlos Marset Assessore alla Cultura di Siviglia -” Nell’adattamento di Gigi Di Luca ho colto tutta la forza dell’opera di Lorca, la reale essenza del Sud che il poeta voleva rappresentare. A lui sarebbe piaciuta anche la scelta degli attori e soprattutto di Gina Perna (La Ponzia) Garcia Lorca avrebbe detto: lei è la mia Ponzia “ .
In scena undici donne: Gina Perna è La Ponzia, Fulvia Carotenuto è Bernarda Alba, e poi Benedetta Bottino (Adele), Lisa Falzarano (Angustia), Federica Aiello (Martirio), Ilaria Scarano (Amelia), Roberta Serrano (Maddalena). Un coro di voci dolci e amare, rauche e chiare, una galleria di virago e vergini, madonne e maliziose signore, adultere e adolescenti, di donne semplici che amano e sognano di essere amate, che accarezzano una fantasia e ci raccontano un Sud con i moti e i fatti del loro corpo. Esse svelano l’anima che accomuna Napoli alla Spagna, anima mediterranea e al contempo europea
Considerata dagli studiosi il capolavoro del teatro spagnolo contemporaneo, La Casa di Bernarda Alba di Federico Garcia Lorca, convinse nel 2006 Gigi Di Luca, esperto di cultura etnica, già direttore artistico ed ideatore del Festival Ethnos a farne elaborare la trasposizione in napoletano.
Nell’essenzialità della storia estrema e cupa Di Luca ritrova un fertile territorio di espressioni e avvia una lettura libera e ribelle del senso comune della condizione femminile. Il progetto, vincitore nella stagione 2006/2007 di due Premi Girulà (Chiara Baffi in Adele, miglior attrice giovane e Luigi Ferrigno per la Migliore Scenografia), affida la “traduzione” in napoletano allo scrittore e drammaturgo Fortunato Calvino e lascia il testo essenzialmente intatto, agendo sulla lingua sull’immagine e puntando anche sulla fisicità delle attrici. Bernarda è insieme vittima e carnefice del sistema familiare di cui è a capo, le sue figlie sono donne, soffocate da continue privazioni all’interno di quattro mura in cui non si “può” ridere, non si “può” amare, non si “può” vibrare. Bernarda, non riesce a controllare i loro bisogni. Può murare la casa, ma non la voce, i pensieri, le pulsioni, gli istinti erotici di queste donne. Ecco, allora, che per dare voce allo “nciucio” delle malelingue del paese, Gigi Di Luca inserisce Le Faraualla, quattro vocaliste pugliesi che della loro voce hanno fatto un vero strumento. Le Faraualla puntano sulla vocalità pura restituendo al pubblico il segno stilistico di un mondo ancestrale. Il quartetto pugliese è la voce dei desideri delle protagoniste, ma il progetto sottolinea anche il ruolo condizionante o liberatorio del mondo esterno. La scenografia stessa assume la forma di un’istallazione: il mondo esterno, la rappresentazione pittorica de lo ”nciucio”, le malelingue e l’unico personaggio maschile della tragedia, Pepe Il Romano, sono affidate alle immagini di Oreste Zevola, artista poliedrico e riconoscibile per la simbologia antropologica che utilizza. Maria Josefa madre di Bernarda Alba, immagine di grande femminilità, scompare come personaggio vero e proprio, per apparire come icona creatrice ed universale, maschio e femmina, la voce fuoricampo che le dà vita è quella di Antonio Buonomo.
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