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Cronaca Redazione 17 gennaio 2010 16:08 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Dopo un anno segnato da catastrofi, crisi, etc.. mi piacerebbe iniziare il nuovo arrivato 2010 in maniera positiva, puntando a credere e sperare che non tutto, ma almeno qualcosa, inizi a cambiare. E allora mi sono dato 3 buoni motivi, per partire carico di speranze e ottimi propositi, da realizzare in questi 365 giorni e 6 ore, che proietteranno magari alla risoluzioni di atavici problemi e a qualche nuova e buona sorpresa. Iniziamo dal primo motivo :
1. I Giovani: per la prima volta ho sentito nel saluto di fine anno del Capo dello Stato una riflessione e un augurio tanto importante per le nuove generazioni del nostro paese. Il che significa che qualcosa nel 2009 si è finalmente mosso e che è arrivata una presa di coscienza, del mondo pubblico e privato italiano, su quanto peserà nei prossimi anni la perdita delle nostre migliori giovani risorse. E, quindi, che bisogna iniziare a lavorare in maniera condivisa (un esempio è il progetto CONTROESODO, portato avanti in modo bipartisan dal governo) per permettere a tutti i nostri ragazzi, che hanno le caratteristiche di merito e di eccellenza, di restare, lavorare e crescere sul territorio italiano.
2. Il ritorno ad una nuova stagione di Riforme: il 2010 è iniziato con l’annuncio del governo sulla riapertura, in maniera rapida, dei lavori per riformare tre dei grandi nodi legislativi e fiscali, che pesano in maniera straordinaria sulla capacità del nostro paese di riprendere a crescere in modo competitivo con il resto del mondo globalizzato.
In particolare :
• Il piano per il rilancio del Mezzogiorno, che finalmente vedrà la luce, con l’ applicazione di regole meritocratiche per finanziare e rilanciare la sanità, la formazione e gli enti, quelli virtuosi, che sapranno dimostrare una spesa che raggiunga i risultati previsti; con la riapertura del credito di imposta per l’ assunzione di nuovi dipendenti per tutte le aziende del sud di Italia; con il rilancio e la realizzazione delle infrastrutture strategiche al territorio, non solo di tipo logistico, ma anche quelle relative alla sicurezza e alla realizzazione di centri di innovazione.
• La riforma della Scuola, intesa non solo come svecchiamento della classe educatrice, ma anche come risposta alla capacità di apprendere degli alunni, nel tentativo di rendere nuovamente competitivo l’intero sistema scolastico, applicando misure di merito e giustezza, anche sul lavoro dei docenti, ma soprattutto aprendo la scuola alle applicazioni di nuovi sistemi di educazione, basati sulle nuove tecnologie e sui cambiamenti sociali e culturali, e di accelerazione degli scambi culturali in atto nel mondo, aprendo, tra l’altro, anche allo scambio e alle collaborazioni tra licei, università e imprese.
• La riforma delle riforme, quella della Giustizia, che vede purtroppo il nostro paese all’ultimo posto nella classifica dei paesi occidentalizzati, per certezza dei tempi e dell’applicazione del diritto sia Civile che Penale. Una riforma tesa, mi auguro, soprattutto a convertire i tempi molto meno che analogici del nostro sistema giudiziario, a quelli digitali, necessari anche al sistema economico, per tornare a competere con il resto del mondo.
3. L’ultimo buon motivo per tornare a sperare è l’augurio che l’anno passato abbia insegnato a noi tutti qualcosa sui motivi e le ragioni che hanno portato alla crisi e alle continue emergenze. Che ci abbia fatto pensare a quanto si sarebbe potuto evitare, spesso applicando semplicemente buonsenso o avendo il coraggio di “Fare” la scelta giusta al momento giusto, senza estremizzare, colori e paure, cercando di fare al meglio ognuno di noi il proprio lavoro.
Certo, quest’anno è iniziato fin da subito con notizie difficili da ascoltare e anche da digerire, ma la verità è che siamo ancora in tempo per cambiare direzione e prendere la strada del progresso, umano, culturale ed economico, senza cercare troppo nuovi valori, basterebbe a volte ricordare quelli passati, come serietà, equilibrio e dedizione alle buone idee, valori che ci hanno fatto grandi nel tempo.
Insomma, credo che valga la pena almeno di provare a pensare che andrà tutto meglio, l’importante è che ci sia un impegno condiviso e la volontà di lasciare dietro di sé non la storia, ma i rancori e le acredini, per puntare tutto sul costruire un domani migliore, magari affidandolo anche ai nostri giovani.
Presidente Confapi Campania
Angelo Bruscino
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