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Cronaca Redazione 17 dicembre 2009 00:14 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Non si ferma l’azione di legalità del liceo scientifico Cristoforo Colombo di Marigliano. Gli studenti, coordinati dalla referente alla legalità da oltre 15 anni, professoressa Maria Luisa Sodano, hanno fatto sentire la loro voce nell’aula magna dell’Università Suor Orsola Benincasa dove insigni professori e esperti in materia ambientale hanno apprezzato l’agenda e il calendario contro le mafie e la pedofilia realizzato dai ragazzi. Incisivo l’intervento della professoressa Maria Luisa Sodano al convegno Bioetica di un rifiuto.
Ambientalista e da anni impegnata in difesa dell’ecosistema, la Sodano ha presentato una dettagliata relazione sulle battaglie ambientali condotte nel periodo dell’emergenza rifiuti puntando l’indice contro l’assenza delle istituzioni e la mancanza di attenzione da parte delle autorità verso le denunce presentate dai cittadini. Nonostante tutto, ha affermato la professoressa l’azione popolare non si fermerà “perché in una vera democrazia non si può non ascoltare la voce del popolo”. Scroscianti gli applausi della platea.
Ecco il contenuto del discorso presentato:“I comitati di lotta nel periodo dell’emergenza rifiuti nacquero spontaneamente per difendere il proprio territorio. In gioco c’era la memoria e l’identità di un popolo che rivendicava il suo diritto a vivere in un ambiente sano. Nella piana di Boscofangone nota ai romani come Campania Felix per la salubrità del posto, in parte si annunciava con atti deliberativi l’ennesimo delitto ambientale che sarebbe restato impunito.. Già il territorio dagli anni 80 era, e lo è tuttora, terra di nessuno per le ecomafie che hanno sversato di tutto in questa area franca, priva di controlli e di qualsiasi forma di sorveglianza. Adesso per ironia della sorte arrivavano i rifiuti di Stato.
Davvero troppo per i contadini, gli agricoltori e la cittadinanza che rivendicava il giusto diritto alle bonifiche. Con la complicità e la connivenza di una politica corrotta si era già permesso di trasformare questo territorio nella pattumiera di tutta la Campania. Poco distante, i rifiuti tossici dell’Alenia, l’acquedotto i cui tubi forati in più punti passavano attrvarso una polvere blu, le cosiddette scorie di fonderia di cui è pieno zeppo questo comitero di rifiuti tossici che è la zona dei depuratori. Lo stesso depuratore era una minaccia per i cittadini perché le acque che vi arrivavano non erano acque reflue ma acque di scarico di lavorazioni industriali: una vera e propria bomba tossica. Ma poi quello che era peggio è che una zona che era stata inserita da Bertolaso come tra quelle dove vi erano le più gravi emergenze ambientali e pertanto inserita nei Sin, nei siti d’interessa nazionale da bonificare, il governo e la Regione Campania spedivano dei rifiuti incartati che di eco non avevano proprio niente. Quando arrivarono i camion, infatti, carichi di rifiuti tal quale, dalle buste forate colava il percolato.
Altro che eco. Il registro dei tumori dell’ ex Asl Na4 aveva già registrato, mobilitando la comunità scientifica, che a Marigliano c’era il più alto picco di malattie tumorali dovuti a cancro e carcinoma epatico. La stessa situazione era stata denunciata dalla rivista americana Lancet Oncology dallo studioso Alfredo Mazza. No, no, la cittadinanza non poteva permettere che lo Stato la prendesse in giro smentendo tutti i dati, solo perché bisognava togliere i rifiuti dalla strada trattando le persone e gli abitanti alla stessa stregua dei rifiuti. La gente si è organizzata, ha costituito dei comitati che hanno presidiato la zona dei depuratori, cercando di difendere il territorio come meglio potevano. Comitati annientati senza pietà dalle cariche dei poliziotti. Il limite di questo movimento spontaneo tuttavia è stato la mancanza di un coordinamento: ognuno agiva in maniera scoordinata. Gli unici sempre presenti al di là di divisioni e schieramenti, al freddo e all’addiaccio, erano solo i ragazzi, gli studenti, soprattutto quelli del liceo Colombo che ci credevano e che non dovevano rispondere a logiche di partito o ad ordini impartiti chissà da quale potere occulto. Non c’erano più politici di riferimento si era da soli, soli contro lo stato.
Persino la chiesa che in altre occasioni si era sempre schierata a difesa dell’ambiente e del creato si era fatta da parte, mantenendo una posizione neutrale. Non c’era più nessuno su cui poter contare. Umili contadini, gente semplice, anziani e bambini, malati di tumori con le lacrime agli occhi e all’estremo delle forze furono soggiogati dalle scelte decisionali governative. Uno stato che come non mai aveva messo in campo una task force di militari, carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa pronti a spazzarli via. C’era una vera e propria indignazione generale. Tutti si chiedevano: ma come, nonostante le numerose denunce presentate da associazioni e cittadini degli illeciti delle ecomafie, lo Stato non ha mai istituito un sistema di controllo in questa zona per fermare lo scempio e il traffico internazionale di rifiuti tossici e invece per avvelenarci ulteriormente arrivano i militari?
Una serie di paradossi che hanno dato vita alla sommossa popolare tra chi ci credeva veramente e chi invece aveva scambiato Boscofangone per un set cinematografico dove potersi far vedere in televisione e costruirsi un’immagine di ambientalista. Adesso i rifiuti sono ancora là a Boscofangone e chissà quanti anni vi rimarranno come i rifiuti tossici dell’incendio di fitofarmaci e chimici per l’agricoltura Agrimonda, avvenuto nel luglio del 1995. Le ceneri combuste giacciono ancora là e quella che doveva essere la bonifica partita in questi giorni ad opera della Jacorossi sta avvenendo senza il rispetto dei minimi requisiti di tutela della salute. Da quella che doveva essere la tecnica di bioventing (immissione di ossigeno per neutralizzare la carica inquinante) sono fuoriusciti gas nocivi che hanno provocano seri problemi alla popolazione. Così si avvelena la gente , nonostante tutto continua il lavoro dei comitati. Un lavoro instancabile che non può permettere che le tragedie ambientali si consumano nel silenzio e nell’indifferenza di chi ha i mezzi per applicare il potere e non lo applica”.
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