Cronaca
Redazione
24 novembre 2008 23:55
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IL CASO DELL'ORDINE DEI MEDICI DI NAPOLI
QUANDO LE ELEZIONI NON POSSONO ESSERE DEMOCRATICHE
di Antonio Marfella
NAPOLI -
L'Ordine dei Medici Chirurghi di Napoli in questi giorni è chiamato al rinnovo triennale della
composizione del suo consiglio direttivo.
Le modalità elettive sono oggi ancora quelle descritte nel D.LGS.C.P.S. del 13 SETTEMBRE 1946, N. 233
L'Art.2 testualmente cita : "Ciascuno degli Ordini e dei Collegi elegge in assemblea, fra gli iscritti
all'albo, a maggioranza relativa di voti ed a scrutinio segreto, il Consiglio direttivo, che é composto …… di
quindici membri se si superano i mille e cinquecento iscrittiÂ…Â…Â…Le votazioni dovranno aver luogo in tre giorni
consecutivi, dei quali uno festivo."
Il problema è che nel 1946 avere oltre 1500 iscritti costituiva un evento eccezionale, mentre siamo
arrivati a registrare ormai da decenni presso l'Ordine dei Medici di Napoli ben oltre i 20.000 iscritti.
Per numero di iscritti all'Albo l'Ordine dei Medici di Napoli è al quinto posto nel mondo!
Indipendentemente quindi da qualunque considerazione di ordine etico o politico, le elezioni, e le norme che
la regolano, avrebbero l'obbligo di garantire a tutti gli aventi diritto la democratica e segreta espressione
della volontà del singolo elettore .
Purtroppo da molti decenni, senza mai deciderci a cambiare, siamo costretti a prendere atto che le
modalità di elezione sono del tutto obsolete ed antidemocratiche.
Io ebbi a rendermene personalmente conto quando ho avuto l'onore di svolgere le funzioni di Segretario del
seggio elettorale nel 1981, in qualità di più giovane Medico iscritto all'Albo dal 1980 al 1983.
Le vigenti modalità di elezione di fatto riservano la vittoria nell'agone elettorale solo a chi è in grado di
disporre di un congruo numero di "truppe cammellate" in grado di occupare fisicamente le cabine elettorali ed
esprimere i candidati afferenti alla propria lista "bloccata".
Infatti, a fronte di oltre 20.000 iscritti aventi diritto al voto, le elezioni prevedono solo tre
giorni di assemblea elettiva, per un totale di 36 ore di elezioni presso la sede dell'Ordine, all'interno
della quale vengono costituite 21 cabine elettorali.
Dal momento che vi è obbligo di indicare per iscritto tutti e 15 i nomi dei candidati di propria preferenza e
che questo implica un impegno in cabina non inferiore ai 5 minuti per singolo elettore, ne consegue che per
ogni cabina elettorale possono esprimere il voto non più di 12 medici elettori/ora.
Moltiplicando quindi 12 elettori per 21 cabine e 36 ore di elezioni, ne deriva la matematica conseguenza che
possono esprimere il proprio voto non più di 9.000 elettori aventi diritto, che in ogni caso costituiscono non
più del 40% degli aventi diritto al voto.
Il massimo dei votanti registrato non ha mai infatti neanche raggiunto i 9.000 votanti, assestandosi al
massimo a circa 7.500 (in questa tornata esattamente 7.212), pari a non oltre un terzo degli aventi diritto.
La disaffezione della classe medica alla espressione democratica del consiglio direttivo dell'Ordine, in
realtà è voluta, provocata e favorita da modalità elettive obsolete che di fatto assicurano la elezione a chi
può disporre anche di una minoranza di elettori ma che si rechino compatti al voto e votino compatti!
E' sufficiente quindi una modesta sollecitazione (e relativo controllo) da parte dei rappresentanti
(sindacali o di partito) magari già presenti nell'Ordine, di solito il Presidente (e il suo vice).
Va ben chiarito che è matematico obbligo che una minoritaria quota di Medici, purchè perfettamente organizzata
all'interno di sindacati o di partiti politici, è in grado di decidere e di imporre a tutto il resto della
categoria i propri rappresentanti.
La mancata partecipazione alle elezioni dell'Ordine dei Medici e le relative e conseguenti polemiche
tra liste "bloccate" non è dovuta solo a pura disaffezione: è il retaggio (dis)organizzativo di un passato
ormai del tutto tramontato ma che, in assenza (voluta) di una riorganizzazione anche tecnologica aggiornata ai
tempi moderni dell'Ordine e dei suoi regolamenti elettivi, consente il massimo della prevedibilità e del
controllo (di fatto assolutamente antidemocratico) della composizione dell'intero consiglio direttivo.
Quest'anno è però accaduta una cosa completamente nuova, a conferma della latente infinita voglia di autentica
democrazia anche in questo tipo di elezioni dove soprattutto la qualità etica dei candidati nell'esercizio
della professione dovrebbe essere premiata.
Non meno di un terzo del misero terzo complessivo di votanti non ha inteso votare "lista bloccata" come
da sempre desiderato ed invocato da tutti i candidati, raggruppati per lobbies sindacali e politiche, e non
riassunto di prestigiose individuali espressioni di etica professionale da proporre come modello ai colleghi.
Circa un terzo delle 7000 schede impone quindi una attenta lettura e addirittura potrebbe determinare una
composizione "mista" del Direttivo dell'Ordine come in Parlamento, con una maggioranza ed una
minoranza.
Le vere motivazioni della interruzione dello spoglio per la individuazione di alcune schede
fasulle, a mio parere, è in questa novità assoluta che la dice lunga su come i medici vorrebbero che fossero
costituite le liste e potessero democraticamente esprimere il proprio libero e segreto voto.
Anche le votazioni presso l'Ordine dei Medici di Napoli confermano quindi che siamo una democrazia fittizia e
di fatto "bloccata" da norme che, anziché garantire la libera espressione democratica del singolo voto,
cercano "ab initio" di indirizzarne i destini.
Quousque tandem?
Dr Antonio Marfella
Tossicologo oncologo
Medico di Napoli
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