Cronaca
Redazione
17 aprile 2008 22:30
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COMUNISTE E COMUNISTI: COMINCIAMO DA NOI
Dopo il crollo della Sinistra Arcobaleno, ci rivolgiamo ai militanti e ai dirigenti del Pdci e
del Prc e a tutte le comuniste/i ovunque collocati in Italia
Siamo comuniste e comunisti del nostro tempo. Abbiamo scelto di stare nei movimenti e nel conflitto sociale.
Abbiamo storie e sensibilità diverse: sappiamo che non è il tempo delle certezze. Abbiamo il senso, anche critico,
della nostra storia, che non rinneghiamo; ma il nostro sguardo è rivolto al presente e al futuro. Non abbiamo
nostalgia del passato, semmai di un futuro migliore.
Il risultato della Sinistra Arcobaleno è
disastroso: non solo essa ottiene un quarto della somma dei voti dei tre partiti nel 2006 (10,2%) - quando ancora
non vi era l’apporto di Sinistra Democratica - ma raccoglie assai meno della metà dei voti ottenuti due anni fa dai
due partiti comunisti (PRC e PdCI), che superarono insieme l’8%. E poco più di un terzo del miglior risultato
dellÂ’8,6% di Rifondazione, quando essa era ancora unita. Tre milioni sono i voti perduti rispetto al 2006. E per la
prima volta nellÂ’Italia del dopoguerra viene azzerata ogni rappresentanza parlamentare: nessun comunista entra in
Parlamento.
Il dato elettorale ha radici assai più profonde del mero richiamo al “voto
utile”:risaltano la delusione estesa e profonda del popolo della sinistra e dei movimenti per la politica del
governo Prodi e lÂ’emergere in settori dellÂ’Arcobaleno di una prospettiva di liquidazione dellÂ’autonomia politica,
teorica e organizzativa dei comunisti in una nuova formazione non comunista, non anticapitalista, orientata verso
posizioni e culture neo-riformiste. Una formazione che non avrebbe alcuna valenza alternativa e sarebbe subalterna
al progetto moderato del Partito Democratico e ad una logica di alternanza di sistema.
E’ giunto il tempo delle scelte: questa è la nostra
Non condividiamo l’idea del soggetto unico della sinistra di cui alcuni chiedono ostinatamente una “accelerazione”,
nonostante il fallimento politico-elettorale. Proponiamo invece una prospettiva di unità e autonomia delle forze
comuniste in Italia, in un processo di aggregazione che, a partire dalle forze maggiori (PRC e PdCI), vada oltre
coinvolgendo altre soggettività politiche e sociali, senza settarismi o logiche auto-referenziali.
Rivolgiamo un appello ai militanti e ai dirigenti di Rifondazione, del PdCI, di altre associazioni o
reti, e alle centinaia di migliaia di comuniste/i senza tessera che in questi anni hanno contribuito nei movimenti e
nelle lotte a porre le basi di una società alternativa al capitalismo, perché non si liquidino le espressioni
organizzate dei comunisti ed anzi si avvii un processo aperto e innovativo, volto alla costruzione di una “casa
comune dei comunisti”.
Ci rivolgiamo: -alle lavoratrici, ai lavoratori e agli intellettuali delle
vecchie e nuove professioni, ai precari, al sindacalismo di classe e di base, ai ceti sociali che oggi “non ce la
fanno più” e per i quali la “crisi della quarta settimana” non è solo un titolo di giornale: che insieme
rappresentano la base strutturale e di classe imprescindibile di ogni lotta contro il capitalismo; -ai movimenti
giovanili, femministi, ambientalisti, per i diritti civili e di lotta contro ogni discriminazione sessuale, nella
consapevolezza che nel nostro tempo la lotta per il socialismo e il comunismo può ritrovare la sua carica originaria
di liberazione integrale solo se è capace di assumere dentro il proprio orizzonte anche le problematiche poste dal
movimento femminista; -ai movimenti contro la guerra, internazionalisti, che lottano contro la presenza di armi
nucleari e basi militari straniere nel nostro Paese, che sono a fianco dei paesi e dei popoli (come quello
palestinese) che cercano di scuotersi di dosso la tutela militare, politica ed economica dellÂ’imperialismo; -al
mondo dei migranti, che rappresentano l’irruzione nelle società più ricche delle terribili ingiustizie che
l’imperialismo continua a produrre su scala planetaria, perchè solo dall’incontro multietnico e multiculturale può
nascere - nella lotta comune - una cultura ed una solidarietà cosmopolita, non integralista, anti-razzista, aperta
alla “diversità ”, che faccia progredire l’umanità intera verso traguardi di superiore convivenza e di pace.
Auspichiamo un processo che fin dall’inizio si caratterizzi per la capacità di promuovere una riflessione
problematica, anche autocritica. Indagando anche sulle ragioni per le quali unÂ’esperienza ricca e promettente come
quella originaria della “rifondazione comunista” non sia stata capace di costruire quel partito comunista di cui il
movimento operaio e la sinistra avevano ed hanno bisogno; e come mai quel processo sia stato contrassegnato da tante
divisioni, separazioni, defezioni che hanno deluso e allontanato dalla militanza decine di migliaia di compagne/i.
Chiediamo una riflessione sulle ragioni che hanno reso fragile e inadeguato il radicamento sociale e di classe dei
partiti che provengono da quella esperienza, ed anche gli errori che ci hanno portati in un governo che ha deluso le
aspettative del popolo di sinistra: il che è pure all’origine della ripresa delle destre. Ci vorrà tempo, pazienza e
rispetto reciproco per questa riflessione. Ma se la eludessimo, troppo precarie si rivelerebbero le fondamenta della
ricostruzione. Il nostro non è un impegno che contraddice lÂ’esigenza giusta e sentita di una più vasta unitÃ
dÂ’azione di tutte le forze della sinistra che non rinunciano al cambiamento.
Né esclude la ricerca di
convergenze utili per arginare l’avanzata delle forze più apertamente reazionarie. Ma tale sforzo unitario a
sinistra avrà tanto più successo, quanto più incisivo sarà il processo di ricostruzione di un partito comunista
forte e unitario, all’altezza dei tempi. Che - tanto più oggi - sappia vivere e radicarsi nella società prima ancora
che nelle istituzioni, perché solo il radicamento sociale può garantire solidità e prospettive di crescita e porre
le basi di un partito che abbia una sua autonoma organizzazione e un suo autonomo ruolo politico con influenza di
massa, nonostante l’attuale esclusione dal Parlmento e anche nella eventualità di nuove leggi elettorali
peggiorative.
La manifestazione del 20 ottobre 2007, nella quale un milione di persone sono sfilate
con entusiasmo sotto una marea di bandiere rosse coi simboli comunisti, dimostra – più di ogni altro discorso – che
esiste nellÂ’Italia di oggi lo spazio sociale e politico per una forza comunista autonoma, combattiva, unita ed
unitaria, che sappia essere il perno di una più vasta mobilitazione popolare a sinistra, che sappia parlare - tra
gli altri - ai 200.000 della manifestazione contro la base di Vicenza, ai delegati sindacali che si sono battuti per
il NO allÂ’accordo di governo su Welfare e pensioni, ai 10 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno sostenuto il
referendum sull’art.18. Auspichiamo che questo appello – anche attraverso incontri e momenti di discussione aperta -
raccolga un’ampia adesione in ogni città , territorio, luogo di lavoro e di studio, ovunque vi siano un uomo, una
donna, un ragazzo e una ragazza che non considerano il capitalismo l’orizzonte ultimo della civiltà umana.
Segnalato da Anna Lucia Caccia
da comunistiuniti.it
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