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Cronaca Redazione 31 gennaio 2008 00:20 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
La normalità é vivere nelle proprie certezze quotidiane, costruita con riti e semplici precetti. La normalità é quella di una cittadina che differenzia rifiuti, nella quale c'é un buon tasso di occupazione e voglia di partecipare alle scelte dei propri amministratori.
Dentro Marigliano c'é un'altra città .E' una bella cittadina nella quale si passeggia lungo il corso alle 11.00 del mattino, pulita perché naturalmente funziona la raccolta, nella quale si ha la fortuna di mangiare ortaggi della propria terra e che ha tanti bei negozi e diverse banche.
In questa cittadina, chiusa come un uovo nell' altra città , non ci sono manganelli, non ci sono depuratori regionali, non ci sono rifiuti tossici seppelliti nelle campagne, non ci sono (eco)balle che rompono la proprie convinzioni, non ci sono campane che suonano insistentemente alle 6.00 del mattino, non c'é il dubbio che vi sia un po' di diossina negli alimenti oltre a qualche metallo pesante, non ci sono pozzi inquinati. Questa cittadina, chiusa nel proprio uovo, ha convinzione e fiducia nei poteri, di più, vive la sudditanza che ha ereditato con l'abitudine alla delega di azione, se non anche di pensiero, e al baratto del diritto.
La cittadina fantasma vive del proprio lavoro, perché nello scegliere tra questi e la salute, sceglie il primo. La città fantasma non ha tempo da perdere ed é investita di una grande responsabilità : aprire le porte e accogliere con solidarietà i rifiuti della Campania, perché questi fantasmi sono già abituati ad accogliere altri rifiuti da mezza Italia e qualcuno a questo punto si potrebbe offendere!
Questi fantasmi hanno figli che sanno guardare un po' oltre la punta del proprio naso. Questi figli impartiscono lezioni di cittadinaza ai proprio padri. Anche loro, come i padri, hanno doveri, ma abdicano ad uno di essi, la cultura, per rivendicarne uno più alto che é la partecipazione, uno più sentito che é la salute, e un altro più universale, il diritto a un futuro per loro e per la propria terra.
Per queste scelte, ne pagano anche le conseguenze perché qualche preside ha preferito stigmatizzare invece che dibattere: nessuno, tranne loro, lo sa.
Ecco perché i fantasmi non mi spaventano. A loro dispetto, ci sono semi di partecipazione che troveranno terra per le proprie radici.
E la nostra terra sarà mai fertile, un giorno, per poterli accogliere ?
Mimmo C.
Le Foto sono di Lucia Caliendo
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