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Cronaca Redazione 21 gennaio 2008 00:44 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
"Preferisco la famiglia". La frase con cui Clemente Mastella ha presentato le dimissioni da ministro della Giustizia è anche l'architrave delle accuse formulate dai magistrati. Una storia di piccoli appalti, persi in quell'emergenza morale in cui sta sprofondando la gestione della cosa pubblica nelle province campane. A cercare di tirarne le fila si finisce in un dedalo di lottizzazioni, spartizioni di contratti e poltrone che vedono accapigliarsi i partiti del centrosinistra: Ds, Margherita, Udeur.
Ma nelle indagini disposte dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e condotte dai carabinieri a un certo punto emergono due vicende considerate particolarmente anomale. E che, secondo le contestazioni, riguardano direttamente la famiglia Mastella. Sandra Lonardo viene intercettata mentre pronuncia parole durissime rivolte al direttore dell'ospedale di Caserta, designato da quel consiglio regionale che lei presiede.
Il suo avvocato Titti Madia la definisce "una grande sfuriata telefonica in merito a una nomina. Solo un contrasto di carattere politico e niente a che vedere con dazioni di denaro o vantaggi di altro tipo". L'interpretazione degli inquirenti è molto diversa: classificano quelle parole come minacce. E le collegano anche agli appalti in cui giocava un ruolo chiave Carlo Camilleri, ingegnere e consuocero dei coniugi Mastella. L'ipotesi di reato è concussione. Tentata. Perché nella gara per i lavori dell'ospedale di Caserta, l'impresa di Camilleri si era classificata quarta, salvo poi assistere al ritiro dei primi tre. Un'insolita vittoria, che non si sarebbe poi concretizzata perché il vertice dell'azienda ospedaliera decise di destinare i fondi ad altre opere. L'altro capitolo invece è ancora più complesso. Riguarda le nomine al vertice del consorzio per lo sviluppo industriale di Benevento, un ente che assegna ricchi incarichi di progettazione, conteso tra Ds e Udeur. Qui le accuse sono arrivate fino ad Antonio Bassolino, a cui è stato contestato l'abuso in atti d'ufficio per il decreto in cui veniva ratificata la designazione dei vertici. Decisa però dal consiglio presieduto da Sandra Lonardo.
Ma l'operazione è molto più vasta, con 23 ordinanze notificate dai carabinieri. Sono finiti agli arresti domiciliari tutti i capi dell'Udeur campano: gli assessori regionali Luigi Nocera e Andrea Abbamonte; il sindaco di Benevento Fausto Pepe, i consiglieri regionali Fernando Errico e Nicola Ferraro (leggi). Anche Clemente Mastella sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati, ipotizzando il concorso in illeciti non legati all'attività di governo.
Dell'esistenza di questa istruttoria in Campania si sapeva da mesi. I primi arresti scaturiti dal fiume di intercettazioni risalgono allo scorso giugno. A novembre, poi, c'è stato l'invito a comparire a Bassolino e uno scoop de 'Il Mattino' che anticipava le direttrici dell'indagine, provocando le ire di Lady Mastella. A quello che risulta a 'L'espresso' anche le richieste di provvedimenti per la moglie del leader Udeur risalgono a quel periodo: il gip avrebbe valutato gli elementi d'accusa per quasi due mesi. Ma sin da settembre tra ministero della Giustizia e procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si gioca una partita complicata. Sul tavolo del Guardasigilli sarebbero arrivati diversi esposti che contestano disciplinarmente l'operato di alcuni pm sammaritani, incluso Alessandro Cimmino che conduce l'inchiesta sulla signora Lonardo. L'ispettorato del ministero guidato da Arcibaldo Miller, magistrato napoletano di lungo corso, avrebbe studiato a lungo l'incartamento per poi passare all'azione. Che sarebbe scattata pochi giorni fa con l'apertura dell'ispezione negli uffici giudiziari del centro casertano. Una procedura che, se confermata, non può non far discutere, delineando lo scenario di un conflitto di interessi senza precedenti.
A tutto questo bisogna aggiungere altri due elementi dirompenti. Il capo della procura attaccato in Parlamento da Mastella, Mariano Maffei, dovrà tra poco lasciare l'incarico e già si è scatenata una corsa per occupare quella poltrona. E che in almeno tre occasioni la procura di Roma ha tramesso al Csm fascicoli sul comportamento di alcuni pm di Santa Maria, senza che venissero presi in considerazione. Insomma, gli ingredienti per una polemica colossale. Dove alla fine sarà ben difficile individuare qualche responsabilità penale.
di Gianluca Di Feo
da L'ESPRESSO in edicola
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