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Cronaca Redazione 15 gennaio 2008 00:24 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
Mesi fa nell'Unione si dava per certo un rimpasto di governo per l'inizio del 2008.
Un po' per ridurre i 103 fra ministri e sottosegretari. Un po' per rivedere certe competenze
e soprattutto certe incompetenze. Con quel che è accaduto col 'decreto sicurezza', scritto
coi piedi e bocciato dal Quirinale, il primo a partire dovrebbe essere il ministro
dell'Interno Giuliano Amato. E il secondo, di diritto, anzi a furor di popolo, il cosiddetto
ministro della Giustizia Clemente Mastella, che ne fa e ne dice di tutti i colori.
Tralasciamo, per carità di patria, quel che fa, e concentriamoci su quel che dice.
Dopo un mese di silenzio, il 9 dicembre a 'Crozza Italia' Mastella ha risposto
all'inchiesta de 'L'espresso' sull'uso privato dei fondi del giornale Udeur, 'Il Campanile',
finanziato dallo Stato: ad esempio, per l'acquisto di panettoni e torroncini natalizi.
Anziché smentire sdegnato un'accusa tanto imbarazzante, il Guardasigilli s'è detto
"dispiaciuto per le tante persone che non riceveranno più" quel bendidio. Pare
brutto pagare i regali di Natale di tasca propria: o a spese del contribuente, o ciccia. Poi
ha confessato che lui sapeva benissimo che il decreto sicurezza conteneva un errore nella
parte sull'omofobia, "ma non l'ho detto a nessuno" per farlo saltare. Ora, visto quel
che riesce a dire, si spera che Mastella abbia la favella scollegata dal pensiero.
Al suo esordio in via Arenula, lo spensierato ministro andò a Regina Coeli scortato
da Giulio Andreotti e annunciò, fra gli stupiti battimani degl'inquilini: "Sarò un
Guardasigilli dalla parte più dei detenuti che dei magistrati". Dopodichè mantenne la
promessa con l'indulto extra-large e con l'istruttoria-lampo per la grazia a Bruno Contrada.
Due mesi fa chiese al Csm di trasferire il pm Luigi De Magistris che indagava su di lui. Poi
dichiarò testualmente: "Non mi si può chiedere di fare il lavoro sporco e poi far finta
di niente. Non sento le voci della maggioranza dire: ma Mastella che c'entra? Perché ce
l'avete con lui?" ('la Repubblica', 20 ottobre).
Senza spiegare chi gli
abbia commissionato il lavoro sporco, quale lavoro sporco, e a che titolo un ministro della
Giustizia faccia il lavoro sporco. A dicembre, quando Berlusconi è finito sotto inchiesta a
Napoli, ha proposto un baratto fra la sua solidarietà al Cavaliere indagato e la solidarietà
del Cavaliere a Mastella indagato: "Quando i pm toghe si occupano di lui sono toghe
rosse, e quando si occupano di me sono rossonere?".
E, nei giorni della
strage alla Thyssen Krupp, ha proposto un decreto contro l'"emergenza civile" delle
intercettazioni. Poi ha minacciato le dimissioni, cioè la fine del governo, se la Corte
costituzionale non "trova qualche arzigogolo per bocciare il referendum elettorale"
('La Stampa', 15 dicembre). Possibile che nemmeno questa indecente pressione sulla
Consulta sia ritenuta incompatibile con la sua permanenza alla Giustizia? Visto che lo
statista di Ceppaloni aveva chiesto fin dall'inizio la Difesa, sarebbe il caso - pur
tardivamente - di accontentarlo. Prima che riapra bocca.
MARCO TRAVAGLIO
Da L'ESPRESSO
10 gennaio 2008
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