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Cronaca Redazione 16 novembre 2007 22:50 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
in località Faibano di Marigliano, in provincia di Napoli, nel giugno 2007, durante i lavori di infrastrutturazione dell’area per gli insediamenti produttivi, finanziati dall’Unione europea con l’Accordo di programma quadro “Sviluppo Sociale” codice PI. CL02, furono individuate importantissime evidenze archeologiche preistoriche, sannitiche, romane e medievali;
lo scavo della trincea per la realizzazione del collettore fognario in via Sentino consentì di intercettare numerose sepolture di età romana relative ad una vasta area cimiteriale stratificata. Le tombe ad inumazione, danneggiate dai mezzi meccanici al momento della scoperta e in seguito impietosamente saccheggiate dai tombaroli, presentavano coperture alla “cappuccina” e coperture piane con ricchi corredi funerari;
a breve distanza dalla necropoli, venivano intercettate anche le strutture di una grandiosa villa rurale, costituite da murature in grossi blocchi squadrati di tufo. Orientate est-ovest/nord-sud, le strutture murarie furono parzialmente smantellate, incidendo pesantemente sulle emergenze monumentali e sulla stratificazione archeologica;
solo grazie all’intervento di una stimata professionista della carta stampata e di un comitato civico, impegnato nella tutela dei beni culturali e del territorio, si riuscì ad individuare lo scempio archeologico e informare la Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Caserta e il Nucleo territoriale dei Carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli);
in seguito il Comune di Marigliano avviò con propri fondi un programma di indagine archeologica e stratigrafica che ha consentito di riportare in luce una piccola parte di un grandioso e prestigioso complesso residenziale sannitico-romano con annessa necropoli (V secolo a.C. abbandonato nel corso del I-II secolo d. C.);
durante l’attività di rilevazione, disegno e misurazione degli scavi furono individuati anche i resti di una struttura abitativa lignea tardo-antica sigillata dalla cosiddetta eruzione di Pollena del 472 d.C. mentre in altri settori dell’area, invece, furono scoperti un tratturo in terra battuta di età repubblicana collegato alla via Popilia e numerosi campi arati risalenti al I secolo d.C., orientati in direzione nord-sud, che si sviluppano lungo un fronte di oltre 60 metri;
la scoperta più sensazionale è stata, però, il ritrovamento, poco distante dalla villa, nel tratto di trincea di collegamento tra via Sentino e via Nuova del Bosco, di alcune impronte di pali riferibili alle strutture lignee di una solida capanna dell’età del Bronzo, databile tra il XVI-XV secolo a.C.;
nonostante l’eccezionalità dei ritrovamenti archeologici, l’interesse delle istituzioni è stato e continua ad essere assai modesto e assolutamente inadeguato come rivela l’assenza di provvedimenti e declaratorie di vincolo, la mancanza di progetti e iniziative volte alle conservazione e valorizzazione delle testimonianze emerse o giacenti ancora nel sottosuolo, il reperimento e lo stanziamento di risorse finanziarie per gli interventi più urgenti;
questa sconcertante vicenda sta suscitando nella città e nella regione grande preoccupazione per le sorti di un sito archeologico ritenuto di eccezionale importanza,
si chiede di sapere:
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