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Cronaca Redazione 14 novembre 2007 07:28 Circa 8 minuti per leggerlo stampa
Nuovi acquisti per la Biblioteca Comunale. Lo annuncia il settore Comunicazione,
Cultura e Immagine del Comune di Marigliano. La Biblioteca Comunale - Prestito Librario ha
la sede provvisoria presso l'Ufficio Relazioni con il Pubblico.
Ecco i nuovi acquisti per il mese di novembre 2007:
In sintesi: È il 1327. Il giorno dopo Halloween quattro bambini si allontanano da
casa a Kingsbridge. Il gruppo, composto da un ladruncolo, un bulletto, un piccolo genio e
una ragazzina dalle grandi ambizioni, assiste nella foresta all'omicidio di due uomini. Una
volta adulti, le vite di questi ragazzi saranno legate tra loro da amore, avidità , ambizione
e vendetta. Vivranno momenti di prosperità e carestia, malattia e guerra. Dovranno
fronteggiare la più terribile epidemia di tutti i tempi: la peste. Ma su ciascuno di loro
resterà l'ombra di quell'inspiegabile omicidio cui avevano assistito in quel fatidico giorno
della loro infanzia.
In sintesi: A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua "kolba" di
legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l'arrivo
del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini
meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema.
Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai
perché Mariam è una "harami", una bastarda, e sarebbe un'umiliazione per le sue tre mogli e
i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma
sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L'unica cosa che deve
imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell'aprile
del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per
questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è
Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla
dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e
ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non
potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile.
Dall'intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di
pace, dove l'amicizia e l'amore sembrano ancora l'unica salvezza.
In sintesi: Húrin è un cavaliere, fraterno amico del suo re; è sposato con Morwen e
ne ha avuto un primo figlio, Túrin. Quando Túrin è ancora un bambino, Húrin deve partire per
combattere contro il perfido signore del male Morgoth, che prima lo cattura e poi lo
tortura, per farsi dire dove si sono rifugiate le truppe superstiti. Poiché Húrin resiste,
il signore del male lo minaccia: se non confesserà , a pagare sarà la sua famiglia. Per
fortuna, nel frattempo, la saggia Morwen decide di allontanare Túrin, e lo manda da un re
amico, Thingol. Túrin cresce e a diciassette anni si sente pronto per diventare anche lui
cavaliere e andare alla ricerca di suo padre. Unendosi a una banda, Túrin si mette in
viaggio e fra scorribande, assalti a tradimento e avventure di ogni genere, riesce a
sfuggire agli uomini di Morgoth che lo inseguono, di regno in regno. Dopo essersi rifugiato
presso un altro re, sotto falso nome, Túrin arriva allo scontro finale...
In sintesi: Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie
dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura
culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la
portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia:
grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che,
all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la
musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è
in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le
sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole
con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale,
brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16
giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di
essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre,
segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due
personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente
disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie
all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare
Renée.
In sintesi: Il cittadino che abbia voglia di capire perché molte persone condannate
per reati finanziari le ritroviamo coinvolte in scandali successivi; perché perfino i reati
più comuni (rapine, estorsioni, sequestri di persona, omicidi, ecc.) spesso sono commessi da
gente che è già stata condannata per altri reati; perché il processo termina, nel 95% dei
casi, con una sentenza di non doversi procedere per prescrizione. Per capire perché accade
tutto questo, è necessario sapere che cosa succede nelle aule dei tribunali e come si lavora
nelle Procure. Ecco un libro che finalmente lo racconta. Se si supera lo choc di queste
testimonianze offerte da vari magistrati e avvocati, sarà poi più facile valutare le
esternazioni in materia di giustizia che provengono dal politico di turno, di volta in volta
imputato, legislatore, opinion maker, e spesso contemporaneamente tutte queste cose.
Accompagna le testimonianze un testo illustrativo ad uso dei cittadini, per capire come
funziona la giustizia (la pena, i gradi di giudizio, le indagini, il processo ecc.). La
prefazione al libro è di Marco Travaglio. Bruno Tinti è procuratore aggiunto presso la
Procura di Torino. "Uno di quelli che prende ordini dal procuratore capo e non ne può dare
ai sostituti." Si occupa di reati finanziari: falsi in bilancio, aggiotaggio, frode fiscale,
bancarotta.
In sintesi:"Voi non sapete quello che state facendo". È così che Bernardo Provenzano
ha accolto le forze dell'ordine al momento dell'arresto. Il segno di un ordine costruito con
sotterranea implacabilità . E i "pizzini", con i loro codici e sottocodici, con il tono ora
criptico, ora oracolare, ora dimesso, sono l'arcaico sistema che regola una modernissima
ragnatela. Nel rigoglio della sua produzione narrativa quasi mai, per esplicita scelta,
Camilleri ha toccato il tema della mafia. Ma quando i pizzini di Provenzano sono stati resi
pubblici è stato subito chiaro che costituivano per lui un'opportunità di riflessione
imperdibile: linguisticamente anomali, antropologicamente emblematici per la concezione
della religione, della famiglia, delle gerarchie dei rapporti tra le persone, sembravano
fatti apposta per entrare nell'universo letterario dello scrittore. Questo libro è un
dizionario che, voce per voce, svela l'alfabeto con cui il capo dei capi ha parlato alla sua
organizzazione per mostrare come, sotto la superficie di parole apparentemente comuni, può
celarsi la feroce banalità del male. E che i primi anticorpi che una società civile deve
sviluppare contro la vischiosità mafiosa sono quelli di un linguaggio limpido, onesto e
condiviso. Un libro in cui il gusto per la battuta e per il paradosso non nascondono un
diffuso senso di allarme. E anche questa è una nuova nota nello stile di Camilleri: nessuna
catarsi è possibile, il lettore resta inchiodato alla grottesca efferatezza del
mondo.
In sintesi: II nichilismo, la negazione di ogni valore, è anche quello che Nietzsche
chiama "il più inquietante fra tutti gli ospiti". Si è nel mondo della tecnica e la tecnica
non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità . Fa solo una cosa: funziona.
Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità , libertà ,
senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita
l'età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l'etÃ
della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda
insicurezza, condannati a una deriva dell'esistere che coincide con il loro assistere allo
scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra
di nessuno dove la famiglia e la scuola non "lavorano" più, dove il tempo è vuoto e non
esiste più un "noi" motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai
"riti della crudeltà " o della violenza (gli stadi, le corse in moto ecc.). C'è una via
d'uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?
In sintesi: Questo libro fa seguito al precedente "Storia della bellezza".
Apparentemente bellezza e bruttezza sono concetti che si implicano l'uno con l'altro, e di
solito s'intende la bruttezza come l'opposto della bellezza tanto che basterebbe definire la
prima per sapere cosa sia l'altra. Ma le varie manifestazioni del brutto attraverso i secoli
sono più ricche e imprevedibili di quanto comunemente si pensi. Ed ecco che sia i brani
antologici che le straordinarie illustrazioni di questo libro ci fanno percorrere un
itinerario sorprendente tra incubi, terrori e amori di quasi tremila anni, dove gli atti di
ripulsa vanno di pari passo con toccanti moti di compassione, e al rifiuto della deformitÃ
si accompagnano estasi decadenti per le più seducenti violazioni di ogni canone classico.
Tra demoni, folli, orribili nemici e presenze perturbanti, tra abissi rivoltanti e
difformità che sfiorano il sublime, freaks e morti viventi, si scopre una vena iconografica
vastissima e spesso insospettata. Così che, incontrando via via su queste pagine brutto di
natura, brutto spirituale, asimmetria, disarmonia, sfiguramento, in un succedersi di
meschino, debole, vile, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo,
insulso, nauseante, criminoso, spettrale, satanico, repellente, sgradevole, grottesco,
abominevole, odioso, indecente, immondo, spaventoso, abbietto, spiacevole e indecente, il
primo editore straniero che ha visto quest'opere ha esclamato: "Come è bella la bruttezza".
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