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Cronaca Redazione 14 settembre 2007 00:26 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Giuseppe Devastato è forse l’ultimo epigono di quella grande tradizione pianistica, fondata da Thalberg sul finire del XIX secolo, in seguito codificata e strutturata pedagogicamente da Vincenzo Vitale, che va sotto il nome di Scuola Pianistica Napoletana.
Tale Scuola ha “partorito” i più importanti talenti del pianismo italiano contemporaneo tra i quali spiccano, per citarne solo alcuni, il nome di Francesco Nicolosi, Laura De Fusco, Sandro De Palma, Michele Campanella, Carlo Alessandro La Pegna, e lo stesso Riccardo Muti, il quale, oltre ad essere un affermato direttore d’orchestra, è un eccellente pianista.
In questa parabola artistica e temporale, Giuseppe Devastato si pone come il più interessante interprete della più recente generazione di pianisti. Il suo pianismo è il frutto di una equilibrata sintesi tra tradizione ed innovazione, tra estrema perizia tecnica e visionario pathos interpretativo.
Ascoltandolo, si ha l’impressione che il suo controllo delle sonorità sia totale e che addirittura egli possa, attraverso la sua virtuosa tecnica, manipolare direttamente i parametri “microstrutturali” del suono. Infatti, ad un attento ascolto, si ha quasi l’impressione che egli agisca direttamente sull’ Attack, il Release, il Sustain e il Decay del suono. La novità stilistica di questo pianista sta nel contrapporre a questo estremo rigore tecnico, che rasenta la “Scienza” nel suo più vero significato etimologico, un istinto musicale che impone alle frasi ed alle forme musicali la direzione più interessante ed allo stesso tempo coinvolgente.
Il pianoforte di Devastato è un pianoforte che canta e che gioca con il timbro, la sua chiave di lettura ritmica è sempre filologicamente consona con il linguaggio compositivo dell’autore che affronta, ed allo stesso tempo ha una radice antica che si perde nei meandri della storia. E’ notevole come il nostro pianista passi con disinvoltura da Scarlatti a Bach, da Mozart a Beethoven, da Schumann a Brahms o Rachmaninov, da Liszt a Ligeti o a Messiaen, risultando sempre convincente e sorprendente nel percorso interpretativo. La sua conoscenza viva dei linguaggi compositivi, che si sono succeduti nei secoli nella cultura musicale occidentale, ne fa un musicista che, partito da Napoli, porto e cuore del Mediterraneo, guarda e si pone verso la Musica senza nessun limite fisico, culturale e spirituale.
Proprio per questo motivo Giuseppe Devastato è da considerare un interprete a tutto tondo di quel magico universo chiamato Musica che, scevro da confini, attinge dal passato per spingersi nel futuro.In questo CD il pianista recupera il mondo emozionale che ci riporta direttamente all’infanzia, all’innocenza, ad un mondo primordiale e che trova nella scrittura compositiva apparentemente semplice, ma intimamente complessa nell’intellegibilità delle linee e delle forme, dello Schumann dei KindersZenen, del Bach dei corali trascritti magistralmente per pianoforte da Busoni, della vocalità struggente di un Gluck, per arrivare allo Scriabin degli studi dell’ op.2, un opera costruita sul rimembrare gli echi mitologici dell’ antica Russia.
Nelle suddette registrazioni il gioco delle trame, dei sospiri, dei chiaroscuri crepuscolari, le dinamiche del detto e del non detto, il dualismo che pervade il mondo che ci circonda e le sue energie, fanno di Giuseppe Devastato un interprete che, lontano dal rumore caotico della civiltà post-moderna e dalla volgarità che impera e che dilaga a tutti i livelli della vita culturale, sociale e civile del nostro martoriato pianeta, si fa portavoce del bello, dell’equilibrio e dell’armonia, del candore e di quella emotività struggente che lega direttamente l’artista a Dio.
Roma, 28 Gennaio 2007 Con affetto e ammirazione
Louis Siciliano - Compositore
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