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Cronaca Redazione 20 marzo 2007 00:12 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
L'amicizia è una virtù. Chi ha conosciuto il dott. Emilio Sena e ha avuto la possibilità di frequentarlo, sa quanto per lui fosse vera e preziosa questa affermazione. Per don Emilio la parola "amicizia" era densa e ricca di mille sfumature e di mille vibrazioni.
La conversazione con lui, profonda e mai monotona, non poteva languire. Aveva letto, criticato e interiorizzato, passando tutto al vaglio dell'esperienza, della carità e della fede.
Un uomo che, pur onorando la logica, riconosceva l'insufficienza dei procedimenti puramente logici e che era disposto a confrontarsi anche con ciò che appare inconoscibile: in primo luogo e, soprattutto, con Dio, che gli si è rivelato in modo inesauribile.
Sul piano teoretico, le permanenti direzioni di indagine dell'Uomo e dell'infaticabile studioso sono state quella etica, quella antropologica, centrata sul problema della libertà e quella della cultura, della cultura cristiana in particolare. Ha testimoniato una rigorosa fiducia nella ragione umana tesa ad innalzare una diga contro il relativismo in campo gnoseologico e contro il dilagante nichilismo in ambito morale. Senza sosta sottolineato, con scritti e discorsi, l'urgenza di una giustificazione dei valori morali, giustificazione che, per essere tale, doveva, a suo avviso, poggiare su di una concezione dell'essere, eppoi, del dover essere che fosse razionale e cristiana, senza essere solo emotiva.
Non concepiva la politica senza l'etica e la libertà senza responsabilità . Era affascinato dalla lettura di quegli autori che avevano percepito il senso del divino come esperienza del fondamento della coscienza, lo Urgrund, e del lavoro per gli altri.
Ecco, la politica non significò per Lui un voler apparire, un proclamare l'usato "sum", ma un continuo testimoniare " Deus est", un fare carità utilizzando gli strumenti della politica per gli altri, per i bisognosi, gli analfabeti, i carcerati, gli orfani, i sacerdoti…..
Quanti incarichi ha espletato con scienza e coscienza!
A quante cariche o privilegi ha rinunziato!
Quali onori per sé? Nessuno, tranne quello di essere esempio di onestà , di culto della famiglia e dell'amicizia.
Forse questo suo vivere dentro gli dava quell'aria severa, un po' schiva, quella discrezione e quella semplicità di chi fugge lo spettacolo, perché ha nostalgia del silenzio, ma, nello stesso tempo, la forza della fede e la chiarezza logica erano testimoniate dalla fermezza del tono, dalla profondità e dalla chiarezza delle parole.
L'indomita libertà del cuore lo ha fatto vero. Come ogni uomo in cammino. E questa libertà lo ha reso, in un certo senso, sempre giovane. Mai dimentico del passato, ma, per natura e cultura, aperto all'oggi e pronto al progetto. Mi spiego il Suo leale, aperto, complice, schietto, eppure sempre educante rapporto con i nipoti.
Diplomatico fine, sapeva scegliere momenti e modi, ancorandoli sempre alle qualità del vero cristiano. Anche i Suoi rimproveri, velati da una sapiente ironia, erano testimonianza di umiltà , quella umiltà che fa il Maestro che non mortifica e che insegna sempre, in qualche modo, se stesso.
L'uomo, come scrive san Gregorio Nazanzieno, " non invecchierà nello spirito".
" Quest' alba non conoscerà tramonto", ha esclamato l'ultimo suo giorno e, così, la fede ha illuminato il mistero della Sua morte, infondendo serenità a un passaggio tradottosi in un fiducioso abbandono nelle mani di Dio.
Sono testimone della consapevolezza, della serenità , dell'attesa e, anche, del sorriso che lo hanno accompagnato nell'ultimo tempo. E gli sono grato.
"Dolcemente trasmigrerà nell'aldilà dove nessuno è vecchio, ma tutti sono perfetti nell'età spirituale".
Il carissimo don Emilio sapeva che in Cristo la morte, realtà sempre drammatica e sconvolgente, viene riscattata e trasformata, fino a manifestare il volto di una " sorella " che lo ha condotto tra le braccia del Padre.
Saverio Strocchia
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