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Cronaca Redazione 28 febbraio 2007 00:09 Circa 1 minuto per leggerlo stampa
La presentazione al pubblico del nuovo marchio di promozione turistica dell'Italia ha suscitato reazioni non certo entusiaste.
L'intera comunità dei professionisti della comunicazione visiva si è fatta portatrice di questo malcontento promuovendo una petizione
che ha raccolto in poche ore e sta ancora raccogliendo, centinaia di firme sia dal mondo della professione che dai cittadini.
Ciò che viene messo in crisi non è soltanto il risultato formale ma il procedimento con il quale si è giunti a questo risultato e a questi contenuti. Il solito concorso con le sue ombre e le sue pieghe, gli sbarramenti che impedivano di partecipare a chi non avesse prodotto fatturati ragguardevoli, come se la sensibilità si misurasse con il denaro, le competenze della giuria, i tempi ristretti e poi allungati...
Può essere imposto l'utilizzo di un marchio per la promozione turistica dell'Italia se questo non viene accettato e condiviso dai cittadini
o se viene ritenuto non rappresentativo della cultura e dei valori che la comunità sente ed esprime in tutte le sue manifestazioni?
Come si può trovare un percorso virtuoso per far convergere e condividere su un segno grafico l'identità di una comunità?
Su queste domande Aiap riflette e vuole far riflettere.
L'Aiap, SocialDesignZine, Progetto Grafico, chiedono alla Presidenza del Consiglio, attraverso la petizione "Not IT my name",
di ripensare l'intera iniziativa.
Aiap, Associazione Italiana Progettazione Comunicazione Visiva
SocialDesignZine
Progetto Grafico
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