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Cronaca Redazione 08 febbraio 2007 21:06 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Sono passati poco più di sessant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, ma è
solo da tempo relativamente breve che ha avuto inizio il dibattito sulle foibe, cavità carsiche naturali adibite a fosse comuni, presenti nel nord-est italiano e, soprattutto, nei territori dell' Istria e della Dalmazia.
Le foibe vengono utilizzate per occultare cadaveri nei primi mesi successivi all'Armistizio dell' 8 settembre, quando, nei territori istriani, occupati dalle truppe del Maresciallo Tito, si verificano rappresaglie e uccisioni di massa a danno della comunità italiana.
Molti cittadini, colpevoli solo di essere italiani e cattolici, vengono legati a due a due con del filo di ferro e gettati, spesso sparando ad uno solo dei due condannati, nelle profonde cavità del sottosuolo carsico.
Per anni, con la complicità del P.C.I., vassallo fedele di Tito e dei propri omologhi slavi, si è taciuto sul fatto che queste fosse comuni naturali fossero le tombe senza croci di migliaia di italiani, vittime innocenti della pulizia etnica slava; così come per anni non si è parlato dell'esodo forzato dei due o trecentomila italiani dell' Istria e della Venezia Giulia che furono costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre dall'aggressione del comunismo slavo.
Quello delle foibe è un capitolo della nostra storia estremamente drammatico, che gli scherani del monopolio culturale della sinistra, hanno tentato invano di cancellare dalla memoria collettiva, strappando intere pagine di storia a questa nazione.
Oggi, in un' epoca dove si perseguono reati d'opinione e si applicano leggi a senso unico, la vergognosa persecuzione a danno degli italiani d'Istria e Dalmazia riemerge con tutte le sue ombre e i suoi orrori, denunciando quelle colpevoli negligenze e pesanti responsabilità proprie di chi ha volutamente taciuto una realtà così criminale.
"Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli.
Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati.
Io ricordo. E tu?"
(tratto dal sito del Comitato 10 febbraio: http://www.10febbraio.it/documenti.htm)
Azione Giovani Marigliano
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