Cronaca
Redazione
21 gennaio 2007 00:59
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SALVIAMO NAPOLI E LA CAMPANIA
“Non bruciamo le ecoballe!”
L’art. 32 della Costituzione Italiana sancisce la salute del cittadino come un valore primario da tutelare. Ma, a quanto pare, ciò non vale per la Campania, dove già dal 1994 è stato dichiarato lo stato d’emergenza a causa della cattiva gestione dei rifiuti urbani e dello sversamento illecito di rifiuti tossici provenienti da tutt’Europa.
A supportare il rapporto del 1997 dell’Organizzazione mondiale della Sanità che già definiva la Campania una delle regioni con il maggior numero di abitanti potenzialmente a rischio per l’esposizione a cancerogeni chimici derivanti da un inadeguato ciclo di smaltimento dei rifiuti, recenti studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità , dal CNR e dalla Regione Campania hanno evidenziato un aumento significativo della morbilità (quante persone si ammalano) e della mortalità per determinate tipologie di tumore in alcune aree interessate dalla presenza di numerosi siti di discarica e dallo sversamento illecito di rifiuti tossici (nello specifico, l’area sud-orientale della provincia di Caserta, e l’area settentrionale della provincia di Napoli). Un aumento che è in assoluta controtendenza rispetto alla media nazionale, visto che anche le regioni del nord più industrializzate hanno registrato negl’ultimi anni un decremento della mortalità per tumore.
Da tempo è ormai nota la gravissima situazione che affligge il territorio di Acerra, che, secondo quanto rilevato da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4 del 23/06/06, versa in uno stato di emergenza ambientale spaventoso, a causa di una concentrazione di diossina - che con tutta probabilità ha già contaminato il latte materno - centomila volte superiore ai limiti previsti dalla legge. Tuttavia, non si può affatto escludere che la situazione sia tale o peggiore in aree come la provincia di Caserta o la periferia nord di Napoli. Appare evidente, quindi, che in questo momento è della massima urgenza monitorare i livelli di diossina nell’uomo, e quindi l’istituzione in Campania di almeno un laboratorio di tossicologia specializzato nel monitoraggio delle sostanze tossiche ambientali nell’uomo.
A questa “mattanza” ambientale e sanitaria, come l’ha definita l’ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente, vanno ad aggiungersi i ben cinque milioni di tonnellate di rifiuti in ecoballe ancora da smaltire, e che data la loro composizione non a norma dobbiamo augurarci non saranno mai bruciate, poiché sarebbero davvero incalcolabili i danni che ne deriverebbero. In queste eco-balle, infatti, di “eco” non c’è proprio nulla, visto che contengono rifiuti non differenziati, e quindi con una frazione organica così elevata che se fossero inceneriti produrrebbero un’emissione di diossina e di altri contaminanti ambientali tale da compromettere ulteriormente la già gravissima situazione sanitaria e ambientale dei territori interessati.
Che senso avrebbe quindi costruire e mettere in funzione un’inceneritore – la cui teconologia è da anni messa in discussione e sostituita in altri paesi con metodologie alternative -, che non solo come abbiamo visto non risolverebbe il problema dell’emergenza e delle ecoballe, ma che a causa dell’elevata temperatura di cui si avvale produce “nanoparticolato”, ovvero particelle che a causa delle loro ridottissime dimensioni restano sospere nell’aria, non sono biodegradabili né biocompatibili, ma si accumulano nei nuclei delle cellule, e inducono processi di trasformazione neoplastica andando a interferire con la normale regolazione genica (S. Montanari, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics, Modena).
Ciò che appare più assurdo, infine, è che non solo gli amministratori – gli stessi che hanno reso decennale e “ordinaria” l’emergenza dei rifiuti in Campania per inseguire interessi personali - vogliono costringerci a considerare l’inceneritore come l’unica via d’uscita da una situazione limite, ma che addirittura la scelta del sito per l’inceneritore ricada su una terra “martoriata” come quella di Acerra appare a tutti un paradosso insopportabile
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