28/03/2024
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Cronaca Redazione 30 dicembre 2006 17:57 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
"L'esecuzione tramite impiccagione di Saddam Husayn, non muta il giudizio storico su di un dittatore che ha identificato il proprio percorso politico con la pratica della distruzione e della violenza, tra l'altro, già condannato dalla storia, dagli eventi e dal suo popolo.
Il sentimento di disprezzo e di rifiuto nei confronti dell'istituto della pena di morte, rappresenta, per incidens, l'esaltazione dei valori della dignità e dell'integrità della persona umana. Rimane, quindi, in capo a tutti coloro che hanno responsabilità politiche ed istituzionali, il cogente ed improcrastinabile impegno a cancellare la pena di morte dal presente e dal futuro dell'umanità , al fine di garantire il primato della vita umana nel suo contenuto morale ed etico di libertà , dignità e progresso materiale e spirituale del valore dell'uomo".
Così ha commentato l'avv. Pasquale Mautone, la notizia della morte del dittatore iracheno.
A ciò ha aggiunto una ricostruzione del profilo storico e politico di Saddam Husayn.
Saddam Husayn nato il 28 aprile 1937, morto il 30 dicembre 2006, presidente e dittatore dell'Iraq dal 1979 al 2003.
Si iscrisse al Partito Bath (Partito della Risurrezione) nel 1956, prese parte al fallito tentativo di colpo di stato contro Re Faysal II.
Dal 1968 Saddam rivestì il ruolo di vicepresidente del Consiglio del Comando Rivoluzionario; nel 1973 fu promosso al grado di Generale dell'esercito iracheno.
Nel 1979 il Presidente della Repubblica Ahmad Hasan al Bakr annunciò il suo ritiro e Saddam Husayn - imparentato con al Bakr, lo sostituì nella carica.
Il partito Bath aveva un programma progressista e socialista che puntava alla modernizzazione e secolarizzazione dell'Iraq.
Saddam Husayn si attenne alla linea del suo partito e proseguì le riforme modernizzatrici iniziate dai suoi predecessori, completando riforme quali la concessione alle donne di diritti pari a quelli degli uomini, l'introduzione di un codice civile modellato su quelli dei paesi occidentali (che sostituì la Sharia) e la creazione di un apparato giudiziario laico (che comportò l'abolizione delle corti islamiche).
Dopo essere stato incaricato di sovrintendere alla nazionalizzazione dell'industria petrolifera irachena, Sadd?m utilizzò una parte consistente dei profitti petroliferi per programmi di welfare (istruzione gratuita ed obbligatoria; sanità pubblica gratuita) e per modernizzare le infrastrutture e l'economia dell'Iraq (portando l'elettricità in tutto il Paese).
Husayn desiderava ottenere la leadership dell'area vicino-orientale, il che lo pose in conflitto con l'Iran, dove nel 1979 era salito al potere l'?yatoll?h Khomeyni, cacciando dal trono lo scià Mohammad Reza Pahlavi. Entrambi gli Stati ambivano a un ruolo egemonico nell'area del Golfo Persico e del Vicino Oriente. Prendendo a pretesto la questione delle frontiere fra i due Paesi, l'Iraq attaccò l'Iran nel 1980 in quella che fu allora definita la "Guerra del Golfo" (nota anche come guerra Iran-Iraq), durata dal 1980 al 1988.
L'Iraq fu appoggiato sia dagli Stati Uniti - perché Khomeyni era loro notoriamente avverso - sia, ma solo parzialmente, dall'URSS che preferiva un governo laico a uno di matrice islamica.
Gli iracheni nel 1988 furono ricacciati quasi interamente dal territorio iraniano, anche se Sadd?m non rinunciò a svolgere un ruolo egemonico nella regione e, riprendendo le mai accantonate pretese di sovranità irachena sul territorio dell'emirato, nell'agosto 1990 invase il Kuwait che si arrese dopo soli 2 giorni.
Le Nazioni Unite si affrettarono a condannare l'aggressione, mentre il presidente degli Stati Uniti, George Bush, veniva autorizzato dal Congresso ad utilizzare la forza militare contro le truppe irachene in Kuwait.
Il 3 marzo 1991 fu firmato a Safw?n l'armistizio tra i generali alleati e iracheni che sanciva di fatto la fine della Guerra del Golfo. L'Iraq uscì dalla guerra particolarmente indebolito (nonostante Sadd?m fece passare la situazione come una vittoria).L'embargo proclamato dalle Nazioni Unite a seguito della guerra ha pesato fortemente sull'economia irachena. Il degrado dell'efficienza industriale fu notevole e di questo pagò le conseguenze la popolazione civile, anche se la componente militare del regime iracheno fu messa al riparo col massimo dell'impegno possibile.
Nel 1996 il parlamento iracheno ha accettato un piano del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzava la vendita di quantità limitate di petrolio per far fronte alle necessità primarie alimentari e farmaceutiche del Paese (piano Oil for food, petrolio in cambio di cibo).
In base ai rapporti ufficiali, la popolarità di Sadd?m Husayn sarebbe rimasta anche in tali momenti molto alta tra la popolazione irachena che veniva convinta dagli strumenti della propaganda del regime che le difficoltà patite scaturivano dalle decisioni vessatorie assunte dalle Nazioni Unite. Ancora nel 2002 un referendum, che chiedeva la riconferma di Sadd?m Hussein come leader dello stato iracheno, ottenne il 100% di voti favorevoli. Sadd?m era l'unico candidato ed il voto era obbligatorio.
Accusato di non aver adempiuto agli obblighi imposti dalla comunità internazionale e di possedere ancora armi nucleari, chimiche e biologiche, mai trovate però dagli ispettori dell'ONU, l'Iraq venne nuovamente attaccato.
Il 19 marzo 2003, trecentomila soldati statunitensi e britannici invasero da sud l'Iraq dando il via all'operazione Iraq Freedom con l'obiettivo di disarmare e distruggere il regime di Sadd?m, accusato di collusione con il terrorismo internazionale.
Il 9 aprile, la capitale irachena cade, e i Marines entrano vittoriosi nella piazza del Paradiso dove viene abbattuta, in diretta mondiale, la statua di Sadd?m Hussein, e l'ex presidente iracheno viene catturato dai soldati americani in un villaggio nelle vicinanze di Tikrit il 13 dicembre.
Sottoposto a processo da un tribunale iracheno assieme ad altri sette imputati, fra cui il fratellastro, per crimini contro l'umanità , in relazione alla strage di Dujayl del 1982 (148 sciiti uccisi), il 5 novembre 2006 è stato condannato a morte per impiccagione (Husayn aveva richiesto la fucilazione) e il 26 dicembre 2006 la condanna è stata confermata dalla Corte d'appello.
L'esecuzione della condanna a morte è avvenuta il 30 dicembre 2006 poiché non è prevista la possibilità di concessione della grazia, e la legge irachena concedeva 30 giorni di tempo dopo la sentenza d'appello per eseguire la condanna.
L'ex presidente era imputato anche per tortura, genocidio e crimini di guerra, in altri procedimenti pendenti di fronte agli organi di giustizia irachena.
In Iraq la sentenza ha provocato reazioni contrastanti: Curdi e Sciiti si sono rallegrati, mentre i Sunniti hanno reagito manifestando contro il verdetto.
In Occidente la notizia della condanna a morte dell'ex rais di Baghdad è stata oggetto di giudizi fortemente contrastanti. L'Amministrazione degli Stati Uniti ha espresso la sua completa soddisfazione (Una pietra miliare sulla strada della democrazia, G.W. Bush). Invece i governi dei Paesi dell'Unione Europea, incluso quello Italiano, pur approvando il verdetto di colpevolezza, hanno ribadito la loro contrarietà di principio alla pena capitale.
Napoli, 30.12.2006
avv. Pasquale Mautone
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