Cronaca
Redazione
16 ottobre 2006 00:21
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AVELLINO: VIA NICOLA TRIFUOGGI
INTITOLATA A NICOLA TRIFUOGGI
UNA STRADA DI AVELLINO
L'Amministrazione Comunale di Avellino ha recentemente intitolato una strada della città al nostro concittadino gr.uff. avv. Nicola Trifuoggi, che fu Prefetto della provincia irpina durante gli anni dal 1939 al 1943. E' questo un meritato riconoscimento per l'opera di un uomo "profondamente retto, modesto, laborioso, ligio al suo dovere di servitore dello Stato, amico del popolo non per esibizionismo ma per convinzione e sentimento saldamente radicati" (come lo giudicò in un articolo commemorativo il periodico napoletano "Padre Rocco"), di un "funzionario di antico stampo" (come lo definisce in un suo libro lo storico Francesco Aliperti).
Nato a Marigliano nel 1882, laureatosi a pieni voti in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli, Nicola Trifuoggi risultò, giovanissimo, vincitore dei concorsi in Magistratura e in Prefettura, ed optò per la carriera amministrativa, che percorse nei suoi vari gradi. Sposò Eva Fiore, nipote del famoso pittore Enrico Fiore, dalla quale ebbe cinque figli. Fu combattente - e rimase ferito - nella prima guerra mondiale, ottenendo la Croce al merito di guerra. Vice Prefetto Vicario a Napoli, fu nominato Prefetto nel 1937 e destinato a Ragusa, e successivamente ad Avellino.
Profondo conoscitore della scienza amministrativa, "scrupoloso, pratico e soprattutto umano" (la definizione è del giornalista irpino Erennio Mallardo), egli offrì anche nella nuova sede "il suo prezioso contributo nello studio e nella soluzione di problemi difficili", così come portò nella famiglia, nella società e nell'esercizio quotidiano del suo ufficio "un profondo senso di bontà e di fede nei valori morali, congiunto ad una viva sensibilità sociale, riscuotendo unanime stima ed ammirazione.
Spirito profondamente mite ma insieme dotato dell'energia che le sue funzioni richiedevano, indipendente ed alieno da ogni conformismo, non mancò, nell'imminenza della dichiarazione di guerra del 1940, di significare al Capo del Governo, nel corso di uno dei periodici incontri per i rituali "rapporti", l'avversione del popolo al conflitto.
Nell'ultimo periodo della sua permanenza ad Avellino ebbe il coraggio di opporre un fermo diniego ad alcuni ufficiali superiori tedeschi, presentatisi in Prefettura in rappresentanza del Maresciallo Kesserling per chiedergli la requisizione di alcuni edifici in città idonei ad ospitare i reparti di alcune unità semicorazzate germaniche di fanteria e di artiglieria: un rifiuto pienamente legittimo, dato che una simile presenza poteva costituire un grosso pericolo per la popolazione.
Un episodio, questo, del quale il protagonista non fece mai parola, ma su cui si è soffermato ampiamente il Mallardo in due interessanti articoli pubblicati rispettivamente su "Nuovo Meridionalismo" (novembre-dicembre 1995) e su "Ottopagine" (1° febbraio 2002), illustrando l'impegno generoso e assiduo in favore della gente irpina di colui che egli definisce "prefetto-padre".
Collocato a riposo nel giugno 1943 con il grado di Prefetto di prima classe, S.E. Trifuoggi ricevette, nel lasciare la sede, numerosi attestati di stima, di simpatia e di gratitudine dagli avellinesi. Non a caso un illustre giornalista irpino, Giovanni Pionati, lo definisce, in un articolo rievocativo (nel "Mattino" del 21 novembre 1999) "perla ... di gentiluomo nostrano, indimenticabile".
Poco dopo il dott. Trifuoggi poté vedere riconosciute "le sue doti di competenza ed equilibrio" e la sua "integrità morale" anche dal nuovo governo, che lo richiamò in servizio per conferirgli la carica di Commissario straordinario all'Amministrazione provinciale di Napoli, che egli resse, "con la sagacia e la fermezza indispensabili", durante l'ultimo periodo bellico e nell'immediato dopoguerra fino alla trasformazione della stessa in organo elettivo. Alieno da ambizioni politiche, non accolse i reiterati inviti, rivoltigli da più di una parte, a candidarsi alla Camera dei Deputati o al Senato nella prima tornata elettorale.
Si spense a Marigliano il 28 giugno 1951.
L'intitolazione di una strada della città di Avellino ad un nostro concittadino è indubbiamente un fatto che gratifica ed onora la città di Marigliano, in quanto essa vede così riconosciute ufficialmente, fuori dei suoi confini, la figura e l'opera di un suo illustre figlio.
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