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Cronaca Redazione 22 luglio 2006 23:26 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Non mi soffermo sull'importanza della libertà di stampa. Ritengo che, almeno in questa sede, non sia opportuno
farlo. Mi limito soltanto a dire che chi come me opera nel settore dell'informazione è consapevole che tutti si
ergono a paladini, pochi realmente la tutelano e la rispettano. Per proseguire, a scanso di equivoci, preciso che non
intendo soffermarmi sulle esternazioni degli onorevoli Paolo Russo e Tommaso Barbato, pur dovendo ammettere,
nonostante note divergenze di opinione politica, che al deputato del collegio deve essere riconosciuto un buon
utilizzo della comunicazione e un adeguato rispetto della stampa, che non sempre è benevola nei suoi
confronti.
Preciso, infine, che non intendo entrare nel merito della denuncia del senatore Tommaso
Barbato al portale. Con umiltà , ma anche con una buona dose di onestà , ammetto, che certe questioni non sono di mio
interesse. Mi corre, tuttavia, l'obbligo di alcune precisazioni. Da alcuni giorni, artatamente e vilmente, si lascia
circolare in città una voce stando alla quale all'origine della denuncia sporta dal senatore ci sia stata una mia
forma di "intolleranza" verso una parte dello scritto dell'anonimo Robin Hood, nella quale si parlava di addetti
stampa che si possono compare. Effettivamente, pochi giorni prima della pubblicazione di quel testo, ero approdata
negli uffici del consiglio regionale della Campania, in qualità di nuovo addetto stampa del senatore
Barbato.
Certe affermazioni non sono state ben accolte, giacché la realtà dei fatti era sconosciuta a
Robin Hood, ma nota a me, che ero direttamente interessata e che, senza ombra di dubbio, non sono stata mai comprata
da nessuno. Per dirla con una linguaggio preso a prestito dall'economia, probabilmente c'era semplicemente stato un
incontro tra domanda ed offerta di lavoro. In sostanza, il senatore cercava da tempo un nuovo addetto stampa, mentre
io ero un giornalista praticamente sul mercato e che, tra l'altro, in precedenza, di offerte simili ne aveva
ricevuto altre due. In altre parole, sono state garantite prestazioni di lavoro a fronte di un normale compenso. Le
persone direttamente interessate erano, inoltre, consapevoli della diversità di opinioni politiche, reciprocamente
rispettate.
In quel momento storico, chiamando me come addetto stampa, il senatore ha dato prova di
apertura. Detti rapporti di lavoro si sono interrotti dopo un mese, verosimilmente per questioni di incompatibilitÃ
ambientali (esistono fatti precisi che mi inducono sin dall'inizio a crederlo), ritengo non riconducibili al
contegno assunto né dal senatore né da me. In più occasioni, l'onorevole Barbato mi ha riconosciuto serietà ed
umiltà , professionalità e correttezza (sulla quale credo che altri con belle pulci nell'orecchio, forse nel timore
infondato di perdere terreno, hanno sindacato). Il senatore ha avuto con me modi paterni, per i quali
ringrazio.
Dal canto mio, ho cercato di ricambiare, lavorando, se necessario, da mattina a sera,
correttamente, cercando di far comprende in ogni occasione quali erano le situazioni o le espressioni da evitare per
non rischiare di ledere l'immagine del mio datore di lavoro (si trattava di specifiche competenze professionali).
Non nego, a questo punto, che ci sono state situazioni invivibili, non riconducibili alla persona dell'onorevole,
con il quale avrei voluto poter avere un confronto più schietto, senza intermediari o spettatori. Non tutto si
compra nella vita. Non sono in vendita, almeno per quanto mi riguarda, l'onestà , la dignità , il rispetto, l'onore,
il coraggio delle idee e delle azioni, la libertà . Sono valori che non hanno un prezzo. Non ho chiesto niente,
neppure alla politica. Per tornare brevemente alla denuncia al portale, esiste un solo dato oggettivo che mi lega
alla vicenda: in qualità di addetto stampa ho redatto la replica del senatore pubblicata dal sito, di cui si è tanto
parlato.
Personalmente, solo in quella occasione ho fruito del latino, parafrasando Cicerone,
attraverso l'utilizzo dell'attacco della Prima Catilinaria. Sono consapevole di aver fatto uso corretto del latino.
Al liceo scientifico ho studiato per cinque anni lingua e letteratura latina. Ho sostenuto tre esami di
giusromanistica, alla quale certamente tale idioma non è sconosciuto. In tanti altri testi giurisprudenziali mi sono
imbattuta nel latino. Mi sono limitata a svolgere il mio lavoro: all'epoca ho ritenuto che di fronte ad esternazioni
su un cattivo utilizzo del latino, fosse necessario, benché i presunti errori non fossero a me imputabili,
rispondere proprio con un corretto uso dello stesso idioma. In sostanza, esistevano precise scelte tecniche. Per
tornare alle voci miserrime che si lasciano circolare, che la logica induce ad attribuire solo a coloro che hanno un
interesse a cercare qualche giustificazione, seppure fossi stata ancora addetto stampa dell'onorevole, non mi sarei
nascosta dietro di lui.
Non abbisogno di difese. Non ho una personalità tanto latente. Se avessi
dovuto o voluto adire le vie legali, avrei agito in prima persona. All'epoca, ho esternato il mio pensiero con il
gestore del sito. Ho ricevuto scuse private e pubbliche. Pur chiedendo che fosse esercitato un controllo più
puntuale degli scritti da pubblicare, ho preferito, visto che gli errori erano stati riconosciuti, lasciar correre.
Francamente non condivido "Robin Hood", che si nasconde dietro l'anonimato, rifuggendo le proprie responsabilità .
Senza ombra di dubbio, non godranno, però, mai della mia stima, del mio rispetto e della mia considerazione neppure
coloro che diffondono notizie totalmente prive di fondamento, per rendere le acque più torbide, dimostrando di non
essere meno vigliacchi del predetto anonimo. Per molto tempo, su alcune questioni sono stata buona e
tranquilla. Gli attacchi sferrati, però, a chi non ha niente di cui vergognarsi o pentirsi e che sono totalmente
gratuiti, sono inaccettabili. Mi dispiace, ma esistono persone da cui non accetto la morale.
Loredana Monda
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