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Cronaca Redazione 16 maggio 2006 23:51 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
Giorgio Napolitano ha prestato giuramento. Si è insediato al Quirinale scortato dai Corazzieri. E' l'undicesimo Presidente della Repubblica Italiana. Nato a Napoli il 29 giugno 1925, pare sia originario della località Galluccio tra Cimitile e Nola. L'elezione del nuovo Presidente della Repubblica è accompagnata, purtroppo, da aspre polemiche. Per i detrattori, Giorgio Napolitano è solo l'ex comunista che ha "occupato" la più alta carica istituzionale italiana. Non si può lasciar passare, tacendo, un messaggio errato: la campagna denigratoria in atto tende, infatti, a condizionare gli adulti e conseguentemente i minori. Non a caso pare che sia stato rilevato in qualche scuola del territorio il mancato gradimento da parte degli alunni del nuovo Presidente, al quale, che piaccia o non piaccia, si deve rispetto per il ruolo che riveste. Si tratta di un fatto grave sotto il profilo sociale e culturale.
Progressivamente, le nuove generazioni sono inconsapevolmente indotte al mancato riconoscimento delle cariche istituzionali, dell'assetto democratico del nostro Paese, dell'indipendenza dei poteri dello Stato, dei valori della nostra Costituzione e della Repubblica. Giorgio Napolitano, uomo perbene e di cultura, che ha alle spalle una lunga militanza politica ed un curriculum di tutto rispetto, non è solo un ex comunista, è qualcosa di più. Giorgio Napolitano è uno degli ultimi padri della Resistenza. Incarna i valori della nostra Costituzione (frutto del periodo post bellico e dell'equilibrio raggiunto attraverso la composizione di conflitti derivanti da forze politiche differenti che si sono poste come obiettivo prioritario la difesa delle libertà fondamentali, proprio provenendo da un periodo di dittatura) e della Repubblica.
In un periodo difficile, nel quale si parla con insistenza di violento scontro politico e sociale e di spaccatura dell'Italia in due, era necessario ed indispensabile garantire che la massima carica dello Stato fosse appannaggio di un personaggio di spessore, che fosse al culmine della carriera politica, che potesse ancora difendere, come hanno fatto Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, la Carta Costituzionale, contenitore di principi di libertà , di democrazia, di eguaglianza, di solidarietà , di fraternità , nonché l'unità nazionale, la bandiera, l'inno nazionale e via dicendo, per i quali tanta gente, a cui si deve rispetto, ha dato la vita. E chi poteva assumersi tale responsabilità morale se non un uomo che ha apportato il proprio contributo per la stesura della Costituzione, come è stato fatto dai suoi predecessori e che è consapevole della sua essenza? Allora si invita a riflettere, soprattutto i giovani ai quali si deve spiegare in poco più di ottanta anni di vita chi è stato e cosa ha fatto il nuovo Presidente della Repubblica.
Un rifiuto netto, accompagnato all'ignoranza totale della figura di Giorgio Napolitano è inaccettabile. E' un nuovo e duro attacco all'assetto democratico dello Stato. E' inammissibile soprattutto in considerazione del fatto che nel prossimo mese di giugno gli italiani saranno chiamati ad esprimersi, attraverso il referendum, su una modifica della Costituzione che di fatto fa venire meno anche il principio di indipendenza tra loro dei cinque poteri dello Stato, che rappresenta una garanzia ed una protezione rispetto a potenziali colpi di mano e dopo il varo di una legge elettorale che ha dato vita ad un sistema oligarchico. Giustamente Giorgio Napolitano, con la serietà e con l'eleganza che l'hanno sempre contraddistinto, ha affermato di voler essere il Presidente di tutti. E' il Presidente della Repubblica. E' il Presidente di tutti. Non ha colore politico.
E' figura al di sopra delle parti. Rappresenterà degnamente tutti gli italiani, anche all'estero. La sua storia politica parla per lui. Nel 1942, a soli diciassette anni, fonda un gruppo antifascista e comunista che nel corso della seconda guerra mondiale prende parte a numerose azioni nella resistenza contro i nazisti. Nel 1945 aderisce al Partito Comunista Italiano, di cui fu segretario federale a Napoli e Caserta. Due anni dopo, nel 1947, si laurea in giurisprudenza all'Università di Napoli, con una tesi di economia politica. Eletto deputato nel 1953 (e successivamente sempre rieletto, nella circoscrizione di Napoli), diventa responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI, di cui è membro a partire dall'VIII congresso (1956). Dopo essere entrato, a partire dal X Congresso, nella direzione nazionale del partito, dal 1976 al 1979 è responsabile della politica economica, mentre dal 1986 al 1989 dirige la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali.
Esponente della corrente moderata e socialdemocratica (capo cioè dei cosiddetti miglioristi), si dichiara favorevole alla trasformazione del Pci in Pds. Più volte capogruppo alla Camera dei deputati del PCI, dal 1989 al 1992 è parlamentare europeo. Proprio nel 1992 è eletto presidente della Camera dei deputati sostituendo Oscar Luigi Scalfaro, che intanto diventa Presidente della Repubblica. Romano Prodi lo nomina ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. Dopo la caduta dell'esecutivo guidato da Prodi, è europarlamentare dal 1999 al 2004 tra le fila dei Democratici di Sinistra e ricopre in quella sede la carica di Presidente della Commissione Affari Costituzionali. Il 23 settembre 2005 è nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Certamente, ora che è Presidente della Repubblica, non sarà preda di cadute di stile che tanto sono costate all'immagine dell'Italia all'estero proprio ad opera dei suoi denigratori e che hanno esposto il Paese a rischio.
Loredana Monda
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