19/03/2024
(127 utenti online)
Cronaca Redazione 24 marzo 2006 19:49 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
Egregio signor Tedesco, sono contento di averla resa felice per le mie posizioni riguardo gli omosessuali. Detto questo, vorrei ora parlarle del perché le mie idee sono in totale antitesi rispetto alle sue.
Nel suo articolo lei utilizza l'ISTAT ( istituto statistico) come fonte di definizioni: una tale impostazione cede il passo INEVITABILMENTE ad una radicalizzazione della sociologia, che potremmo chiamare sociologismo ( relativismo ) radicale.
Tale concezione si basa su una massima di questo tipo: quel che accade è per sé legittimo ed il diritto deve inseguire il costume che si evolve.
Orbene la realtà non si evince da un'indagine statistica.
La differenza che emerge chiaramente dalle nostre posizioni è quella che intercorre fra chi ritiene che esista una natura (di conseguenza un diritto naturale) e chi invece sostiene che tutto sia storia e/o cultura, cioè volontà umana, cioè egotismo (l'io creatore e legislatore, l'io desiderante e pretenzioso al centro dell'universo).
La distanza fra coloro i quali guardano alla natura come modello per gli eventi ed i "ritrovati" culturali, e chi invece la crede da questi continuamente modellata, cioè la nega.
Negandola fa venir meno con essa la consistenza del reale, che viene dissolto nel "continuo evolversi".
In tal caso però, nulla potrà essere giudicato: se il costume evolve verso la pedofilia, se la cultura "trova" negli ebrei la causa di ogni male, quando e dove ciò accade, sarà legittimo, ed il diritto dovrà solo ratificarlo, codificarlo, legittimarlo.
Naturalmente è inesistente in me l'intenzione di attribuirle queste ultime idee, ma intendo solo chiarire gli aspetti e le conseguenze della teoria e delle idee che lei abilmente presenta.
Voglio ricordare, però, che è principio pacifico del diritto di ogni luogo ed ogni tempo che è giusto e doveroso il trattamento disuguale di situazioni e rapporti disuguali.
Questo principio è perfetto per i diversi tipi di rapporto che lei assimila alla famiglia.
Oggi la famiglia è negata dall' uomo che rifiuta la propria natura e pretende di ridefinirla prometeicamente, facendola coincidere con l'"io desiderante".
Non più creatura (in quanto nessuno di noi si è scelto, non parto da un presupposto religioso) inserita in un ordine definito, sempre da scrutare ed interpretare, ma un ordine dal quale trarre la propria misura: l'uomo avanza la pretesa di essere padrone assoluto della propria libertà teorizzata come anarchica.
Insomma, si è alle prese con l'uomo faustiano, il quale può essere descritto chiaramente con le parole di Benedetto XVI :"Oggi un ostacolo particolarmente insidioso […] è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie".
Concludendo ritengo che "famiglia" non sia un semplice legame affettivo o un "vuoto nome" (richiamandoci a O. Spengler che riferiva tale espressione al concetto di umanità ) da riempire con referenti diversi nel corso della storia, ma è certamente la cellula base della società , perché senza famiglie, senza il legame anche fisico di un uomo e una donna, cioè senza riproduzione non può esservi società , a meno che i "soci" non li si fabbrichi; ma su questa prospettiva, cfr. Aldous Huxley (certamente non cattolico come Bendetto XVI, anzi…) ed il suo "Mondo Nuovo".
Pasquale Antonio Riccio
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MARIGLIANO.net
Commenti