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Cronaca Sebastiano Vaia 15 settembre 2009 23:45 Circa 5 minuti per leggerlo stampa
Quando ci si trova di fronte ad una malattia, sorgono inevitabilmente un certo numero di domande. La malattia di Alzheimer non fa eccezione.Le questioni che suscita questa malattia sono pressanti e numerose.
Gli incontri, le diagnosi di malattia, gli scambi con le famiglie delle persone malate mi hanno permesso di conoscere bene le loro preoccupazioni.
La malattia di Alzheimer è una malattia misteriosa, complessa, le cui manifestazioni variano da una persona all’altra. Non ci sono dunque delle semplici risposte ai quesiti che essa pone, anche perché raramente vi è una sola risposta ad una domanda. Si sa giustamente che la vita non si svolge mai come nei libri. Ogni persona essendo unica reagirà diversamente alla malattia di Alzheimer.
Cenni storici: il dott. Alois Alzheimer, medico patologo tedesco, è stato il primo a descrivere certe lesioni del cervello che caratterizza la malattia che oggi porta il suo nome. Questa descrizione fu comunicata in occasione di un congresso nel 1906 e pubblicata in una rivista medica nel 1907. Il dott Alzheimer aveva studiato il cervello di una donna morta all’età di 56 anni, dopo alcuni anni caratterizzati da una perdita delle sue facoltà mentali. Per la prima volta, egli stabiliva il legame tra le lesioni osservate nel cervello e le manifestazioni di un comportamento anormale in questa paziente.
In altri tempi, quando una persona anziana presentava dei seri problemi di memoria, si diceva che era diventata “senile”, che era “ricaduta nell’infanzia”, o ancora che soffriva di “rammollimento cerebrale” o di “ indurimento delle arterie”. La si considerava, cioè, come “confusa”. A quell’epoca, le conoscenze scientifiche erano molto meno avanzate e si associavano spesso i disturbi della memoria agli effetti naturali dell’invecchiamento. Da una quindicina d’anni, è possibile risalire all’origine di certe perdite di memoria. Per esempio, ora si sa che possono essere causate da lesioni cerebrali, da una cattiva circolazione sanguigna cerebrale o da molte altre malattie. Queste nuove conoscenze mediche e psicologiche, come, le tecniche neuro radiologiche, le valutazioni Neuropsicologiche permettono ormai di fare delle diagnosi più precise. Il termine “confusione “, che era vago, è stato sostituito da diagnosi molto più esplicite: malattia di Alzheimer, erteriosclerosi cerebrale, infarti cerebrali, malattia di Pick, ad esempio.
L’arteriosclerosi cerebrale è una condizione patologica che porta ad un ispessimento della parete interna delle arterie e ad un loro indurimento progressivo. Gli infarti cerebrali sono delle infiltrazioni di sangue nel cervello, cioè un’invasione del tessuto cerebrale da parte del sangue, che porta alla morte delle cellule circostanti. La malattia di Pick è un’altra condizione di tipo neurodegenerativo che inizia tra i 50 ed i 60 anni e che è caratterizzata da un’atrofia cerebrale, cioè una notevole diminuzione del volume delle cellule nel cervello. La malattia di Pick si esprime ugualmente con una sindrome demenziale progressiva e con la sua mortale evoluzione in pochi anni.
Nell’ambito medico-neuropsicologico, il termine “demenza” indica in modo specifico la perdita globale delle funzioni mentali (pensiero, memoria, giudizio, percezione, orientamento, ragionamento, apprendimento, capacità di risolvere i problemi)senza alterazione della coscienza, cioè la persona rimane sveglia e vigile.
Per parlare di “demenza”, è necessario sottoporsi a delle specifiche indagini medico-neuropsicologiche.
Nel caso della malattia di Alzheimer, la perdita delle facoltà mentali è graduale e irreversibile; all’ultimo stadio della sua evoluzione, diventa globale.
La malattia di Alzheimer non è una malattia mentale, nel senso popolare del termine, ma una vera e propria malattia neurologica, cioè del sistema nervoso. Non possiamo che rallegrarci che il termine “pazzia”sia sparito dal linguaggio.
Il recente interesse per la malattia di Alzheimer riflette l’emergenza di nuove discipline come la geriatria, gerontologia e la neuropsicologia. La geriatria è la specialità della medicina che si occupa delle malattie legate all’invecchiamento. un geriatra è un medico che diagnostica e cura i disturbi delle persone anziane. La geriatria include cure prestate a queste persone.
La gerontologia è la scienza che studia la vecchiaia ed i fenomeni dell’invecchiamento sotto tutti gli aspetti, che sono biologici, psicologici, o sociali. La Neuropsicologia è la scienza applicata che riguarda l’espressione comportamentale di disfunzioni cerebrali. L’esame neuropsicologico ha come scopo la valutazione delle funzioni cognitive (memoria, linguaggio, attenzione, funzioni prassiche, gnosiche ed esecutive) e comportamentali e le loro correlazioni con un danno cerebrale focale o diffuso. Queste discipline occupano, attualmente, un posto di primaria importanza nella diagnosi di patologie degenerative diffuse o focali come lo è la malattia di Alzheimer.
Con l’aumento del numero delle persone anziane, sono aumentati anche i casi di malattia di Alzheimer, poiché si tratta principalmente di una patologia che colpisce questo strato di popolazione. Questo cambiamento demografico è verosimilmente il risultato di un miglioramento delle cure sanitarie e mediche e della straordinaria riduzione di malattie infettive in seguito all’avvento degli antibiotici. Infatti, l’età costituisce il principale fattore di rischio per la malattia di Alzheimer, così che l’aumento del numero delle persone anziane si accompagna inevitabilmente ad un aumento dei casi della malattia di Alzheimer. Il fatto che la malattia di Alzheimer venga meglio diagnosticata, che la popolazione sia meglio informata, contribuisce a far conoscere meglio questa malattia.
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