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Cronaca Andrea Amato 18 marzo 2009 00:36 Circa 4 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - Apprendevamo nei primi mesi del 2007 che la Regione Campania, nell’ambito di un Progetto per la salvaguardia dei beni culturali, destinava al Comune di Marigliano una discreta somma di denaro. Per questo progetto, si prevedeva lo stanziamento di circa quattordici milioni di euro da assegnare a tutti quegli Enti locali che ne avessero fatto richiesta per intervenire su opere da restaurare con urgenza. Marigliano, che in quell’occasione fece richiesta di ottantaduemila euro, riuscì ad ottenerne sessantasettemila.
Con tali fondi si decise, pertanto, di finanziare il restauro di un’opera pregevolissima, forse tra i più preziosi lavori artistici che il nostro territorio conserva, che necessitava realmente di un intervento urgente, esposta da troppo ormai alla consunzione del tempo che l’aveva notevolmente rovinata: il Polittico dell’Annunziata. Grazie al contributo regionale, all’interessamento del Comune, della Parrocchia Santa Maria delle Grazie, di tutti quelli che concitatamente hanno lavorato affinché il Polittico tornasse al suo stato di primitivo splendore e , non in ultimo, grazie alle indispensabili mani degli esperti restauratori, tra qualche giorno, finalmente, assisteremo all’inaugurazione del “Polittico ritrovato”.
L’opera pittorica, conservata nella chiesa dell’Annunziata, adiacente alla Collegiata, presenta uno schema decorativo alquanto complesso. In essa, infatti, sono distinguibili due “momenti”, di cui il più antico è costituito dalle tre tavole centrali che componevano probabilmente un originario trittico di origine quattrocentesca e che raffigurano il tema dell’Annunciazione al centro e nei pannelli laterali San Pietro e San Giovanni Battista e uno più recente, a cui la data 1628 che si legge sulla base dell’intero complesso, fa riferimento. Questa parte più recente è costituita nella parte inferiore dalla rappresentazione del tema dell’Ultima Cena, nella parte superiore da Dio Padre in Gloria e dalla Madonna del Coronamento.
Inoltre, l’intero polittico è incorniciato da una struttura lignea intagliata, dorata e dipinta, di gusto chiaramente classicheggiante per la presenza di colonne scanalate con capitelli corinzi, del fregio della trabeazione, delle volute che collegano il tempietto del coronamento alla fascia sottostante. Circa l’origine del manufatto, in assenza di documenti certi, si possono avanzare soltanto supposizioni. E’ probabile che intorno al primo quarto del sec. XVII i membri della Confraternita Ave Gratia Plena, che avevano diritto di patronato sulla chiesa dell’Annunziata, essendo accresciuti in potenza e ricchezza, non accontentandosi più del primitivo e minuto trittico che faceva da pala d’altare , vollero ingrandirlo e arricchirlo affinché anch’esso divenisse testimone della loro raggiunta opulenza, emblema del senso di onore e della profonda fede religiosa di essi, proprietari committenti .
A opera ultimata, ci si rese conto che forse con l’ingrandimento s’era un po’ esagerato: difatti, la cornice risultò essere un tantino stretta per il catino absidale in cui ancora oggi è ospitata. Il polittico “ingrandito” dell’Annunziata certamente non rappresenta un unicum nel panorama dei dipinti che nel corso dei secoli hanno subito ridimensionamenti, ma di sicuro rappresenta un raro caso in cui la Madonna è presente due volte, in apparenza senza alcun legame. Tuttavia una possibile spiegazione sulla presenza “doppia” della Madonna ci sarebbe: la Vergine della parte antica del polittico risponderebbe a una chiara logica teologica ,proposta forse dalla stessa committenza( Dio Padre, rappresentato in alto, ha ideato di salvare l’umanità con l’Incarnazione del Figlio, attraverso l’invio dello Spirito Santo, mediante l’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria, strumento necessario e centrale della salvazione), mentre quella della parte superiore, appartenente alla parte recente dell’opera, sarebbe solo il simbolo della Confraternita committente.
La prospettiva dell’Annunciazione è intuitiva e non scientifica come si evince dalla pavimentazione e dall’inginocchiatoio-leggio della Madonna. La stessa prospettiva intuitiva o empirica, di origine fiamminga, utilizzata in Italia dai maggiori protorinascimentali come Cimabue e Giotto e che successivamente si è evoluta nella prospettiva geometrica rinascimentale. Elementi notevoli e originalissimi della raffigurazione sono rappresentati dall’arabesco del manto dell’angelo, dal bordo dello stesso e dal panno posto sull’inginocchiatoio della Madonna. Il trittico centrale è stato ascritto ad ambiente umbro vicino al Perugino e/o alla sua scuola. Secondo altri, invece, la tavola sarebbe da annoverarsi tra le opere di un ignoto artista napoletano di area fiamminga, cioè influenzato dagli esempi fiamminghi presenti a Napoli importati dal re Alfonso I d’Aragona. Le due figure delle tavole laterali presentano maggiore staticità e si stagliano su un fondo oro.
E’ interessante segnalare dei due Santi rappresentati la delicata punzonatura delle loro aureole, tipica caratteristica della tradizione tardo-gotica a cui l’intero trittico si rifà. Per la mia documentazione, la bibliografia cui maggiormente ho fatto riferimento per tutte le notizie di carattere storico-aristico è rappresentata dal saggio “Il Polittico dell’Annunziata” dello studioso Luigi Sodano, presente nel volume “Santa Maria delle Grazie, Insigne Collegiata in Marigliano” di Giovanni Rinaldi.
Nella foto il polittico durante i lavori di restauro
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