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Cronaca Loredana Monda 11 maggio 2010 23:32 Circa 3 minuti per leggerlo stampa
MARIGLIANO - In programma alla quinta sezione penale della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli, il 12 maggio 2010, la prima udienza per il processo che vede alla sbarra il ventisettenne Filippo Tomacchio di Marigliano. Il giovane è imputato per omicidio volontario, per detenzione illegale d’arma da fuoco (peraltro clandestina) e per ricettazione, con riferimento a fatti che si sono verificati, in città , in data 25 luglio 2009.
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Il giudice per le indagini preliminari Aldo Polizzi del Tribunale di Nola, ha accolto le richieste del pubblico ministero Francesca Sorvillo della Procura della Repubblica di Nola, che aveva coordinato le indagini svolte dai carabinieri della Compagnia di Nola (allÂ’epoca dei fatti al comando dellÂ’allora Capitano Gianluca Piasentin) e del Nucleo Investivo del Gruppo di Castello di Cisterna (agli ordini del Tenente Colonnello Fabio Cagnazzo e al comando del Tenente Colonnello Antonio Jannece).
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Il Gip ha disposto il giudizio immediato. Secondo l’impianto accusatorio Filippo Tomacchio avrebbe esploso un colpo di pistola - un’arma calibro 38, marca “Franchi - Llama - all’indirizzo dell’imprenditore trentacinquenne Ennio Tatangelo di Sora (Frosinone), ferendolo mortalmente al torace. Quel sabato del mese di luglio dell’anno scorso, la vittima si sarebbe recato - in compagnia dell’amico e concittadino trentenne S.F. - a casa dell’autotrasportatore Filippo Tomacchio. A quanto pare si sarebbe trattato di una visita a metà tra la cortesia e l’affare.
Secondo le dichiarazione rese agli inquirenti dall’accompagnatore di Tatangelo, i due uomini avrebbero, infatti, anche colto l’occasione per parlare un debito di modesta entità (pare di 5mila euro) che il mariglianese aveva contratto con il sorano. Si sarebbe trattato di un incontro dai toni amichevoli, durante il quale per scherzo Tomacchio avrebbe tirato fuori una pistola, puntata ancora scarica contro Tatangelo, giocando con cane e tamburo. Sempre secondo l’impianto accusatorio, nonostante i reiterati inviti della vittima a riporre la pistola nell’armadio in cui era custodita, Tomacchio avrebbe infilato un colpo nel tamburo, continuando ad armeggiare con fare scherzoso.
Accidentalmente sarebbe partito il colpo che avrebbe attinto mortalmente Tatangelo, subito caricato in auto e trasportato fuori al pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria della Pietà ” di Nola, dove sarebbe stato abbandonato, ritrovato - ormai primo di vita - dai sanitari del nosocomio che avrebbero informato i carabinieri, che avrebbero subito avviato le indagini del caso. Dai rilievi balistici effettuati, sarebbe stato evidenziato che il colpo sarebbe stato sparato da una distanza non brevissima (presumibilmente uno o due metri) e che avrebbe avuto una traiettoria rettilinea leggermente in discesa chiusa nella regione del cuore.
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In sede di convalida del fermo, scattato all’indomani dei primi riscontri delle indagini dei militari dell’Arma, Filippo Tomacchio ha risposto a tutte le domande del giudice per le indagini preliminari e ha chiarito: “Conoscevo Ennio da tantissimo tempo. Tra di noi c’era un’amicizia di lungo corso. Sono distrutto per l’accaduto. E’ stata una tragica fatalità ”. Nel processo ormai alle porte, l’imputato sarà difeso da due avvocati napoletani, la famiglia della vittima si costituirà parte civile.
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