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Cronaca Loredana Monda 01 novembre 2009 23:44 Circa 2 minuti per leggerlo stampa
NOLA - Non stupisce che nelle abitazioni di campagna utilizzate dai fratelli latitanti Pasquale, Salvatore e Carmine Russo siano state trovate armi e munizioni. Nessun boss, peraltro “primula rossa” di peso, si tiene disarmato. Una riflessione andrebbe, invece, fatta sul rinvenimento di altri oggetti che potrebbe aiutare ad entrare nel modo di boss della camorra, fatto d’infinite contraddizioni.
Nel casolare di Somma Vesuviana occupato da Salvatore Russo, (oltre a un mitra, due fucili e una pistola con relativi munizionamenti) in un cassetto, sono stati trovati piccoli foto ritratti dei suoi genitori, quasi a testimonianza dell’attaccamento agli affetti familiari di un uomo, che, con efferatezza, nel decretare e nel procurare la morte di qualcun altro non si è fatto scrupolo di colpirne indirettamente anche le famiglie. Nel casolare di Sirignano occupato da Pasquale e da Carmine Russo (oltre ad una pistola e ai relativi munizionamenti, nonché materiale per rilevare l’eventuale presenza di estranei e una parrucca per camuffarsi) c’erano immagini sacre, cd musicali e un libro. I due fratelli occupavano stanze diverse.
Le icone di Padre Pio e della Madonna di Montevergine, la foto di Giovanni Paolo II, così come “La camorra” del giornalista napoletano Gigi Di Fiore e tanti giornali che trattano la cronaca napoletana, erano in quella di Pasquale Russo. Potrebbero rimarcare un attaccamento alla religione da sempre messa in luce nelle storie di camorra e di mafia, nonché l’attenzione dei boss per quello che scrivono giornalisti e scrittori. Cosa esiste di più contradditorio di un uomo che si dice di fede ma si macchia di vari crimini, contravvenendo, non una ma mille volte, agli insegnanti di Nostro Signore e della Chiesa Cattolica?
Per il resto, le case usate, finite oppure no, somigliano a quelle di tanti altri. Sono arredate nello stesso modo. Hanno le stesse comodità. Hanno i frigo e le dispense piene di derrate. Al loro interno sono disseminati oggetti vari, effetti personali d’ogni genere. Quello che è stato trovato induce, insomma, a pensare che i boss vivano tra la ricerca della grazia di Dio e la violazione dei suoi comandamenti, tra normalità e anormalità, tra bene e male, da controllati e controllori, con denaro accumulato che non possono spendere e godersi come i poveri comuni mortali.
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